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Milano Anni Trenta. L'arte e la città

2 dicembre 2004 - 27 febbraio 2005

Spazio Oberdan
Viale Vittorio Veneto/Piazza Oberdan, Milano
Tel. 02-77406300
Orari: 10-19:30, mar e gio 10-22, lunedì chiuso

Dopo le grandi mostre su Achille Funi (2001) e il Novecento Italiano (2003), lo Spazio Oberdan torna a interrogarsi sullo sviluppo artistico del territorio con la rassegna "Milano Anni Trenta. L'arte e la città".
La mostra, curata da Elena Pontiggia e Nicoletta Colombo, prende in considerazione un periodo di grande vitalità per la cultura lombarda, che si sta ormai allontanando dal classicismo del decennio precedente ed è aperta a nuove esperienze.

Proseguendo il cammino già percorso nelle altre esposizioni, la mostra inizia dall'ultima stagione del Novecento Italiano, il movimento nato a Milano nel 1923 su iniziativa di Margherita Sarfatti.
Il gruppo, inizialmente ristretto a pochi artisti, raduna in breve tempo tutti i maggiori protagonisti dell'arte italiana dell'epoca, che trovano dei punti di incontro nel legame con la tradizione, nella rivalutazione del "mestiere", nell'interesse per le opere monumentali.
Uno degli artisti che più si interessano all'arte murale è Mario Sironi, presente in mostra con alcune opere di carattere sociale come l'Allegoria del Lavoro del 1932. Accanto ai suoi lavori, si trovano le opere di Achille Funi e Carlo Carrà (Atleti in riposo, 1935-36), ma anche le sculture di Arturo Martini (La famiglia, 1937), Francesco Messina, Marino Marini (Arlecchino, 1933-39).

L'effervescenza intellettuale dei primi Anni Trenta esercita un forte richiamo anche sugli "Italiens de Paris" che soggiornano spesso in città ed espongono alla Galleria Milano gettando un ponte con la cultura d'Oltralpe. Tra loro, ritroviamo Massimo Campigli (Suonatrice di cetra 1932), Giorgio de Chirico, Alberto Savinio e Filippo De Pisis, che, tra il 1940 e il 1943, decide di vivere qui.

L'esaurimento dell'esperienza novecentista lascia posto a una nuova stagione, legata a una visionaria ricerca del colore, che gli artisti declinano secondo la propria sensibilità rifacendosi all'impressionismo, alla Scuola di Parigi, al primitivismo ingenuo di Henri Rousseau.
A dare il via alla ricerca è Renato Birolli, che, nel 1932, realizza il Taxi rosso. Seguiranno la sua strada, con risultati di volta in volta concitati, lirici o pacati, Aligi Sassu, i chiaristi lombardi (Angelo Del Bon, Francesco De Rocchi, Umberto Lilloni), i protagonisti del realismo magico (Gian Filippo Usellini, Antonio Calderara), i primitivisti (Cesare Breveglieri), gli artisti che ruotano attorno all'osteria di via Bagutta (Pio Semeghini, Mario Vellani Marchi ecc).
L'indagine sulla luce viene portata avanti anche in scultura. Gli interpreti del cambiamento sono, in questo caso, Luigi Broggini, Giacomo Manzù e Lucio Fontana.

Milano, che è stata la culla del futurismo, ospita in questi anni anche alcuni protagonisti dell'aeropittura. Qui operano, infatti, Cesare Andreoni, Bruno Munari, Regina (L'amante dell'aviatore, 1935), Riccardo Ricas e Oswaldo Barbieri (Bot).
Non sono i soli attivi in città. Intorno alla Galleria del Milione fanno le loro esperienze gli esponenti del primo astrattismo italiano: Luigi Veronesi (Composizione, 1935), Atanasio Soldati (Senza titolo, 1939), Mauro Reggiani, Lucio Fontana (Scultura astratta, 1934), Fausto Melotti (Scultura n. 24, 1935) ecc. In contatto con le avanguardie artistiche internazionali, presentano caratteristiche peculiari e si possono sommariamente dividere in due filoni, uno interessato alla purezza geometrica, l'altro legato a un'espressione lirica, ironica e surreale.

La seconda metà degli Anni Trenta è dominata dallespressionismo, che sembra l'unico in grado di incarnare lo spirito del tempo e la violenza della guerra, già aperta in Spagna e nelle colonie. Tra i maggiori protagonisti di questa corrente, che si richiama a Guernica di Picasso, spiccano Renato Birolli, Luigi Sassu, Renato Guttuso, Gabriele Mucchi, Manzù e Fontana.

Il percorso espositivo termina con "Corrente", che nasce a Milano nel 1938 in opposizione alla cultura fascista, autarchica e decadente. Gli artisti che fanno parte del gruppo (Birolli, Sassu, Migneco, Valenti, Morlotti, Cassinari ecc.) vogliono un'arte "socialmente impegnata" e aperta agli influssi stranieri. La loro esperienza avrà vita breve. In pochi anni il fascismo la ridurrà al silenzio e gli artisti sceglieranno altre strade. Ma ormai il decennio volge al termine e così la mostra...

Chi ha ancora tempo, può continuare il percorso in giro per la città, dove si trovano numerose opere monumentali. Tra le più famose, ricordiamo la Vittoria del Cielo (1934) di Arturo Martini alla Caserma dellAeronautica Militare, il Volo di Vittorie (1939) di Lucio Fontana in Via Valpetrosa, le opere realizzate da Manzù, Carpi e Melotti per alcune chiese di Milano (Università Cattolica, S. Maria del Suffragio, S. Babila). Ma, disseminati tra il Cimitero Monumentale, il Palazzo di Giustizia, l'Ospedale di Niguarda, l'Università Bocconi, il Palazzo della Stampa, si trovano anche molti altri lavori, opere di Sironi, Carrà, Martini, Funi, Messina, Melotti ecc.
Un aiuto ai visitatori viene offerto dalla Guida agli itinerari cittadini, disponibile presso lo Spazio Oberdan, e dalle postazioni multimediali collocate all'interno degli spazi espositivi, che permettono di effettuare una visita virtuale a caccia di opere d'arte nelle vie di Milano.


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