Mostre di arte moderna e contemporanea

Christo e Jeanne-Claude

10 marzo - 18 giugno 2006

Museo d'Arte Moderna
Villa Malpensata
Riva Caccia 5, Lugano
Orari: mar-dom 9-19, lunedì chiuso

Il Museo d'Arte Moderna della Città di Lugano inaugura la stagione espositiva con una mostra dedicata all'artista bulgaro Christo Javacheff e alla moglie Jeanne-Claude, che conobbe a Parigi nel 1958 e che, dal 1961, lo ha affiancato nella realizzazione di molti "impacchettamenti" e opere monumentali.

La mostra, realizzata con la collaborazione degli artisti, testimonia i principali momenti della loro ricerca e lo fa con un percorso che è al tempo stesso cronologico e tematico.
La documentazione è in gran parte affidata a disegni, collage, modellini, litografie, fotografie e filmati. Molte opere di Christo e Jeanne-Claude, infatti, e soprattutto quelle monumentali, sono effimere ed è questo l'unico modo di conservare la loro memoria.

La rassegna inizia con gli anni '60, quando Christo entra in contatto col gruppo dei Nouveaux Réalistes, che si propongono di conferire dignità artistica ai materiali di scarto della realtà quotidiana. Ne fanno parte Yves Klein, Tinguely, Arman, César, Spoerri e Raysse. Poi se ne aggiungeranno altri.
Ognuno di loro ha uno stile personale e segue le proprie inclinazioni artistiche. Christo decide di impacchettare oggetti di vario tipo con tela opaca o plastica semitrasparente. Attraverso quelli che chiama Packages e Wrapped Objects non vuole creare qualcosa di bello da guardare, ma mettere in rilievo la geometria delle superfici, costringere l'osservatore a guardare le cose in modo nuovo.

Il passo successivo è legato all'uso di fusti di petrolio, che l'artista usa per realizzare degli sbarramenti. L'intento è politico, ma anche estetico. A partire da questo momento, infatti, Christo comincia a uscire dagli spazi tipici della produzione artistica e a realizzare opere di scala più ampia (Stacked Oil Barrels, Colonia, 1961; Wall of Oil Barrels, The Iron Curtain, Parigi, 1962).

In questi anni nascono anche le "facciate e le vetrine oscurate", Store Fronts e Show Windows, sviluppo delle vetrinette espositive (Show Cases) realizzate a Parigi nel 1963. Il principio ispiratore è più o meno lo stesso degli "impacchettamenti": stravolgere il senso comune, la normale funzione dell'oggetto, attirare l'attenzione dei passanti su cose che hanno costantemente sott'occhio e che, per questo, non notano più.

Verso la fine degli anni '60 Christo e Jeanne-Claude, la sua compagna, iniziano a realizzare progetti di portata più ampia e cominciano a impacchettare monumenti ed edifici storici, come la Torre di Spoleto o la Kunsthalle di Berna (1968), il Museum of Contemporary Art di Chicago (1969). Da lì al paesaggio il passo è breve. Nascono la Wrapped Coast, Little Bay, One Million Square Feet (1969), in Australia, la Valley Curtain, Grand Hogback, Rifle (1972), in Colorado, la Running Fence, Sonoma and Marin Counties (1976), in California, Surrounded Islands, Biscayne Bay (1983), a Miami, e così via. La loro ragion d'essere è l'intervento sull'ambiente, il tentativo di evidenziare certe caratteristiche naturali, ma anche, e soprattutto, la voglia di realizzare un grande progetto corale. Effimero, ma di grande impatto emotivo.

Da allora ad oggi Christo e Jeanne-Claude hanno continuato a produrre progetti urbani e interventi sul paesaggio. Tra gli esempi più noti, si possono citare The Pont Neuf Wrapped (1985), a Parigi, The Umbrellas (1991), in Giappone, Wrapped Reichstag (1995), a Berlino, The Wall, 13,000 Oil Barrels, Gasometer (1999), a Oberhausen, in Germania, The Gates (2005) al Central Park di New York.
Dal 1992 stanno lavorando a Over the River, un progetto che prevede la copertura di un tratto del fiume Arkansas, in Colorado e, questa mostra consente ai visitatori di scoprire in anteprima le idee e le proposte che i due artisti hanno elaborato in vista di questa realizzazione.

Il catalogo, edito da Skira, ripercorre tutto il percorso creativo di Christo e Jeanne-Claude focalizzando l'attenzione dei lettori sulle opere dei primi anni di produzione artistica (1958-1968) e sui progetti realizzati in spazi pubblici. I testi si devono a Rudy Chiappini, Albert Elsen, Molly Donovan, Werner Spies.

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