Mostre di arte moderna e contemporanea
Frida Kahlo
9 ottobre 2003 - 8 febbraio 2004
Palazzo della Permanente
Via Turati 34, Milano
Tel. 02-6599803
Orari: 10-20, lun 13-20, mar e gio 10-23
Si è aperta in questi giorni la prima grande retrospettiva italiana dedicata a Frida Kahlo. Un'artista difficile da inquadrare, che alcuni hanno catalogato, a torto, come surrealista. In realtà, a parte alcune affinità stilistiche, non lo era affatto. Come ha fatto notare la stessa Kahlo, che non amava essere etichettata, non poteva essere surrealista perché non aveva mai dipinto sogni, ma la sua realtà.
La mostra è stata possibile grazie al prestito delle opere del Museo Dolores Olmedo Patiño di Città del Messico, che conserva il maggior numero di lavori dell'artista.
Alle opere si accompagna un ricco corpus fotografico, che testimonia le principali tappe dell'esistenza di Frida Kahlo, che è stata un personaggio importante nella vita artistica e politica del suo Paese e ha conosciuto molte personalità di rilievo. Basti pensare a Trotsky, che i coniugi Rivera ospitarono nella loro casa, la celebre Casa Azul, durante il periodo d'esilio.
Come ricorda Martha Zamora, storica dell'arte e principale studiosa dell'artista, Frida ha aperto grandi prospettive all'arte latino-americana. Le sue quotazioni d'asta sono altissime e le sue opere, che sono molto rare, valgono intorno ai 5 milioni di dollari, un vero record per un artista messicano e soprattutto per una donna.
Le opere in mostra sono 22 e in buona parte riflettono, con simboli e segni, la drammatica esperienza dell'incidente subito in gioventù, che ha condizionato tutta la vita di Frida, senza peraltro porre un freno alla sua esuberanza e alla sua voglia di vivere.
Tra gli estimatori delle opere di Frida Kahlo si ricordano Picasso, Breton, Kandinsky e soprattutto il marito, il grande muralista messicano Diego Rivera, che nel 1938, in una lettera, definisce il lavoro di Frida "acido e tenero, duro come l'acciaio e delicato e fine come l'ala di una farfalla, adorabile come un sorriso, profondo e crudele come l'amarezza del vivere".
Forse parla anche di lei, la donna dolce e forte, adorabile e temeraria con cui ha avuto una turbolenta relazione. Una donna non facile, che ha saputo domare la vita e convivere coi suoi dolori e che, nel 1953, dopo l'amputazione alla gamba, ha avuto la forza di scrivere: "Piedi perché li voglio, se ho ali per volare?".
Le sue ali, il suo rifugio erano la pittura a cui ha affidato le sue amarezze e le sue paure. Per vivere con passione e determinazione la vita non facile che il destino aveva deciso per lei.
Tra le sorprese di questa mostra, che raccoglie alcune delle opere più famose dell'artista (Ospedale Henry Ford, 1932; Qualche piccola punzecchiatura, 1935; La colonna spezzata, 1944), va ricordato un piccolo lavoro su carta pergamena, Senza titolo, senza data (Cuore, cactus ed embrione), appena acquistato dal Museo Dolores Olmedo Patiño e mai esposto al pubblico, che racchiude tutti gli amori e i dolori della sua vita, l'amato Messico e i figli mai nati.
La rassegna è curata da Achille Bonito Oliva in collaborazione con Vincenzo Sanfo.