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L'Italia sembrava averlo dimenticato, ma ora le sale di Palazzo Venezia ospitano un'ampia retrospettiva su Afro Basaldella (1912-1976), uno dei protagonisti del '900 italiano. Un "maestro del colore", che è più facile vedere nelle gallerie che nei musei.
La rassegna prende le mosse dalla mostra allestita all'Institut Mathildenhöhe di Darmstadt nel 2002 e ripercorre in 130 opere l'intero percorso creativo di Afro, dagli esordi all'astrattismo, ponendo l'accento sul periodo americano, che lo ha portato a incontrarsi con importanti artisti d'Oltreoceano, Kline e De Kooning sopra tutti.
L'emozione segue il filo del colore. Caldo e dorato nei paesaggi della Scuola Romana, più scosso e fremente nei lavori della maturità, quando Afro si avvicina all'informale e all'espressionismo astratto.
Con uno stravolgimento cronologico che la dice lunga sul valore delle opere di Afro, la mostra di Palazzo Venezia parte dalle opere del dopoguerra, permeate da una forte influenza cubista, per esplodere in una vera e propria apoteosi di colore a partire dagli anni '50. Poco spazio viene dato alle opere di formazione dell'artista, relegate a fine percorso. In una sala dove la maggior attrazione, dopo ciò che si è visto, resta quella del video che mostra l'artista al lavoro e racconta il cammino artistico di Afro, tutto in crescendo.
La mostra è curata da Gianni Mercurio in collaborazione con l'Archivio Afro, diretto da Mario Graziani. Le testimonianze fotografiche della vita privata e artistica di Afro si devono agli scatti di Irvin Penn, Milton Gendel, Arnold Newmann, Italo Zannier, Silvio Maria Buiatti. |