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Chen Zhen. Un artista tra Oriente e Occidente

28 febbraio - 18 maggio 2003

PAC - Padiglione d'arte Contemporanea
Via Palestro 14, Milano
Tel. 02-783330
Orari: 9:30-19, gio 9:30-22, lunedì chiuso

Con la mostra dedicata a Chen Zhen, uno degli artisti di maggior spicco degli ultimi anni, il PAC approfondisce la sua vocazione nel campo dell'arte contemporanea avvalendosi della consulenza di un critico di spessore internazionale, Jean-Hubert Martin, esperto di culture extraeuropee e attuale direttore del Museum Kunst Palast di Düsseldorf. Nonché consulente artistico di un museo milanese che ancora non c'è. Quel Museo del Presente alla Bovisa, la cui inaugurazione era stata fissata per la fine del 2002, ma di cui si sono perse le tracce.

Chen Zhen, nato a Shanghai nel 1955, si forma nel clima della Rivoluzione culturale. Nel 1986 lascia la Cina "per abbracciare il mondo intero". La prima tappa di questo suo vagabondaggio lo porta a Parigi, ma il suo viaggio tocca, poco a poco, tutti i continenti, per incontrare nuove culture e dare compiutezza al concetto di "transesperienza". Un elemento chiave del suo lavoro, che vuole essere una sintesi tra passato e presente, tra le sue radici orientali e il pensiero occidentale. Segno di una globalizzazione possibile e, al tempo stesso, lontana da rischi di omologazione o dominio culturale.
L'opera d'arte riveste in questo un'importanza fondamentale. Secondo Chen Zhen porta infatti con sé un "eterno malinteso", che è tutt'altro che negativo in quanto apertura di senso, punto di partenza per uno scambio proficuo di pensieri ed esperienze in un mondo che vive quotidianamente in equilibrio precario, oscillando senza sosta tra ostilità e necessità di dialogo.

Inizialmente orientato sulla pittura, nel 1990 Chen Zhen si avvicina al mondo delle installazioni di medie e grandi dimensioni assemblando oggetti di varia provenienza (letti, sedie, tavoli, culle), che priva della funzione originaria. Il motivo è semplice. Si è accorto che l'uso di un linguaggio ambiguo e metaforico ha un'efficacia straordinaria perché invita a cercare nuovi significati.
Anche il contesto riveste un'enorme importanza nel suo lavoro. E Chen Zhen non esista a modificare opere già compiute per adeguarle concettualmente alla cultura del posto in cui espone. A suo modo di vedere, un luogo "non è semplicemente uno spazio dove lavorare, ma un tipo di vita".
In quest'otttica, negli ultimi anni realizza diversi progetti coinvolgendo le popolazioni locali: i bambini di Salvador de Bahia (Beyond the Vulnerability, 1999-2000), i neri dei quartieri poveri di Houston, gli "shakers" del Maine.

Le opere esposte al PAC, installazioni e disegni, appartengono agli ultimi 10 anni della sua vita e sono permeate da una forte carica simbolica. Molte si legano all'esperienza della malattia, che ha accompagnato i suoi ultimi anni e, nel 2000, lo ha portato alla morte. Se i primi lavori sembrano indicare ancora un tentativo di ribellione, la possibilità di una salvezza, legata a un improbabile trapianto di pezzi meccanici (Find Reincarnation in Another's Corpse, 1992) o all'ultimo grido di chi non vuole essere dimenticato (Un-Interrupted Voice, 1998), le opere degli ultimi anni sono più liriche e pacate. Non c'è il dramma, ma il tentativo di dare voce a una nuova "esperienza", di mettere in risalto la bellezza del corpo, le sue forme plastiche, la sua estrema fragilità (Chrystal Landscape of Inner Body, 2000). Di comporre ancora una volta gli opposti, di cercare un dialogo tra la vita e la morte (Lumière Innocente, 2000), tra la pace e la quiete di un giardino zen e la cruda realtà di un'operazione chirurgica (Zen Garden, 2000).

La ricerca di un punto di incontro segna anche le opere politiche, come Round Table, realizzata nel 1995 per il Palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra, e riproposta, in seguito, in altre varianti e contesti (Round Table - Side by Side, 1997). È tuttavia evidente quanto sia difficile instaurare un dialogo tra diverse culture. Non a caso le sedie, provenienti dai più disparati posti del globo sono incollate al tavolo e non permettono a nessuno di sedersi e discutere. Solo l'opera d'arte, denunciando questa realtà, questo "eterno malinteso", diventa punto di partenza per un cambiamento, per la tanto auspicata apertura all'altro, che è il filo conduttore di tutta l'esperienza artistica di Chen Zhen e il suo lascito spirituale.

Alla mostra sono abbinate attività didattiche, visite guidate e la manifestazione "Appuntamenti contemporanei", che prevede visite alle gallerie d'arte, incontri con critici e artisti, spettacoli.


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