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Josef Albers. Omaggio al Quadrato - Una retrospettiva

28 gennaio - 30 aprile 2005

Museo Morandi
Palazzo d'Accursio
Piazza Maggiore 6, Bologna
Tel. 051-203646
Orari: 10-18, lunedì chiuso

Come ogni anno, in occasione di Arte Fiera, i musei bolognesi organizzano rassegne di grande interesse culturale. Stavolta è di scena Josef Albers, uno dei più noti artisti tedeschi del '900, famoso per gli studi sul colore e sui fenomeni percettivi. Un grande artista e un grande maestro, che ha insegnato prima al Bauhaus (GER) e poi al Black Mountain College (USA), due straordinarie fucine di talenti.

Albers nasce a Bottrop, in Germania nel 1888. La sua prima professione è quella di insegnante alle scuole elementari, ma ben presto decide di dedicarsi all'arte e si iscrive alla Royal Art School di Berlino. Da lì passa alla Kunstgewerbeschule di Essen, dove studia incisione, e alla Royal Bavarian Art Academy di Monaco, dove frequenta i corsi di Franz von Stuck e Max Doerner.

Nel 1920 approda al Bauhaus di Weimar e, in breve tempo, entra a far parte del corpo docenti. Un gruppo di insegnanti straordinari, composto da Walter Gropius, Johannes Itten, Lyonel Feininger, Laszlo Moholy-Nagy, Paul Klee, Wassily Kandinsky, Oscar Schlemmer ecc.
Inizialmente si occupa di pittura su vetro, poi di design. Nel 1925, dopo il trasferimento a Dessau, comincia a interessarsi di mobili, oggetti d'arredo e grafica.

Nel 1933 il governo nazista impone la chiusura del Bauhaus e Albers decide di trasferirsi in America con la moglie Anni. Accetta un incarico al Black Mountain College, nel North Carolina, dove insegna fino al 1949. Tra i suoi allievi figurano Motherwell, De Kooning e Rauschenberg.
Nel 1936 tiene la prima personale al J. B. Neumann's New Art Circle di New York.
In questo periodo Josef e Anni viaggiano molto e visitano diverse località degli Stati Uniti e del Messico traendone numerose suggestioni.

Fra gli anni '40 e '50 Albers si applica alla serie delle "Variants" (Varianti), che anticipano quella degli "Homages to the Square" (Omaggi al quadrato), che vede la luce nel 1949.
Di questo soggetto, basato su una composizione di tre o quattro quadrati di colore puro, inseriti uno dentro l'altro, ma non concentrici, l'artista realizzerà più di mille versioni.
Per dare vita a questi dipinti, Albers inizia dal quadrato più interno e sovrappone tra loro strati successivi di colori diversi non amalgamati. La gamma dei colori varia dai toni spenti a quelli più vivaci e brillanti.

Negli anni successivi, sempre come professore, Albers si sposta in diversi college e università americane. Nel 1950 decide di trasferirsi a New Haven per dirigere il Dipartimento di Design della Yale University. Si ferma qui per 8 anni.
Parallelamente all'insegnamento Albers porta avanti molte altre attività. Dipinge, progetta oggetti, realizza murales, pubblica poesie, scrive articoli e libri d'arte.
Nel 1963 esce Interaction of Colour (Interazione di colore), il testo che riporta i suoi studi sul colore e sui fenomeni percettivi. Le sue teorie diventano un punto di riferimento per molti giovani artisti.
Tra il 1965 e il 1967 il Museum of Modern Art di New York gli organizza una personale itinerante, che attraversa l'America, il Sud America e il Messico. Arrivano anche i primi premi, tra cui il Carnegie Institute award for painting del 1967, il Grand Prix della Terza Biennale di Santiago del Cile e il Grand Prix for painting dal Land Nordrhein-Westfalen nel 1968.
Nel 1971 anche il Metropolitan Museum of Art gli dedica una mostra. Nello stesso anno Albers dà vita a un'Associazione per lo studio della percezione visiva attraverso l'arte, fulcro iniziale dell'attuale Albers Foundation.
Albers muore a New Haven nel 1976.

Di questo artista straordinario sono esposte a Bologna circa 65 opere fra dipinti, opere su carta, fotografie, fotocollage e oggetti, ma soprattutto i famosi "Omaggi al quadrato" e le "Varianti" della fine degli anni '50 e '60.
Ampio spazio viene dato anche alle bellissime fotografie in bianco e nero, che Albers realizzò durante i ripetuti viaggi in Messico dalla metà degli anni '30 agli anni '50. Molte di queste, tra l'altro, raffigurano proprio quei soggetti architettonici che hanno lasciato tante tracce nelle sue opere.
L'intento dei curatori è anche quello di sottolineare le possibili analogie fra il lavoro di Albers e quello di Morandi, che hanno sviluppato temi diversi, ma hanno focalizzato l'attenzione su pochi soggetti e sottili variazioni di colore.

La mostra è curata da Peter Weiermair e Giusi Vecchi in collaborazione col Museo Josef Albers Quadrat di Bottrop, inaugurato nel 1983, e la Anni and Josef Albers Foundation di Bethany, nel Connecticut, vicino a New Haven.
Per maggiori informazioni su Albers e il suo lavoro, si può consultare il sito della Albers Foundation.

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