Mostre di arte moderna e contemporanea

Lucio Fontana. Opere (1947-1965)

6 novembre 2004 - 30 gennaio 2005

Palazzo Leone da Perego
Via Gilardelli 10, Legnano (Mi)
Info. 0331-471243
Orari: mar-ven 16:30-19, sab 16-22:30, dom e fest 10-13 15-20, lunedì chiuso

Nelle sale di Palazzo Leone da Perego, appositamente ristrutturate, è in programma una grande mostra, dedicata a Lucio Fontana, l'ideatore dello Spazialismo, che proprio qui, a Legnano, negli anni '30, realizzò dei bassorilievi in gesso e ceramica (ora dispersi) per l'edificio della Colonia Elioterapica "Gondar" dello studio BBPR (Banfi, Balbiano di Belgiojoso, Peressutti e Rogers).
La rassegna, suddivisa in 5 sezioni, si focalizza sulla produzione artistica di Fontana dal dopoguerra agli anni '60. Le opere provengono tutte dalla Fondazione Fontana di Milano, l'ente che, da anni, si occupa della promozione e della tutela delle opere del maestro argentino.

Il periodo preso in considerazione è sicuramente il più originale e creativo di Fontana, sebbene l'artista sia stato anche prima un ottimo scultore e abbia portato avanti un'intensa sperimentazione di gusto espressionista e barocco.
Il 1947 è l'anno del Primo Manifesto dello Spazialismo, cui fanno seguito, nel 1949, i primi ambienti spaziali e i "Buchi". Frutto di una riflessione sull'evoluzione scientifica del tempo e di un'idea rivoluzionaria, quella di liberare il quadro dalla cornice e aprire uno varco sull'infinito, che non è, come si potrebbe pensare, qualcosa di spirituale, ma una nuova dimensione.
Tra il 1951 e il 1957 Fontana inserisce nelle sue opere colori a olio e materiali di vario genere, come vetro, sabbia, pietre, ecc, che aprono nuove possibilità spaziali e danno vita ad allusioni di tipo cosmico.
Negli anni '50 l'artista si dedica anche ai "Gessi" e agli "Inchiostri", che ottengono un grande successo alla Biennale veneziana del 1958.

Dieci anni separano i primi Concetti spaziali dai "Tagli", gesti assoluti ma tutt'altro che impulsivi, frutto di un'intensa fase di riflessione e sperimentazione grazie a cui gesto e pensiero diventano tutt'uno. Sono Attese che, come sottolinea lo stesso Fontana, riescono a dare a chi guarda "un'impressione di calma spaziale, di rigore cosmico, di serenità nell'infinito". I tagli possono essere unici o molteplici, di dimensioni diverse e su diversi supporti. Possono anche, come nei "Quanta", far parte di un'installazione, composta da telai variamente sagomati.
La ricerca spaziale di Fontana prosegue in quelli che l'artista chiama familiarmente "Teatrini". Lavora a queste opere a partire dal 1964, ma le espone per la prima volta alla Galleria Apollinaire di Milano nel 1965, termine ultimo di questa esposizione. Usando la cornice come una quinta, Fontana dilata ulteriormente lo spazio creando una nuova dimensione, una nuova profondità, questa volta più reale che allusiva.
Al teatro vero e proprio l'artista si accosterà più tardi, nel 1967, quando realizzerà le scene del Don Chisciotte per la Scala di Milano. Una novità, ma neppure così grande, dato che di "ambienti" ne ha già creati tanti...
Completano la rassegna grafiche e libri d'artista, che Fontana realizzò tra gli anni '50 e '60.

La mostra è curata da Paolo Campiglio e si avvale della collaborazione della Fondazione Lucio Fontana.

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