Mostre di arte moderna e contemporanea

Walker Evans. Argento e carbone

5 ottobre 2005 - 8 gennaio 2006

Museo di Roma
Palazzo Braschi
Piazza San Pantaleo 10, Roma
Tel. 06-82077305
Orari: 9-19, lunedì chiuso

Walker Evans (1903-1975) nasce a St. Luis, ma cresce nei sobborghi di Chicago e poi a Toledo (Ohio).
Il suo primo amore è la letteratura, che lo porta prima a New York e poi a Parigi. Quando capisce di non poter competere con Joyce, Hemingway e Fitzgerald, decide di cambiare strada. Lascia la penna e imbraccia la macchina fotografica. Affida i suoi racconti alle immagini.
A New York frequenta Lincoln Kirstein, Berenice Abbott e Jay Leyda, che lo incoraggiano a proseguire in questo campo.
Sulla scia del fotografo francese Eugène Atget, che ha scattato immagini straordinarie delle strade di Parigi, Evans si oppone ai canoni estetici di Alfred Stieglitz e sceglie la via documentaristica.
Le sue prime fotografie, datate alla fine degli anni '20, tracciano una panoramica dell'architettura vittoriana in America. Ma è il reportage sui disordini politici a Cuba del 1933 a indicargli la strada da percorrere. Le fotografie scattate in quell'occasione, minuziose e realistiche, sono destinate ad accompagnare un testo di Carleton Beal, The Crime of Cuba.
Grazie al successo di questa pubblicazione e delle sue immagini, viene assunto dalla Farm Security Administration (FSA), un organismo federale che ha il compito di documentare le conseguenze della Grande Depressione del 1929 nelle zone rurali e dare un sostegno alle famiglie contadine.
Roy Stryker, che dirige il gruppo di fotografi al servizio dell'agenzia governativa, intuisce il talento di Evans e, nei limiti imposti dall'alto, gli lascia una discreta libertà d'azione.
Tra il 1935 e il 1936 Evans lavora per la FSA e produce una quantità di immagini straordinarie, le migliori della sua carriera. Immortala la vita dei poveri, con grande obiettività e precisione. Le sue fotografie non giudicano, non commentano, non cercano la pietà. Documentano semplicemente la realtà.
Nel 1938, quando ormai non lavora più per il Governo, il Museum of Modern Art di New York gli dedica una personale, "American Photographs". L'evento ha grande importanza anche perché è la prima mostra che questa istituzione dedica a un fotografo.
Il suo stile, secco e senza indulgenze, ma non privo di poesia, sarà un punto di riferimento fondamentale per molti fotografi successivi. Evans lo definirà "documento lirico".

La mostra allestita a Palazzo Braschi propone al pubblico il '900 americano di Walker Evans attraverso 100 fotografie, che documentano la grave crisi economica degli anni '30 in West Virginia, Pennsylvania, Louisiana, Mississippi, Georgia, Carolina del Sud e Alabama.
Le immagini, tratte dai negativi originali, sono state stampate in tempi diversi e con processi di vario tipo (emulsioni tradizionali ai sali d'argento, fotoincisione, stampa litografica, rilievografia, rielaborazione digitale al nerofumo). Spesso si trovano riprodotte in libri, riviste o documenti.
A eseguire queste operazioni non è stato sempre e solo l'artista, ma non si deve parlare di semplici copie. Evans, infatti, non ha mai mostrato grande interesse per la camera oscura e il più delle volte ha affidato ad altri la stampa delle sue immagini. Una pratica piuttosto diffusa in fotografia e anche nella grafica, dato che lastre e negativi sono spesso oggetto di ulteriori edizioni e interpretazioni. In questo caso comunque si può parlare anche di necessità, dato che negli anni in cui Evans lavorò per il governo doveva spostarsi in continuazione e questo creava problemi nello sviluppo delle pellicole.
A occuparsi della stampa delle foto di Evans e di tutti quelli che partecipavano al progetto federale era la FSA, che tra il 1936 e la fine degli anni 1980 ha riprodotto migliaia di immagini senza curarsi troppo della qualità.
Fu anche per questo, che, nel 1938, quando il MoMA decise di dedicargli la famosa mostra, Evans cercò di porre un rimedio alla situazione e si dedicò personalmente alla messa a punto delle lastre per la stampa in autotipia delle immagini non esitando a ricorrere alla pratica dei ritocchi.
Il catalogo realizzato in quell'occasione contiene 87 immagini dell'artista e rappresenta un punto di riferimento importante per quanti si sono cimentati nella riproduzione delle opere di Evans. A esso si sono riferiti anche gli studiosi che si sono occupati della stampa delle fotografie in mostra a Roma: Sven Martson, che ha lavorato in camera oscura insieme a Evans, e John T. Hill, che è stato suo collega a Yale ed è il suo esecutore testamentario.
Oltre ad alcune rielaborazioni digitali, che hanno richiesto anni di sperimentazione per essere il più possibile fedeli ai precetti di Evans, la rassegna presenta anche foto realizzate con altri metodi di stampa, come la fototipia, cui l'artista ricorse ai tempi della pubblicazione del poema epico The Bridge di Hart Crane (1930), o la tecnica rilievografica, che adottò in Let Us Now Praise Men (1941).
Evans continuò a sperimentare l'utilizzo di diverse tecniche di stampa (rilievografia, stampa litografica, rotocalco) anche nel periodo in cui lavorò per la rivista "Fortune". Da quest'esperienza nel 1964 prese vita Message from the Interior, un altro dei suoi lavori più noti.

La mostra è curata da John T. Hill.

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