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A trent'anni dall'ultima esposizione italiana, quella di Villa Medici, il Palazzo dei Diamanti di Ferrara dedica una grande mostra ad André Derain (1880-1954), che è stato uno dei protagonisti delle avanguardie europee di inizio '900.
La rassegna, che può contare sui prestiti di importanti musei internazionali, come il Centre Georges Pompidou e il Musée d'Art Modern de la Ville di Parigi, lo Statens Museum for Kunst di Copenhagen, la Tate di Londra, la Pierre and Gaetana Matisse Foundation Collection di New York, il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, ripercorre tutte le fasi della carriera artistica di Derain, dal 1899 alla morte. Spiccano per intensità il periodo fauve, quello cubista, e il momento del "ritorno all'ordine".
André Derain nasce nei dintorni di Parigi, e precisamente a Chatou, in quella può essere considerata una sorta di comunità di artisti, ed è qui che prende le prime lezioni di disegno.
Nel 1898 si trasferisce nella capitale e si iscrive all'Académie Carrière, dove conosce un altro artista di talento, di poco più vecchio: Henri Matisse.
A due anni più tardi risale l'incontro con Maurice de Vlaminck, che diventa l'altro suo grande amico e col quale apre uno studio a Chatou. In breve tempo, i tre artisti diventano inseparabili.
Nel 1904 Derain entra in contatto con un altro personaggio, che avrà grande importanza nella sua vita, il poeta Guillaume Apollinaire, di cui illustrerà diverse opere. La fortuna lo assiste anche l'anno seguente. Grazie a Matisse, infatti, conosce il mercante Ambroise Vollard, che compra in blocco tutte le opere del suo studio.
Il 1905, comunque, deve essere ricordato anche per un altro fatto, di estrema importanza per la storia dell'arte: la nascita del Fauvisme, o meglio il riconoscimento della sua esistenza, dato che ciò che caratterizza questa "scuola" innovativa, "capeggiata" da Matisse, era in atto da tempo.
Il nome viene inventato dal critico Louis Vauxcelles, che, dopo aver visto le opere di Matisse, Vlaminck, Derain e altri giovani artisti (Manguin, Marquet, van Dongen ecc) al Salon d'Automne, decide di chiamarli col termine "fauves" (belve). Ad accomunarli è la ricerca sul colore e l'audace sperimentalismo cromatico.
I "fauves" optano per questo genere di pittura libera e diretta, che molto deve anche all'arte primitiva, dopo aver meditato le ricerche portate avanti dagli Impressionisti, e le soluzioni adottate da van Gogh, Seurat e Gauguin. Non mostrando nessun interesse per la rappresentazione della realtà, proclamano l'autonomia del quadro da ogni riferimento naturalistico, la semplificazione delle forme, la violenza espressiva dei colori, stesi in tonalità pure. Il loro scopo è quello di trasmettere le emozioni e le sensazioni, di dipingere la vita.
Di questo periodo straordinario che vede la formazione di Derain, il suo sodalizio artistico con Matisse e Vlaminck, la sua affermazione tra i "fauves", la mostra presenta dei veri capolavori, Il funerale (1899 ca.) della Pierre and Gaetana Matisse Foundation, Le rive della Senna a Pecq (1904), I dintorni di Collioure (1905) e Le due chiatte (1906) del Centre Pompidou, la Donna in camicia (1906) dello Statens Museum di Copenhagen, il Ponte di Waterloo (1906) del Museo Thyssen, che l'artista dipinge per Vollard durante un viaggio a Londra.
Di ritorno dall'Inghilterra, Derain si trasferisce a dipingere all'Estaque, dove conosce Pablo Picasso. L'amicizia con l'artista spagnolo continua anche dopo il ritorno a Parigi e, grazie a lui, Derain, cambia anche mercante trasferendo la cura dei suoi affari a Daniel-Henri Kahnweiler.
In questi anni Derain subisce sempre più fortemente il fascino dell'arte primitiva e della pittura di Cézanne. Queste sue preferenze trovano realizzazione in una serie di splendide xilografie e di statue in pietra, tra cui il Nudo in piedi (1907) del Centre Pompidou, che è esposto a Ferrara.
La progressiva semplificazione delle forme e la frequentazione di Picasso e Braque lo inducono ad avvicinarsi al Cubismo. È il periodo delle nature morte (Natura morta sul tavolo, 1910) e dei paesaggi (Paesaggio a Martigues, 1908).
Le nature morte, ma anche i ritratti, sono protagonisti anche di quello che viene chiamato "periodo gotico" (1912-14) perché si caratterizza per la realizzazione di immagini di ispirazione medioevale. Appartengono a questo momento della sua carriera, che esercitò un fascino notevole su artisti e poeti, opere come il Ritratto di Lucie Kahnweiler (1913) e la Natura morta con tavolozza (1914). |
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La guerra porta Derain in prima linea, ma la sua carriera non si arresta. Nel 1916, infatti, Paul Guillaume gli organizza una personale.
Tornato a Parigi, l'artista porta a termine le illustrazioni per il primo libro di Breton, Mont de pieté, e comincia a lavorare per Diaghilev disegnando le scenografie per La Boutique fantastique (1919), che sarà la prima di molte commissioni teatrali, realizzate per l'impresario russo e per molti altri.
Nel 1928 Derain vince il Carnegie Prize e comincia a esporre in giro per il mondo. Nel 1928 è a Londra, nel 1929 a Berlino, Francoforte e Düsseldorf, nel 1930 a New York e Cincinnati.
Negli anni '30, la sua pittura subisce una drastica svolta. Come molti altri artisti d'avanguardia, sente il bisogno di un ritorno all'ordine, al classico. Il cambiamento era nell'aria da tempo, e a questo aveva contribuito sicuramente il viaggio in Italia del 1921, che gli aveva permesso di vedere dal vivo l'arte rinascimentale e i mosaici romani.
Le sue scelte e la sua reinterpretazione dei grandi maestri del passato più o meno recente - Tiziano, David e Renoir - destano sconcerto tra il pubblico, la critica e anche tra gli amici. Nel 1931, viene pubblicato pure un libro, intitolato Pour et Contre Derain. Nonostante questo, continuano a invitarlo alle mostre ed espone alla Kunsthalle di Berna nel 1935 e al Petit Palais nel 1937.
Appartengono a questi anni, Due nudi e Natura morta (1935) del Musée d'art moderne di Troyes, la Natura morta (1938-43 ca.) della Tate e la Natura morta con zucca (1939) del Santa Barbara Museum of Art, che mostra un evidente riferimento alle opere dei maestri olandesi.
Il crollo della popolarità Derain lo raggiunge durante l'occupazione nazista. Le sue opere, infatti, apprezzatissime dai tedeschi, gli guadagnano un invito ufficiale in Germania, che onora nel 1941. Un fatto che viene scambiato per simpatia e decreta la fine della sua notorietà e l'inizio di un lungo periodo di dimenticanza.
L'artista continua comunque a esercitare la sua attività dedicandosi con interesse crescente all'illustrazione di libri e alla realizzazione di scenografie.
La mostra allestita a Ferrara si chiude con le grandi composizioni decorative che Derain realizza a partire dal 1935 e che testimoniano la sua straordinaria sensibilità nel rendere la luce e la materia. Autoritratto con pipa, datato 1953, ci consegna la sua immagine l'anno prima della morte, avvenuta a Garches nel 1954.
La rassegna è curata da Isabelle Monod-Fontaine. Dopo Ferrara, andrà a Copenhagen e sarà esposta allo Statens Museum for Kunst, che ha collaborato alla sua realizzazione. |