Mostre di arte moderna e contemporanea
Zero Gravity. Franco Albini
Costruire le modernità
28 settembre - 23 dicembre 2006
Triennale
Viale Alemagna 6, Milano
Tel. 02-724341
Orari: mar-dom 10:30-20:30, lunedì chiuso
La Triennale di Milano ricorda il centenario della nascita dell'architetto, designer e urbanista Franco Albini (1905-1977) con una grande mostra, che ripercorre le tappe principali della sua carriera e permette di conoscere le sue opere più significative.
L'iniziativa, promossa dalla DARC (Direzione Generale per l'Architettura e l'Arte Contemporanee), è coordinata con l'omaggio che altre due città, Torino e Genova, dedicano ad altri due importanti protagonisti dell'architettura italiana del '900: Carlo Mollino (1905-1973) e Ignazio Gardella (1905-1999).
Ad accomunare questi tre personaggi non sono soltanto la data di nascita, l'ossessione per il disegno, l'attenzione per i materiali e le tecniche costruttive, l'atteggiamento di ribellione ai rigidi canoni razionalisti, ma soprattutto, l'interesse per i cambiamenti e le esigenze della società italiana, anche se poi ognuno di loro ha declinato questi elementi secondo la propria sensibilità e il proprio stile.
Franco Albini nasce a Robbiate, in provicia di Como, e studia al Politecnico di Milano, dove si laurea nel 1929. L'anno successivo ha già un suo studio.
Nel 1932, insieme a Renato Camus e Giancarlo Palanti, elabora il progetto per il quartiere milanese di San Siro, che è il primo di una lunga serie di interventi cittadini, la maggior parte dei quali di edilizia popolare (quartieri: Fabio Filzi, 1936; Gabriele D'Annunzio, 1938-40; Ettore Ponti, 1938-41).
Il suo campo di intervento primario è comunque legato agli arredamenti di interni e agli allestimenti. È qui, infatti, che riesce a dar vita alle soluzioni più geniali e innovative, come testimoniano i lavori realizzati per la Triennale di Milano del 1933, la Sala dell'Areonautica del 1934 e la Fiera Campionaria del 1935.
Matura in questi anni l'interesse di Albini per la creazione di manufatti concreti e, al tempo stesso, "eterei". Sono il frutto di un atteggiamento ideologico e concettuale che diventa leggerezza di stile.
La semplicità è all'origine anche di alcuni pezzi di design, che Albini progetta in questi anni, il radioricevitore Securit (1938), ricoperto da due semplici lastre di vetro, che lasciano scoperti tutti i meccanismi, e la libreria Il veliero (1938-1940), che sembra reggersi su un equilibrio precario, ma è frutto di un lungo studio sulla funzione degli elementi portanti.
Lo stesso sradicamento, la stessa leggerezza di intenti, caratterizza anche gli esperimenti museografici di Albini, che, con quelli di Scarpa, segnano un vero e proprio cambiamento di rotta nella concezione degli spazi museali e dei loro allestimenti.
Gli interventi più riusciti li realizza a Genova, dove procede alla risistemazione di Palazzo Bianco (1949-51), Palazzo Rosso (1952-62) e del Museo del Tesoro di San Lorenzo (1952-56).
L'interesse di Albini per l'architettura e l'arredamento di interni, si accompagna a quello per l'urbanistica e l'insegnamento. A partire dal 1949, tiene, infatti, diversi corsi alle Università di Venezia e Torino, e al Politecnico di Milano.
Molti anche i premi, tra cui il Compasso d'Oro del 1955 per la sedia Luisa e il Compasso d'Oro del 1963 per il progetto de La Rinascente di Roma (1957-1961), realizzata insieme a Franca Helg.
La mostra allestita in Triennale segue un andamento cronologico, ma ha anche uno sviluppo tematico, per sezioni. Gli argomenti più interessanti riguardano "La Città Nuova" e lo spazio sociale, "L'architettura degli allestimenti", "Gli oggetti dell'abitare", "L'arte del porgere" e l'esperienza museale.
Spunti di riflessione arrivano anche dalle altre sezioni, che cercano di inquadrare Albini ponendolo a confronto con altri architetti italiani (Mollino, Gardella, Ridolfi, Scarpa, Michelucci, Libera, Moretti) e inserendolo nel più vasto contesto dell'architettura milanese, segnata dall'esistenza della rivista "Casabella", ed europea.
Quello che viene fuori è il ritratto di un uomo intelligente e di grande levatura morale, che, si segnala per l'attualità del suo pensiero. Per tutta la vita, infatti, abbandonati i moduli di un rigido e sterile razionalismo, ha cercato di rispondere alle esigenze del suo tempo provando e sperimentando diverse soluzioni, senza dimenticare che tutto questo lavoro gli avrebbe procurato "lunghe inquietudini e momentanee felicità". A spingerlo su questa strada era la voglia di inventare qualcosa di nuovo e dar vita a un mondo senza peso, liberato dalla gravità della materia.
La rassegna, che, proprio per questo, si intitola "Zero Gravity", è curata da Fulvio Irace, che ha coordinato un pool di studiosi ed esperti (Matilde Baffa, Federico Bucci, Silana Annichiarico, Marco Albini, Augusto Rossari, Marco Mulazzani, Orietta Lanzarini, Claudia Conforti), che si sono occupati delle diverse sezioni. L'allestimento si deve invece a Renzo Piano, che, ispirandosi al pensiero di Albini, di cui è stato allievo, ha creato per la Triennale una ragnatela di sottili cavi d'acciaio, sostegno aereo e impalpabile per fotografie, disegni e progetti.
Altre importanti realizzazioni di Albini si possono vedere in giro per la città. A Milano, ci sono, infatti, diversi edifici e quartieri che portano la sua firma. Del suo Studio sono inoltre le finiture, la segnaletica e i corrimano delle linee 1 (Rossa) e 2 (Verde) della Metropolitana Milanese, che, nel 1964, hanno vinto un altro Compasso d'Oro.