Mostre di arte moderna e contemporanea
Dada
5 ottobre 2005 - 9 gennaio 2006
Musée National d'Art Moderne
Centre Georges Pompidou
19 Rue Beaubourg/Place Georges Pompidou, 75004 Paris
Orari: 11-21, gio 11-23, martedì chiuso
Il Dadaismo è stato uno dei principali movimenti della prima metà del XX secolo e la sua influenza è stata determinante per la nascita di molte esperienze artistiche successive. Da lì, hanno ricevuto nuovo impulso la pratica del collage e la performance, hanno preso il via lo sconfinamento dell'arte in territori a essa estranei e il conferimento di statuto artistico a oggetti d'uso comune.
Il Dadaismo nasce nel 1916, in piena guerra mondiale, e sebbene si sviluppi in un terreno neutrale come la Svizzera, mostra fin da subito la sua volontà nichilista, la sua opposizione ai valori artistici e sociali del periodo.
Il nome stesso non significa nulla. Lo inventa l'artista rumeno Tristan Tzara, che è considerato, insieme a Hugo Ball, il fondatore del movimento.
Del gruppo zurighese fanno parte anche altri artisti, tra cui Hans (Jean) Arp, Marcel Janco, Hans Richter e Sophie Tauber. Molti sono comunque i personaggi che hanno contatti con loro ed espongono alle loro mostre. Tra i più importanti, Marcel Duchamp e Francis Picabia, che da tempo si muovono su binari affini a quelli dadaisti e, più tardi, costituiranno il versante americano del gruppo, cui si unirà Man Ray, l'inventore delle Rayografie e degli Oggetti d'affezione. Dell'entourage dadaista fanno parte anche i futuri surrealisti (André Breton, Paul Eluard, Louis Aragon), che Tzara incontra a Parigi nel dopoguerra, e importanti artisti tedeschi, come Kurt Schwitters, Max Ernst, Raoul Hausmann, George Grosz, John Heartfield, Christian Schad. Altre propaggini di rilievo si hanno in Belgio e in Italia.
Le serate del Cabaret Voltaire sono aperte a tutte le provocazioni. Non ci sono regole e neppure limiti.
Un precedente importante è quello futurista, ma ci sono comunque notevoli differenze. Se l'esperienza del bruitismo, delle "parole in libertà", dello sconfinamento tra le varie arti viene riproposta anche dai dadaisti, c'è comunque una diversità sostanziale. Il futurismo nasce anarchico e si istituzionalizza, prende una posizione politica; il Dadaismo è contrario a qualunque prescrizione stilistica e sociale e predica la libertà totale. Tra l'altro, in netto contrasto con le indicazioni di Marinetti, che scopre un nuovo canone estetico nell'automobile, non è neppure interessato alla bellezza, perché ciò che è bello per gli uni può non esserlo per altri. Un pensiero decisamente acritico e libertario, che rende possibile quello sconfinamento dell'arte in territori "altri" che porterà Duchamp all'invenzione del ready-made. Ossia il conferimento di statuto artistico ad oggetti già pronti. Un'operazione concettuale, che può trovare un precedente nel collage cubista. Una pratica di cui i dadaisti, e soprattutto quelli del filone svizzero e tedesco, hanno fatto grande uso realizzando papiers collés, montaggi, fotomontaggi e assemblaggi.
Un'altra componente importante del linguaggio dadaista è quella legata al caso, all'azzardo, che sarà sviluppata ulteriormente dal Surrealismo.
Il Centre Pompidou, che dispone di una delle più vaste raccolte di arte dadaista, ha deciso di mettere in mostra quasi tutta la sua collezione. Per rendere la rassegna ancora più completa ha chiesto in prestito oltre 100 pezzi al Museum of Modern Art di New York, che può vantare un'altra prestigiosa collezione.
La mostra, davvero esaustiva, ripercorre la storia del movimento dadaista dal 1916, data di nascita del Cabaret Voltaire di Zurigo, al 1924, quando questa esperienza, che Tzara dichiara morta nel 1922, può dirsi pressoché conclusa.
In scena, i principali protagonisti del gruppo: Hans (Jean) Arp, Sophie Taeuber-Arp, Hannah Höch, Raoul Hausmann, George Grosz, John Heartfield, Kurt Schwitters, Max Ernst, Francis Picabia, Man Ray, Marcel Duchamp, Louis Aragon, Johannes Baader, Hugo Ball, André Breton, Jean Crotti, Paul Eluard, I.K. Bonset, Marcel Janco, Clément Pansaers, Tristan Tzara e Hans Richter.
L'avventura di questi artisti, geniali e irriverenti, è affidata alle loro opere, che spaziano dalla pittura, alla scultura, dalla fotografia al collage, dalla grafica, al cinema ai fotomontaggi. Un'apertura che rispecchia quella del loro raggio d'azione, che abbraccia l'Europa (Zurigo, Berlino, Hannover, Colonia, Parigi) e anche l'America (New York), arrivando fino in Giappone.
Una sezione della rassegna è dedicata alle sperimentazioni filmiche dei dadaisti. Ecco allora, Rhythmus 21 (1921) e Vormittagsspuk (1927-28) di Hans Richter, Anémic Cinema (1925) di Marcel Duchamp e Man Ray, l'indimenticabile Entr’acte (1924) di René Clair, che vide all'opera anche Eric Satie per la musica e Francis Picabia per la sceneggiatura.
Molti anche i libri e le riviste, che arrivano dalla Bibliothèque Littéraire Jacques Doucet e dalla Bibliothèque Paul Destribats. Del resto, buona parte del lavoro dadaista ha a che fare col sovvertimento del linguaggio. Un'operazione che questi artisti consideravano una forma di lotta sociale, un impegno nei confronti della libertà dell'uomo.
Dopo Parigi, la mostra si trasferirà alla National Gallery of Art di Washington (19 febbraio - 14 maggio 2006) e al MoMA di New York (18 giugno - 11 settembre 2006), che hanno collaborato alla realizzazione di questa rassegna straordinaria.