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Newsletter del 28 settembre 2007
sommario
Il nostro atteggiamento di fronte alle cose è a volte schizofrenico.
In un villaggio nei pressi di Lione è piovuto uno strano personaggio, che ha trasformato un'area in disuso in un singolare museo di opere all'aperto.
Chi lo ha visto, ne parla con stupore e divertimento. La prima impressione è di trovarsi in un luogo colpito da una catastrofe, sul quale si è insediata una colonia di sopravvissuti, con riti, simboli e manifestazioni propri.
La comunità locale ha mal digerito l'invadente e sciatta presenza e ne ha chiesto lo sgombero. In difesa del sito si sono schierati artisti, critici, intellettuali, appassionati d'arte di ogni paese. È stata avviata una petizione in favore della sua conservazione.
In contemporanea, la vicenda è approdata in ambito giudiziario, dove lo "strano personaggio" ha incassato il riconoscimento del sito come luogo di rilevanza artistica.
Ognuno dovrebbe prendersi una ventina di minuti e guardare il video da noi segnalato, che documenta la vicenda. Anche se è in francese, è molto interessante.
È probabile che tanti parteggeranno per Thierry Ehrmann e la sua combriccola artistica.
Ma qui vogliamo stimolare la riflessione e, chissà, anche far entrare in gioco la schizofrenia.
Proviamo a immedesimarci nei placidi cittadini per bene di St-Romain-au-Mont d'Or. Pensiamo alla nostra bella casetta, pulita, con il praticello in ordine, la macchina parcheggiata davanti, negli appositi spazi. Quale sarebbe il nostro atteggiamento se, poco alla volta, gli sorgesse accanto quel pachiderma apocalittico?
Ognuno covi la propria risposta.
Un tempo c'erano solo il legno, la pietra, la tela e il cuoio. Poi sono arrivati il mattone, il metallo, la carta e il vetro. A seguire, il cemento, la gomma e la plastica. E via via tutti gli altri, fino al silicio e al carbonio.
In noi, abituati agli oggetti finiti, i materiali di per sé non evocano emozioni particolari. Semmai, sono una gran scocciatura quando vanno separati per la raccolta differenziata dei rifiuti.
C'è, però, gente strana che accumula rottami e materiali vari, nella speranza che possano servire per qualche riparazione. E poi c'è qualche "squilibrato" che nei materiali riesce a vedere qualcosa di bello, di affascinante.
Nell'Europa del dopoguerra un manipolo di artisti ha messo alla prova la forza espressiva della materia. La loro è stata definita pittura materica, una delle principali manifestazioni dell'Informale. Guru di questa corrente è stato Alberto Burri.
Gli appassionati d'arte moderna conoscono Burri. Sanno bene che è stato uno dei più importanti artisti europei del dopoguerra. A caratterizzare le sue opere è la presenza di materiali particolari: catrame, tela di sacco, legno, ferro, plastica, caolino, cellotex. Anzi... Il materiale non solo è presente nell'opera, ma vi gioca un ruolo centrale.
Alberto Burri è protagonista di una bella mostra alla Fondazioni Magnani-Rocca di Traversetolo.

Su Artdreamguide puoi trovare la presentazione della mostra.
Un fatto scandaloso è avvenuto all'inizio del '900: la rottura con il passato! Colpevoli illustri furono Picasso e Braque. Questo il loro crimine: applicare frammenti di carta e altri materiali sulla tela.
Una volta infranto il monopolio dei colori ad olio e della tempera, l'uso di materiali insoliti è divenuto un reato comune. Comune al punto da passare in prescrizione.
Ci voleva, però, qualcuno che saggiasse a fondo i materiali. Che ne scoprisse le più intrinseche proprietà estetiche. Che mettesse i materiali al servizio della bellezza.
Questo qualcuno è stato Alberto Burri.
Catrame, tela di sacco, legno, ferro, plastica, caolino, cellotex... Nelle sue mani la materia non si è accontentata di conferire forza all'opera. Si è trasformata nell'opera stessa. Ha assunto dignità tale da dare perfino il titolo alle opere.
Burri ha concluso il suo percorso nel 1995. Ma sono molte le superstar dell'arte di oggi che gli devono qualcosa.

Su Artdreamguide puoi trovare un profilo di Alberto Burri, con la vita, l'attività artistica e le opere.
L'arte può andare a braccetto con la natura e la gastronomia?
Basta una gitarella alla Fondazione Magnani-Rocca, a Mamiano di Traversetolo (PR), per toccare con mano il suggestivo connubio.
Un'elegante villa in stile neoclassico. Capolavori di Dürer, Goya, Cézanne, Morandi e De Chirico. Tutt'attorno un grande parco, con alberi pregiati e sculture. Una produzione locale di parmigiano, prosciutto, lambrusco e altre ghiottonerie da gustare sul posto. Un ristorante di classe nella corte della villa.
Il tutto all'insegna di un grande amore per l'arte, l'armonia e il bello, che fu l'ideale di Luigi Magnani, il grande fondatore.

Per saperne di più, visita la pagina di Artdreamguide che presenta la Fondazione Magnani-Rocca.
Ad appiccicare un po' di tela di sacco, o a bruciacchiare qualche pezzo di legno non ci vuole molto. Ma se l'operazione non è fine a se stessa, ma mira a ottenere un effetto armonioso, le cose cambiano. Ne sapeva qualcosa Alberto Burri.
Burri era un artista rigoroso. A volte, persino pignolo. Lavorava tanto, e con grande lentezza. Provava e riprovava, finché il risultato non lo soddisfaceva del tutto. Per questo la produzione è scarsa. Tant'è vero che le opere in circolazione sono davvero poche. E quando sono in vendita, costano un occhio della testa.
Burri vendeva con il contagocce. Di ogni ciclo teneva qualche opera per sé. E siccome di alcuni periodi non ne aveva abbastanza, a un certo punto ne riacquistò diverse da collezionisti privati.
Nel 1978 Burri fece dono di un gruppo di opere a Città di Castello, sua città natale. La collezione venne allestita nell'antico Palazzo Albizzini. Nacque così la Fondazione Palazzo Albizzini, Collezione Burri. Nel 1990, cinque anni dopo la morte, la fondazione si è arricchita di una seconda donazione, comprendente anche alcuni degli ultimi grandi cicli dell'artista. Per accoglierli è stato ristrutturato il complesso degli ex-Seccatoi del Tabacco.
Oggi la Fondazione Palazzo Albizzini, Collezione Burri è il luogo più importante per conoscere l'opera del grande artista.

Su Artdreamguide puoi trovare un profilo della Fondazione Palazzo Albizzini, Collezione Burri di Città di Castello.
Un tempo la scultura era la branca dell'arte che ricavava forme dalla pietra e dall'argilla, mentre la pittura creava immagini con i colori. Plasticità e tridimensionalità, contrapposte a bidimensionalità.
Per secoli, scultura e pittura hanno mantenuto le loro prerogative, finché a sconvolgere gli schemi è arrivato il '900.
Pittori come Picasso e Braque hanno cominciato a incollare carta e altre cose sulla tela. Burri ha applicato catrame, juta, ferro, legno, conferendo plasticità ai suoi quadri. Rauschenberg ha assemblato sulla tela oggetti e materiali di scarto, permettendo al quadro di invadere fisicamente lo spazio.
Sotto questi colpi, la bidimensionalità della pittura è andata a farsi benedire. E con essa lo scarto tradizionale tra pittura e scultura.
A esprimere in modo problematico questa ambiguità è il lavoro di Lucio Fontana.
Nato come scultore, ha fatto sculture in materiali tradizionali. Poi, è divenuto "spazialista", e ha imbracciato la tela e i colori.
Basta il fatto che certe opere siano da parete e altre da piedestallo per definirle rispettivamente "quadro" e "scultura"? Se la risposta è sì, allora Fontana potrebbe essere definito "scultore" all'inizio e "pittore" in seguito. Ma se si guarda alla plasticità di un'opera, alla sua tridimensionalità, forse anche i quadri con i "tagli" hanno molto della scultura.
A Mantova è aperta una mostra dedicata a "Lucio Fontana scultore". Argomento sono le sculture in terracotta, ceramica, bronzo, ecc. I materiali tipici della scultura, insomma. Ma alla luce di quanto detto sopra, vien da chiedersi se Fontana scultore non lo sia stato sempre...

Su Artdreamguide puoi trovare una descrizione della mostra.
Alberto Burri è stato, con il francese Jean Fautrier e lo spagnolo Antoni Tàpies, l'interprete principale della corrente materica dell'Informale.
Ma cosa sono l'Informale e la pittura materica?
Con il suo seguito di lutti e devastazioni, la seconda guerra mondiale inflisse ferite difficili da guarire. Gli artisti vissero allora una condizione di profonda crisi. La guerra aveva minato la loro fiducia nella capacità dell'uomo di dominare i suoi istinti irrazionali, di essere autore di autentico progresso.
Avendo negli occhi il terrore e la sofferenza della gente, l'artista del dopoguerra non poteva continuare a riempire le tele con vasi di fiori o rigorose composizioni astratte. Non se la sentiva di raccontare i sogni e gli incubi della borghesia (come i surrealisti).
Era più urgente raccontare le ansie, il desiderio di esistere. Era importante cercare di arrivare nel profondo della natura umana, di comprenderla.
Per assolvere a compiti così impegnativi ogni forma tradizionale era insufficiente. Meglio lasciar parlare forze più primitive, e per questo più efficaci: l'istinto, la propria energia motoria, la materia. Sono questi alcuni degli aspetti che caratterizzano il vasto fenomeno denominato "Informale".

Su Artdreamguide puoi trovare una presentazione della pittura materica e dell'Informale.
Capita di leggere che l'arte è il modo migliore per far conoscere la vita del proprio tempo agli uomini del futuro.
Gurdando all'arte del passato, questo può valere in qualche caso. Ad esempio, la pittura olandese del '600, gli impressionisti. In altri molto meno. Si pensi ai quadri a soggetto religioso o mitologico.
Lo scopo principale dell'arte non è raccontare la vita di tutti i giorni, ma cose più profonde. Di una determinata epoca trasmette le correnti di pensiero, i sentimenti, le visioni del mondo. Parla dell'amore e della morte, dell'anelito di assoluto e della violenza del quotidiano, del sublime e della solitudine, dell'ingiustizia sociale e del rigore della forma, della resa oggettiva della realtà e dell'energia dell'inconscio, dell'armonia della natura e della rude bellezza dei materiali. Temi senza tempo, che si rincorrono e si intersecano attraverso le epoche, evolvendosi e arricchendosi grazie a scoperte, invenzioni, nuove teorie, nuove problematiche.
Capita quindi che, accostando oggetti di epoche diverse, questi mostrino singolari analogie. Quasi come se fossero dello stesso tempo. Qualche esempio?
Basta visitare Artempo a Palazzo Fortuny di Venezia, un intrigante itinerario attraverso un "paese delle meraviglie" che vede accostati oggetti disparati di epoche diverse.

Su Artdreamguide puoi trovare i dettagli sulla mostra.
La vocazione dell'artista è creare. Cercare di dare forma a un'idea dovrebbe essere il suo sforzo principale. Per il resto, quando l'opera è nata, dovrebbe circolare con facilità.
Purtroppo, per un artista far conoscere il proprio lavoro non è così semplice.
L'avvento di Internet ha ampliato gli orizzonti.
Molti artisti vi hanno intravisto una nuova opportunità da sfruttare. Alcuni segnalano il proprio lavoro all'interno di grandi siti. Altri creano il proprio sito web personale, con biografia, curriculum di mostre, immagini di opere e quant'altro. In tutti c'è la speranza di diffondere su ampia scala il proprio nome e la propria produzione.
Ma il web, come si sa, è sterminato. Così, capita spesso che una presenza su Internet si perda, non abbia riscontri.
Che fare, allora?
Una cosa molto semplice... Fare in modo che altri siti indirizzino gli utenti verso il proprio sito web mediante links.
Ma attenzione! Non serve a niente farsi linkare da chicchesia.
Occorre che i links verso il proprio sito si trovino su siti importanti e di grande traffico. 3 o 4 links su siti di questo tipo ottengono risultati migliori di centinaia piazzati dove capita.
Per rispondere a questa esigenza Artdreamguide offre un servizio apposito agli artisti che dispongono di un sito web personale.

Per conoscere il servizio e vedere qualche esempio visita la pagina Links a siti web personali di artisti di oggi su Artdreamguide.
In tanti considerano Thierry Ehrmann un matto, o quantomeno un eccentrico.
Francese, milionario, fondatore del Serveur Group e di Artprice, lui si considera prima di tutto artista. Il suo spirito visionario si è dispiegato in tutta la sua creatività virulenta a St-Romain-au-Mont d'Or, piccolo villaggio nella periferia benestante di Lione. Qui ha preso possesso del Domaine de la Source, un vasto complesso di edifici degradati, trasformandolo nel teatro della sua grande utopia.
Ha cominciato nel 1999, realizzando personalmente vari interventi artistici. Quindi, ha invitato altri artisti a lasciarvi il proprio segno, Ben Vautier tra i primi.
Parallelamente, Ehrmann ha fatto adattare alcuni spazi in modo da ospitare gli archivi e gli uffici delle sue attività economiche: siti internet e archivi di tipo legale, la gigantesca banca dati di Artprice. Tutto questo, senza snaturare la fisionomia del luogo.
L'operazione è stata chiamata La Demeure du Chaos (La dimora del chaos). È un enorme guazzabuglio di costruzioni diroccate, relitti postmoderni, architetture cibernetiche, animato da uno spirito romantico, fantasioso e vitale. Uno scenario apocalittico dal fascino esoterico.
A vederlo si rimane stupefatti. Non così i cittadini del luogo, che non ne possono più di quella strana astronave, atterrata nel mezzo della loro quiete piccolo-borghese. Nel 2004 il Comune ha emesso un'ordinanza di demolizione. Contro di essa Ehrmann si è appellato in giudizio, ottenendo il riconoscimento del sito come opera d'arte e la revoca del provvedimento.
La querelle non si è ancora conclusa. Nel 2006, la rete televisiva France 2 ha dedicato un ampio servizio a La Demeure du Chaos e alla sua vicenda. Dura circa 20 minuti ed è in francese. Ma è davvero interessante.

Anche se non capisci il francese non perderti il video di La Demeure du Chaos
- La Albertina di Vienna ha ricevuto due importanti collezioni d'arte private in deposito permanente. La prima è quella di Herbert Batliner, con opere dall'Impressionismo alla fine del '900. La seconda è quella di Eva e Mathias Forberg, che spazia da Klee, Kandinsky e Feininger a importanti autori di fine '900. L'acquisizione cambia la natura del museo, sorto come grande raccolta di disegni e grafica.

- Sabato 6 ottobre si terrà la sesta edizione di "Invito a Palazzo". Dalle 10 alle 19, 55 banche italiane aderenti all'ABI apriranno al pubblico 110 splendidi edifici con le loro collezioni di arredi, oggetti e opere d'arte. Per informazioni si può contattare l'Ufficio Stampa ABI (tel. 06-6767990) o consultare il sito dell'Associazione.

- Dal 6 al 9 settembre si è tenuta a Shangai la prima edizione di ShContemporary, fiera d'arte contemporanea. A organizzarla sono stati il gallerista svizzero Pierre Huber, il creatore di ArtBasel Miami Beach Lorenzo Rudolf, e Bologna Fiere Spa. A fare la parte del leone sono state le gallerie cinesi e asiatiche. Buona la presenza di quelle occidentali, tra cui cinque italiane.

- Il 19 luglio scorso, alla mostra della Collection Lambert di Avignone, è stata danneggiata un'opera dell'artista americano Cy Twombly. Dopo essersi passata il rossetto sulle labbra, una visitatrice ha baciato una delle tele esposte. Il valore dell'opera è stimato intorno ai 2 milioni di dollari. Restano per ora sconosciute le ragioni che hanno spinto al gesto.
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