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Il Musée du Luxembourg apre la stagione espositiva con una grande mostra dedicata ad Amedeo Modigliani (1884-1920), l'artista livornese che, suggestionato dall'arte francese di fine '800, a partire dal 1906 decide di andare a vivere a Parigi.
Per qualche anno abita a Montmartre, che a quei tempi ha ancora l'aspetto di un paesino di campagna, fatto di case modeste e orti, caffè e trattorie. La gente è calorosa e gli alloggi economici. Questo basta perché la "Butte" diventi il luogo di elezione di alcuni artisti di belle speranze: Pablo Picasso, André Derain, Raoul Dufy, Georges Braque, Juan Gris, Maurice de Vlaminck ecc. Modigliani è uno di loro. Giovane e malato si lascia andare alle droghe e all'alcool, vive una vita dissoluta e "bohemienne". Il suo stile è ancora incerto, realizza disegni e nudi di donne di impronta verista, cui non è estranea la lezione di Cézanne.
Nel 1909 si avvertono i primi sintomi di un cambiamento, di una personalità più matura. Le figure cominciano ad allungarsi e i toni si fanno più caldi. Questa fase è ben rappresentata in mostra da Le joueur de violoncelle, una delle prove più riuscite del periodo.
In questi anni Modigliani si trasferisce a Montparnasse, dove frequenta Constantin Brancusi. Da questa amicizia prende il via la breve e felice parentesi scultorea dell'artista. Nascono le cariatidi e le teste di donna, frutto di una ricerca che si riconnette all'arte primitiva.
È la salute a decidere per lui. Nel 1914, Modigliani è costretto a lasciare la scultura e riprende a dipingere. È il momento dei ritratti. Col suo pennello tormentato immortala pittori e personaggi dell'epoca, amici personali (Moïse Kisling, Chaïm Soutine, Paul Guillaume, che è il suo principale mercante, Pierre Reverdy, Max Jacob, Léopold Zborowski) e compagne di vita (Béatrice Hastings, Jeanne Hébuterne).
Difficile trovare l'ombra di un sorriso, gli sguardi sono gravi e malinconici, ma le linee sinuose e le figure allungate. Di grande intereresse sono soprattutto i sensuali nudi di donna (Nu assis, Le Nu au Collier, Nu sur un coussin), che l'artista realizza a partire dal 1916 e che molto devono a Matisse e Picasso per linearità.
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Degli ultimi anni di Modigliani, la mostra presenta alcuni paesaggi e importanti dipinti, tra cui l'Autoportrait del Museo d'Arte Contemporanea di San Paolo, diversi ritratti di Jeanne Hébuterne e la Maternité del Centre Pompidou.
La rassegna, curata da Sylvestre Verger e Marc Restellini, ha pescato a piene mani nei capolavori di Modigliani, dipinti, disegni e sculture, e si prospetta come una delle mostre più esaustive mai realizzate su questo grande artista del '900. Il titolo della mostra, "un angelo dal volto grave", si rifa a una frase che Modigliani scrisse su una lettera del 1913 all'amico Paul Alexandre, che dal 1907 era tra i suoi più fedeli estimatori. Può sembrare strano, ma parlava della felicità. |