Mostre di arte moderna e contemporanea
filoluce. Da Balla a Boetti, da Fontana a Flavin
12 maggio - 3 luglio 2005
Museo della Permanente
Via Turati 34, Milano
Tel. 02-6551445
Orari: 10-20
Il '900 è stato un secolo di grandi sperimentazioni di tecniche e materiali. Molti artisti hanno scelto di lavorare con i tessuti, altri con la luce. Ne sono nate opere straordinarie.
I tessuti in sé non hanno nulla di particolare. Esistono da sempre. Servono a coprire, a proteggere l'uomo e le sue cose. Ce ne sono di brutti e di belli, di caldi e di freschi, di comodi e di ruvidi. La novità del '900 è stata quella di applicarli sulla tela come se fossero colori, di trasformarli in materiale artistico.
Tra i primi a utilizzare la stoffa vanno segnalati i futuristi, che seppero costruire un "universo" di paraventi, arazzi, vestiti di grande originalità.
Dopo di loro, questo materiale fu usato a piene mani da moltissimi artisti con esiti disparati.
Tra i tanti esempi, si possono ricordare le tessiture di Bice Lazzari, la juta di Alberto Burri, il feltro di Joseph Beuys, i cotoni di Piero Manzoni, gli arazzi di Alighiero Boetti, le passamanerie di Enrico Baj, i fili aggrovigliati di Ghada Amer, i gomitoli di Claudia Losi, i sontuosi ricami di Angelo Filomeno, le straordinarie sculture in maglia di Louise Bourgeois.
Nel '900, anche uno strumento artistico tradizionale come la tela perde le caratteristiche originarie. Da supporto passivo diventa, infatti, materia da trasformare.
Il primo a tentare questa avventura è Lucio Fontana, che taglia la tela per esplorare un nuovo territorio.
La sperimentazione continua con Castellani e Bonalumi, che creano le prime tele sagomate, con Manzoni, che articola la tela in bande grinzose, con Scarpitta, che la taglia, la tira, la sovrappone.
Sperimentazione artistica e tecnologia procedono spesso su binari paralleli. Gli artisti, infatti, sono sempre fortemente attratti dalle novità.
La luce elettrica ha cambiato la nostra vita, ha aperto nuovi orizzonti alla scienza e all'arte. Di questo materiale impalpabile eppure così evidente si sono nutriti moltissimi artisti del '900. Senza la sua scoperta non sarebbero nati neppure i video, che sono così importanti nella produzione artistica contemporanea.
Uno dei primi artisti a inserire la luce nei suoi lavori è stato Fontana, che ha realizzato straordinarie installazioni al neon. Dopo di lui, queste "barre luminose" sono state usate anche da Dan Flavin, Mario Merz e tanti altri, tra cui Massimo Uberti.
Il neon oltre a essere di facile reperibilità, ha anche un altro pregio. È un elemento duttile e può prendere diverse forme adattandosi a esigenze particolari. Calzolari, per esempio, ma anche molti altri artisti, lo usano come una penna per rendere più luminose ed evidenti i loro messaggi.
Le ricerche sulla luce si sono accompagnate spesso a ricerche di matrice cinetica e percettiva. Esempi straordinari si trovano nelle opere di Jean Tinguely, Julio Le Parc e del Gruppo T di Milano: Gianni Colombo, Davide Boriani, Gabriele De Vecchi, Grazia Varisco.
La luce è anche eletricità, movimento, suono, animazione. Questo ci riporta alla tecnologia video, che ha avuto un grande sviluppo nella seconda metà del secolo scorso.
Uno dei primi a cimentarsi con installazioni di questo tipo è stato Nam June Paik del Gruppo Fluxus. Ora questo strumento sperimentale vive accanto agli altri mezzi di produzione artistica al pari di pittura, scultura e fotografia. E non manca quasi mai nelle rassegne di ampio respiro anche se il pubblico mostra ancora delle resistenze verso un prodotto che richiede tempo e concentrazione per essere visto e compreso. Anche il video può essere strumento, materia, mezzo espressivo e le interpretazioni possono essere le più varie, basti pensare alla diversità delle opere in mostra, quelle di Paik, Kentridge e Plessi.
L'esposizione è, curata da Lorella Giudici e Rachele Ferrario. Si ricollega alla mostra "Nella materia", tenutasi al Museo della Permanente nel 2003.