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La mostra aperta recentemente al Foro Boario di Modena offre l'occasione di vedere le opere di alcuni grandi artisti del XX secolo, che hanno scelto la tecnica scultorea per esprimere la propria visione del mondo, adottando, secondo la propria indole, forme e stili differenti. Passando quindi dal figurativo, all'astratto, al concettuale.
È stata realizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena in collaborazione con la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia e il Solomon R. Guggenheim Museum di New York. Rientra, infatti, nel progetto varato lo scorso anno per far conoscere le opere dei musei Guggenheim al di fuori delle loro sedi naturali.
Il percorso espositivo, curato da Luca Massimo Barbero, "associate curator" della Collezione Guggenheim di Venezia, non segue un andamento cronologico, ma si nutre di rimandi, assonanze e contrasti. Si apre con una scultura al neon di Maurizio Nannucci, un artista che ha recentemente collaborato con Renzo Piano all'Auditorium di Roma. Poi si dirama seguendo tre filoni principali.
La prima sezione, dedicata a "La figura umana e la forma animale" vede tra i principali protagonisti Degas (Danza spagnola, 1896-1911), Modigliani (Testa scolpita, 1911-13), Rodin (Testa di Balzac, 1892-95) e Maillol (Donna con granchio, 1902-05), che hanno scelto come fonte di ispirazione la figura umana. Non sono da meno, anche se le loro opere sono più legate al tema della mutazione corporea, Moore, Giacometti (Donna Leoni, 1947), Armitage, Richter e Picasso, presente con una serie di 23 sculture in vetro concepite per la Fucina degli Angeli a Murano. Al mondo animale si ispirano le sculture di Mirko, Paolozzi e Minguzzi. Ma su tutte spicca la grande Maiastra (1912) di Costantin Brancusi, un vero e proprio capolavoro.
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I Mobiles di Alexander Calder introducono il visitatore alla seconda parte del percorso, dedicata alle avanguardie e all'astrazione. I protagonisti di questa tappa sono Gabo, Moholy-Nagy, Lipchitz, Nivola e Pevsner. Uno spazio a parte è dedicato a Joseph Cornell e Marcel Duchamp, che fungono da punto di passaggio alla sezione seguente. Il primo è ricordato dalle sue scatole di oggetti quotidiani, il secondo dalla mitica Boîte en válise del 1941, dove l'artista raccolse le riproduzioni, in scala minore, di tutte le sue opere.
La terza sezione, intitolata "Verso l'antiscultura, il contemporaneo" fa il punto sulla produzione artistica più attuale presentando, tra le altre, un'opera al neon di Dan Flavin, lo Specchio rotto di Michelangelo Pistoletto e Senza titolo (Pubblica opinione) di Felix Gonzales Torres (1991), una scultura di caramelle offerte alla pubblica degustazione. Un'opera provocatoria, che prelude alla sua eliminazione fisica. |