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La GAMeC di Bergamo tiene a battesimo la più grande rassegna mai realizzata sull'arte astratta sudamericana degli anni '40 e '50. Un periodo di grande fermento creativo, che ha un precedente nelle sperimentazioni degli anni '20 e '30, maturate a contatto con le esperienze europee.
Il viaggio di studio all'estero non è infatti prerogativa degli artisti nordamericani. A inizio  '900, molti artisti del sud, e molti argentini, si recano in Europa per completare la loro formazione e conoscere le ultime proposte degli ambienti d'avanguardia. Una volta tornati in patria, alimentano il dibattito culturale e artistico dando vita a nuove ricerche e sperimentazioni.
A partire dagli anni '20 Buenos Aires è al centro del dibattito culturale argentino. Xul Solar, Emilio Pettoruti, Jorge Luis Borges e il musicista Juan Carlos Paz fondano riviste d'avanguardia aperte alle diverse arti. Si chiamano "Proa" (1922), "La Campana de Palo", "Sur" (1931). Il Futurismo è di casa, e anche gli scritti di Marinetti. Ai progetti di architettura e rinnovamento urbanistico, che vedono all'opera anche Le Corbusier, si affiancano i primi esperimenti di arte astratta e concreta.
Uno dei primi a tentare la via dell'astrazione è Emilio Pettoruti, che ha vissuto in Italia per un certo periodo e mostra delle consonanze con le opere futuriste di Balla (Forze centrifughe, 1914). Diverso è il percorso di Antonio Sibellino, che sembra più vicino alla poetica di Klee (Tapiz, 1918), col quale condivide l'interesse per l'acquerello.
Ricerche astratte sono portate avanti anche da Juan del Prete e Joaquín Torres García, che si sono formati a Parigi. Il primo, che è anche pittore, negli anni '30 realizza alcune sculture in metallo che mostrano affinità con le ricerche di Fontana (Scultura astratta, 1934) e preludono alle opere più tarde di Enio Lommi (Encuentros de lineas en el espacio, 1946); il secondo, legato al gruppo francese Cercle et Carré, richiama Mondrian, di cui ripropone la griglia astratta basata su linee verticali e orizzontali (Composición tubolar, 1938). |
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Nel 1945, Tomás Maldonado, fonda l'Asociación Arte Concreto-Invención (AACI), che si interessa all'aspetto formale dell'opera d'arte seguendo le indicazioni degli astrattisti geometrici europei. Fonda anche una nuova rivista, "Nueva Visión". Del gruppo fanno parte Manuel Espinosa, Alfredo Hlito, Raul Lozza, Oscar Nuñez, Virgilio Villalba (Composición horizontal, 1949), Juan Melé, Lidy Prati (Sin titulo, 1945) e Gregorio Vardágena.
Secondo le indicazioni del Manifiesto Invencionista non bisogna "né cercare, né trovare, ma inventare". La funzione estetica sta alla base di tutto e può anche contrastare il "buon gusto".
Le discussioni teoriche trovano riscontro nelle riviste. A "Removedor", dove Joaquín Torres García diffonde, a partire dagli anni '40, le teorie dell'Universalismo Costruttivo, fanno seguito "Arturo" (1944) e "Arte Madí Universale", punto di riferimento del nuovo movimento di Gyula Kosice e Carmelo Arden Quin, fondato nel 1946.
"Arturo" e il gruppo Madí rivendicano il ruolo della fantasia contrastando il rigore dell'arte concreta internazionale. Propendono per le sculture mobili e articolate, per i quadri di formato irregolare, si interessano ai materiali industriali. Le loro indicazioni si concretizzano nelle opere di Gyula Kosice (Escultura articulada, 1946), Rhod Rothfuss (Composición Madí, 1946), Carmelo Arden Quin (Escultura blanca, 1946), Antonio Llorens (Planos y colores, 1490), Rodolfo Uricchio (Escultura móvil, 1950).
È in questo contesto vivace e produttivo che si innesta l'esperienza artistica di Lucio Fontana, argentino di nascita ma italiano per formazione, che, nel 1940, decide di tornare a vivere a Buenos Aires.
Anche se negli anni precedenti si è avvicinato all'astrattismo lombardo e al gruppo parigino Abstraction-Création, nei primi anni del suo soggiorno argentino Fontana si occupa d'altro. Torna alla scultura figurativa, sia pure espressionista e "barocca".
Si lega agli ambienti d'avanguardia soltanto più tardi, nel 1946, quando organizza, con Jorge Rornero Brest e Jorge Larco, la scuola di arti plastiche Altamira, che diventa punto di incontro dei giovani artisti del gruppo Madí.
È sulla base del suo segno libero, vitalistico, lontano dalle scelte geometriche concretiste, che prendono il via nuove ricerche e sperimentazioni e nasce il Manifiesto Blanco (1946), che segna l'inizio dello spazialismo.
I firmatari del documento invitano a un nuovo rapporto con gli elementi primari - materia, colore, suono - e a una rivalutazione del subconscio come fondamento dell'esperienza artistica.
Nel 1947 nasce il Perceptismo di Raul Lozza, che si distingue dagli altri movimenti per il piano-colore e il superamento delle contraddizioni tra forma e contenuto.
Per un certo periodo sembra che le ricerche dei diversi gruppi (AACI, Madí, Perceptismo) convergano nell'interesse per le forme insolite e la pittura a sagoma ritagliata. In seguito Maldonado (Estructura ascendente, 1949; Theme over red, 1952) e Hlito (Ritmos cromáticos III, 1949), considerati i principali esponenti dell'arte astratta argentina, ritornano ai formati tradizionali puntando la loro ricerca in direzione ottico-percettiva.
È nelle opere di questi anni che l'astrazione raggiunge gli esiti più maturi e raffinati, anche se gli anni '40 si distinguono per originalità.
La mostra, realizzata in collaborazione con la Fundación Proa di Buenos Aires, è curata da Marcelo E. Pacheco ed Enrico Crispolti.
Un'ampia documentazione storica e artistica racconta la profonda trasformazione socio-culturale che il Sudamerica sperimenta in quegli anni, cruciali per la sua apertura alla modernità. |