Mostre di arte moderna e contemporanea

Georges Mathieu, retrospettiva

12 settembre - 15 novembre 2003

Galleria del Credito Valtellinese - Refettorio delle Stelline
Corso Magenta 59, Milano
Tel. 02-48008015
Orari: 10-19, sab-dom e fest chiuso

La Galleria del Credito Valtellinese presenta al pubblico la più importante retrospettiva italiana dedicata a Georges Mathieu, uno dei principali artisti francesi del dopoguerra, esponente di punta dell'informale gestuale. La mostra è promossa dalla Galerie Nationale du Jeu de Paume di Parigi, che ha esposto queste opere nel 2002.

I numerosi dipinti in mostra, principalmente oli su tela, illustrano il percorso artistico di Mathieu dal 1946 al 1991. Si tratta di opere astratte, realizzate con grande libertà segnica e gestuale, senza alcun riferimento alla pittura precedente e a regole compositive. Sono lavori stesi di getto, sotto la spinta dell'emozione, con un coinvolgimento corporeo totale. Un modo di operare che ha portato spesso l'artista alla realizzazione di vere e proprie performance, dove costruiva i suoi dipinti in una sorta di trance, sotto gli occhi di un pubblico catturato dalla sua energia.

Se i primi lavori mostrano ancora delle affinità con Wols e Fautrier per i riferimenti organici (Déséntegration, 1946; Acognition, 1947), i successivi (Hommage à Luis XI, 1950; Hommage Hérétique, 1951) se ne discostano perché dal magma pittorico emerge sempre più prepotentemente un segno, che non trova riferimenti nella realtà ma solo nella personalità dell'artista.
Come dice anche Mathieu, in queste opere il segno precede il significato. È il risultato di un'urgenza espressiva, di un'esperienza esistenziale, di un automatismo fisico. Gesto e traccia sono tutt'uno, si esauriscono nella velocità di un istante. Sono emozione pura, libertà sognante, attività mistica vicina allo Zen, intima e fremente calligrafia.
Perché questo sia possibile, Mathieu cambia i formati dei suoi dipinti, che diventano più ampi, e anche il modo di stendere il colore, che viene affidato alla spatola, alle sgocciolature, a tubetti spremuti direttamente sulla tela. Anticipando in questo le soluzioni che di lì a poco avrebbe adottato Pollock.
Gli anni '60 sono segnati da un'esplosione dei colori (Le Grand Dauphin, 1960; Hommage à Laurent Le Magnifique, 1968). I segni dilagano sulla tela acquistando piacevolezza e perdendo intensità. Diventano più decorativi e meno impegnati. Sono esuberanti e gioiosi. Più tardi i colori ritornano cupi e i segni prendono a diradarsi, riflettono lo smarrimento di un'epoca piena di contrasti.
Negli anni '90, l'olio viene sostituito dalle resine e i fondi si aprono su squarci infiniti (L'Idole ribelle, 1990). Nel Complainte silencieuse des enfants de Bogota face aux commandos de la mort (1989), con il quale si chiude la rassegna, il fondo torna grumoso come nei quadri degli anni '40. Il colore, tra rosso e mattone, richiama quello del sangue. I segni sono convulsi, aggrovigliati, tesi, come le nostre viscere all'idea di tanto orrore.

Oltre che come artista, Mathieu ha grande importanza anche per i suoi contributi teorici (La liberté c'est le vide, 1948; Déclaration aux peintres d'avant-garde américains, 1952; Pour une désaliénation de l'art, 1961; Au-delà du tachisme, 1963) e per il ruolo svolto nello scambio di esperienze con i pittori della Scuola di New York.
Nel 1947 si fa promotore dell'"Abstraction Lyrique", nata in contrapposizione al dilagante astrattismo geometrico, e presenta alla Galerie Montparnasse una selezione di artisti americani (de Kooning, Gorky, Pollock, Reinhardt, Rothko, Russels, Tobey) e parigini (Bryen, Hartung, Picabia, Sauer, Wols e se stesso). Nel 1951 è tra gli organizzatori, col critico Michel Tapié, della mostra "Véhémences confrontées", che porta a Parigi, alla Galerie Dausset, le ultime esperienze della pittura non figurativa americana, francese e italiana (de Kooning, Pollock, Capogrossi, Russels, Hartung, Riopelle, Wols, Bryen, Mathieu).
I suoi contatti con gli ambienti d'avanguardia newyorchesi sono facilitati dal suo lavoro come responsabile delle pubbliche relazioni per la compagnia marittima americana U.S. Lines, che gli consente di tenersi aggiornato sulle ultime novità d'Oltreoceano.
Grazie alla Compagnia, nel 1953, realizza anche una rivista bilingue, "United States Lines Paris Review", che tratta delle ultime tendenze dell'arte, del pensiero e della scienza nate sulle due sponde dell'Atlantico. Una testata che può vantare illustri collaboratori, personaggi del calibro di Lloyd Wright, Cage, Dalì, Duchamp, Ionesco, Michaux, Levi-Strauss, Bataille, Béjart, Boulez, Cocteau, Greenberg, Jung ecc.

La mostra è curata da Daniel Abadie e Dominique Stella. Sul sito del Credito Valtellinese è possibile vedere un catalogo virtuale delle opere di Georges Mathieu.

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