Edvard Munch
Attività artistica di Edvard Munch.
Il Grido e il pessimismo munchiano (1892-1900)
Nel 1892 ha luogo la personale di Edvard Munch presso il Künstlerverein di Berlino.
La mostra viene chiusa d'autorità dopo pochi giorni. Munch ne è scosso. Ma l'oltraggio di fatto si traduce per lui in un evento favorevole. Il suo lavoro riscuote vasti consensi in tutta quella parte della cultura tedesca che non si riconosce nella cultura accademica ufficiale.
Munch diventa in breve il simbolo della reazione alla cultura aristocratica e di regime, la bandiera della secessione. Per artisti come Max Liebermann, Max Slevogt e Lovis Corinth rappresenta una sorta di mito e nume tutelare.
Il rapporto con August Strindberg e gli ambienti d'avanguardia porta Munch ad accostarsi al simbolismo e alla filosofia di Nietzsche. In questa fase è attratto anche dalla magia e dal ritmo delle opere di Böklin, che ha modo di ammirare in Germania.
Ormai lontano dall'idea dell'arte come rappresentazione della realtà naturale, Munch si propone di rendere in pittura l'essere umano che "sente, soffre e ama".
Il pessimismo munchiano tocca il suo culmine rappresentativo in Disperazione (1892), e soprattutto ne Il Grido del 1893, considerato l'emblema del disagio esistenziale.
Trasfigurata dal dolore, la figura in primo piano grida al mondo la sua angoscia e la sua disperazione. L'urlo invade l'ambiente circostante, ne sovverte le linee e i colori. Nessuno, però, sembra udirlo o può rispondere. Su tutto aleggia un senso di morte e la consapevolezza del male di vivere.
Nel 1893 Munch intraprende anche la stesura del Fregio della vita, emblema del destino dell'uomo. L'opera, "in progress", è composta di più parti. L'artista non la considerò mai conclusa perché la vita, l'amore e la morte possono essere spunto per infinite rappresentazioni.