Mostre di arte moderna e contemporanea
Andy Warhol. Un mito americano
12 aprile - 29 giugno 2003
Palazzo Martinengo
Via Musei 30, Brescia
Tel. 030-2807934
Orari: 9:30-19:30, lunedì chiuso
La primavera riporta una grande mostra a Palazzo Martinengo. L'anno passato era di scena Jean Dubuffet, quest'anno è la volta di Andy Warhol, uno dei principali esponenti della Pop Art, il movimento che ha accompagnato il boom economico degli anni '60, in America e nel mondo.
Warhol è stato l'artista che più di ogni altro ha raccontato la società dei consumi e la produzione di massa. Si è fatto egli stesso imprenditore creando una vera e propria industria dell'opera d'arte, la Factory. Una fucina di produzione collettiva, dove prendevano corpo soluzioni d'avanguardia in diversi campi, come l'arte, il cinema e la musica. E dove l'opera stessa perdeva la sua caratteristica di pezzo unico per diventare semplicemente prodotto.
Il fatto che Warhol utilizzi la serigrafia non è casuale. Con questo mezzo può infatti moltiplicare a piacere le immagini, arrivando a una produzione che si può considerare a buon diritto "massificata".
L'idea delle serie e della ripetizione di un soggetto all'interno della stessa opera rispondono al medesimo criterio.
Tutto viene posto sullo stesso piano. Non esiste più un soggetto "alto". Il presidente Mao e le lattine di Campbell's Soup sono trattati allo stesso modo. L'infinita ripetizione dello stesso tema lo rende banale, non permette più la riflessione. Fa diventare tutto sfondo quotidiano, "tappezzeria". Qualcosa che ci passa accanto ma non ci tocca perché non siamo più in grado di vederlo, di distinguerlo.
È quello che accade nel mondo dell'informazione, nel mondo della televisione e dello spettacolo. Warhol ce lo fa capire così, con un pizzico di ironia, ma senza condanna. In fondo, anche lui è un uomo d'affari, per lui "un buon business è la migliore opera d'arte".
La rassegna bresciana propone un centinaio di opere realizzate da Andy Warhol tra gli anni '60 e i primi anni '80 ponendo l'accento sulle serigrafie e la serie dei ritratti.
Dopo una breve parentesi dedicata ai disegni "a linea sbavata" (blotted line), la mostra si concentra sulle più note serigrafie degli anni '60, dedicate alle immagini pubblicitarie e alle "icone simbolo" del tempo, come Marylin Monroe, John Wayne, Mao.
Warhol però non si limita a questi soggetti. Ricerca anche temi più forti, di impatto sociale, come testimoniano la serie delle Electric Chair e il più tardo ciclo sui travestiti (Ladies and Gentlemen, 1975).
Il ritratto è indubbiamente uno dei temi ricorrenti nella produzione di Andy Warhol. Vi si dedica soprattutto a partire dagli anni '70 e nel decennio seguente. È il periodo dei Portraits of Jews of the Twentieth Century (1980), della serie su Joseph Beuys, dei "miti" come Superman, ma anche dei ritratti su ordinazione, che crescono nel tempo insieme alla fama dell'artista.
Una sezione della mostra racconta il rapporto di Warhol con l'Italia, dove tornò più volte. Si possono vedere il manifesto della mostra "Warhol verso de Chirico", che si è tenuta a Roma in Campidoglio, le opere che l'artista americano ha dedicato al Vesuvio e The Last Supper, la serie in cui Warhol ha reso omaggio al capolavoro di Leonardo da Vinci.
Dati i molteplici interessi di Warhol, la rassegna non poteva dimenticare la sua passione per la fotografia, la musica, il cinema, l'editoria e la grafica. Ecco allora alcuni numeri della rivista "Interview", i suoi filmati sperimentali e le copertine realizzate per i dischi di alcuni amici musicisti, come Lou Reed e Mick Jagger. Forse pochi lo sanno, ma Warhol ha tentato di fondare un gruppo musicale con La Monte Young e Walter de Maria, e, nel 1967, ha finanziato il primo disco dei Velvet Underground.
Non è di Warhol, ma cerca di rispecchiarne lo stile, il progetto realizzato da Brescia Mostre in collaborazione con Impulse Interactive, un'azienda che opera nel campo della multimedialità. La "Warhol machine" mixa le opere dell’artista con le immagini degli spettatori dando vita, ogni 5 minuti, a un nuovo video che, come avrebbe voluto Andy Warhol, dona a tutti un momento di popolarità.