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In mostra le opere degli ultimi 10 anni di vita di Jean Dubuffet (1901-1985), l'artista che si è fatto affascinare dalla produzione artistica dei bambini, dei malati di mente e dei popoli primitivi coniando il termine "Art Brut".
Le sue serie delle "Mires" e dei "Non Lieux" sembrano precorrere con le loro pennellate fluide e spontanee l'arte dei graffitisti, americani e non. A loro è dedicata la seconda parte di questa rassegna, che vede schierati in primo luogo Jean-Michel Basquiat, Keith Haring, James Brown, Donald Baechler, Futura Duemila e Kenny Scharf.
Autori di un graffitismo urbano di protesta ma comunque legato alla società dei consumi, da cui riprendono soluzioni grafiche e immagini, questi artisti riescono a trasformare una pratica "selvaggia" e spesso malvista, in un raffinato codice estetico, capace di conquistare pubblico e critica. Ma soprattutto i giovani, che cercano di imitarli imbrattando e colorando i muri delle città per manifestare la loro rabbia o per semplice divertimento. Una passione che può anche rivelarsi pericolosa e avere risvolti drammatici, come dimostrano recenti fatti di cronaca.
L'ultima parte della mostra si propone come "laboratorio esemplare", animato da 10 giovani artisti di diversa provenienza geografica: Maurizio Cannavacciuolo, Michele Chiossi, Rossana Campo, Monica Cuoghi e Claudio Corsello, Pascal Broccolichi, Marc Chevalier, Stephan Hirsig, Jay Wilson, Santiago Cucullu ed Erik Parker. A loro il compito di dimostrare come un intervento originale e creativo possa rivitalizzare i centri urbani e gli spazi pubblici e debba quindi trovare sostegno nelle Amministrazioni. |