Mostre di arte moderna e contemporanea

All in the present must be transformed: Matthew Barney and Joseph Beuys

6 giugno - 2 settembre 2007

Collezione Peggy Guggenheim
Palazzo Venier dei Leoni - San Gregorio 701, Venezia
Info. 041-2405411
Orari: 10-18, martedì e 25 dicembre chiuso

Cos'hanno in comune l'artista americano Matthew Barney e il tedesco Joseph Beuys?
Per dare una risposta a questa domanda, che, a prima vista, potrebbe sembrare un po' oziosa e priva di fondamento, la Collezione Guggenheim ha sbaraccato parte della sua splendida raccolta d'arte moderna dando vita a un'operazione oltremodo coraggiosa. Si tratta infatti di due autori molto particolari, che il pubblico generico potrebbe trovare noiosi e difficili da capire.
Eppure la rassegna, curata da Nancy Spector, funziona e riesce a porre in risalto le affinità esistenti tra questi due "sciamani" contemporanei, che hanno cercato di abbattere le barriere esistenti tra arte e vita ricordando al mondo quanto sia importante la creatività. Attraverso le azioni infatti si sprigiona energia, si compiono trasformazioni, si dà sfogo alla libertà.

Cercando di evidenziare i punti di incontro tra i due artisti, la mostra si concentra sugli studi e i disegni che sono alla base delle loro performance, sull'uso metaforico che essi fanno dei materiali (grasso, feltro e miele per Beuys, vaselina e petrolio per Barney) e sul modo in cui documentano le loro azioni. Entrambi infatti conservano gli oggetti utilizzati in apposite vetrine e affidano il ricordo delle operazioni effettuate a fotografie, filmati e registrazioni video. Talvolta realizzano anche elementi scultorei che esemplificano e riassumono in forma statica e riconoscibile momenti importanti e significativi delle loro azioni.

La visione dei loro lavori aiuta a mettere in luce anche le differenze, che dipendono da fatti personali e impostazioni filosofiche, ma anche dalla loro appartenenza a luoghi e generazioni diverse.
L'operazione di Beuys, che ha vissuto l'esperienza della guerra e la divisione della Germania, appare infatti molto più marcata dal punto di vista politico e sociale, mentre quella di Barney, che ha un passato da atleta, sembra decisamente più legata al mondo d'oggi, in cui contano soprattutto la spettacolarità delle azioni e il narcisismo dei singoli, l'attenzione per il corpo e la sessualità. Non a caso, Cremaster, il suo ciclo più noto, deve il nome a un muscolo dell'organo riproduttivo maschile, anche se poi l'operazione si carica di riferimenti biografici e mitologici.

La rilevanza di Beuys e del suo messaggio, che ha valenza artistica, ma anche morale, civile ed ecologica, viene ricordata anche dalla Biennale, che propone, allo Spazio Thetis dell'Arsenale, 100 giorni di conferenza permanente in memoria di una delle sue azioni più note, Living Sculpture, proposta a Kassel nel 1977.

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