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Dagli anni '30 del '900 a oggi gli oggetti industriali hanno avuto uno sviluppo straordinario, inimmaginabile. Sono diventati così importanti che nessuno potrebbe più farne a meno. E non parliamo soltanto degli oggetti funzionali alla vita di tutti i giorni, ma anche di quelli inutili, che valgono soltanto per il loro aspetto accattivante.
L'estetica ha la sua importanza. Soprattutto in un mondo come il nostro, così legato all'immagine.
Gli oggetti sono qualcosa a se stante eppure parlano di noi, dei nostri gusti, dei nostri desideri, dei nostri affetti. Ci parlano del nostro rapporto col mondo e delle condizioni stesse del mondo. Si prestano quindi a riflessioni di tipo antropologico e sociologico, tese ad analizzare il comportamento e il costume sociale.
Gli artisti sono stati tra i primi a intuire il potenziale straordinario degli oggetti, cui hanno dedicato tempo e lavoro. Con la loro arte hanno dato alle "cose" una nuova vita, una nuova storia, una nuova interpretazione.
L'ampiezza e la complessità dell'argomento hanno richiesto la divisione dell'esposizione in due sedi, che prendono in considerazione l'oggetto da punti di vista differenti.
Il Museo di Fotografia Contemporanea si occupa dell'"L'estasi delle cose nell'arte". La mostra si sviluppa in un arco di tempo che va dalle avanguardie ai giorni nostri e presenta un discreto numero di fotografie di artisti che hanno scelto l'oggetto industriale come tema del loro lavoro. Inutile dire che le interpretazioni sono le più varie. Si passa dalla natura morta al ready made dadaista, dalle sperimentazioni avviate in seno al Bauhaus alle creazioni surrealiste per arrivare, infine, all'idea di installazione. |
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La straordinaria varietà dei linguaggi nati con le avanguardie ha trasformato profondamente tutti gli ambiti della comunicazione. Questo ci riporta alla seconda parte di questa esposizione. Lo Spazio Oberdan si occupa, infatti, dell'"L'estasi delle cose nel quotidiano".
In mostra, fotografie a uso industriale, ma anche immagini pubblicitarie ed editoriali, le più influenzate dai linguaggi artistici.
Le fotografie, che sono più di 450, sono divise in quattordici aree tematiche (trasporti, abbigliamento, cibo, giochi per bambini, lavoro, tempo libero, sport, arredamento, viaggi, cura del corpo ecc.), che raccontano la vita degli oggetti e la nostra stessa esistenza.
Altre sezioni si occupano di concetti trasversali, come la produzione dell'immagine fotografica, il design di qualità, il packaging ecc.
Tra gli artisti principali figurano Eugène Atget, Aldo Ballo, Olivo Barbieri, Hans Bellmer, Harold Eugene Edgerton, Peter Fischli e David Weiss, Jean Louis Garnell, John Gossage, André Kertész, François Kollar, Manolo Laguillo, Reinhard Matz, Duane Michals, Paul Outerbridge, Federico Patellani, Walter Peterhans, Albert Renger Patzsch, August Sander, Anton Stankowski, Edward Steichen, Man Ray, Maurice Tabard, Wolfgang Tillmans, William Wegman, Wols.
In occasione della mostra, la sala cinema dello Spazio Oberdan ospiterà un ciclo di eventi intitolato "Oggetto industriale, soggetto di memoria". Gli appuntamenti, curati da Enrico Castruccio, comprendono una giornata di studio dedicata al "Recupero, salvaguardia, valorizzazione degli oggetti industriali" (4 aprile), rivolta a un pubblico specializzato, e 4 "conversazioni multimediali", con proiezione di filmati e immagini rivolte al grande pubblico.
Ogni incontro è dedicato a un oggetto: la calza da donna (11 aprile), la pentola (18 aprile), la macchina fotografica (2 maggio), lo scooter (9 maggio). Le conferenze avranno inizio alle 18 e tratteranno i soggetti sotto diversi punti di vista mettendone in evidenza i significati pratici, sociali e simbolici.
La mostra è, curata da Urs Stahel e Thomas Seelig, rispettivamente direttore e curatore del Fotomuseum Winterthur, uno dei più prestigiosi musei di fotografia contemporanea
Le opere esposte arrivano da tutto il mondo e fanno parte delle collezioni più disparate. Appartengono a privati, musei e gallerie pubbliche, archivi aziendali, archivi di giornali, agenzie di pubblicità, case editrici. Sono state selezionate da 20 ricercatori che hanno viaggiato in lungo e in largo per trovare le foto più idonee a illustrare il nostro rapporto con le cose, dalla progettazione alla produzione, dalla commercializzazione all'uso. |