Mostre di arte moderna e contemporanea

Che Guevara: rivoluzionario e icona.
The Legacy of Korda's Portrait

26 giugno - 16 settembre 2007

Triennale Bovisa - TBVS
Via R. Lambruschini 31, Milano
Tel. 02-724341
Orari: mar-dom 11-24, lunedì chiuso

Il 5 marzo 1960, Alberto Korda (Alberto Díaz Gutièrrez, 1928-2001), che era il fotografo personale di Fidel Castro, ma in passato aveva lavorato nel campo della moda e della pubblicità, si trovava al Cimitero Colón dell'Avana per riprendere i funerali dei cubani uccisi nell'esplosione del mercantile francese La Coubre. Sul palco delle autorità spiccavano Castro, Guevara, Sartre e Simone de Beauvoir.

Korda, che impugnava la sua fedele Leica, inquadrò il "Che", vide il suo sguardo fiero, triste e corrucciato e scattò due foto. Una la scartò quasi subito, l'altra decise di stamparla eliminando tutto ciò che c'era intorno.
Nacque così l'immagine del "Guerrillero Heroico", che è diventata una delle fotografie più diffuse e manipolate della storia. Il suo volto, il basco, la stella, sono stati, infatti, per molti anni il simbolo della ribellione, della protesta, della lotta per la libertà. E non cessano di esserlo neppure oggi, anche se questa immagine è stata sottoposta a innumerevoli trasformazioni ed è entrata a far parte del mondo della cultura popolare, della moda, delle celebrità.

La mostra allestita alla Triennale Bovisa offre l'opportunità di vedere la fotografia originale di Korda e di conoscere la storia di quest'immagine, che, dopo due fugaci apparizioni del 1961 su "Revolución", ricomparve soltanto nel 1967, qualche mese prima della morte del "Che". A pubblicarla ci pensarono "Paris Match" e Giangiacomo Feltrinelli, che la usò per realizzare dei poster e la copertina di Rivoluzione nella Rivoluzione di Régis Debray, allora rinchiuso nelle prigioni boliviane. Anche l'artista irlandese Jim Fitzpatrick la fece sua. Ne ricavò dei manifesti per alcuni gruppi politici irlandesi, spagnoli, francesi e olandesi.
La definitiva consacrazione del "Guerrillero Heroico" si ebbe però soltanto il 18 ottobre 1967, quando fu riprodotta sullo striscione esposto nella Plaza de la Revolución dell'Avana, dove Fidel Castro riconobbe ufficialmente la scomparsa di Ernesto Che Guevara.
Il carisma del personaggio, la sua morte violenta, la situazione cubana, trasformarono questa immagine nell'emblema della rivoluzione, della lotta contro la tirannia e l'oppressione.

Appesa nelle camere degli adolescenti di mezzo mondo, divenne il simbolo del '68 e di tutti i movimenti di protesta dall'America Latina all'Asia, dall'Europa al Medio Oriente. Ormai non era più soltanto un ritratto, ma l'immagine di un'idea. E viveva di luce propria senza che il suo autore volesse o potesse rivendicare diritti e paternità.
Del resto, la cosa non lo interessava affatto. Secondo lui, infatti, "le grandi immagini sono nell'aria, appartengono a tutti, volano libere e si posano ovunque trovino menti aperte, disposte ad accoglierle e custodirle".
Una dichiarazione che sembra fatta apposta per il mondo dell'arte, che non tardò ad appropriarsi di quell'icona e a esporre i suoi "cloni" all'interno di gallerie e musei.

Molte di queste opere, realizzate da artisti, fotografi e grafici di talento, come Vik Muniz, Pedro Meyer, Martin Parr, René Burri, Raul Ortega, Josef Koudelka, Marcos Lopez, Annie Leibovitz ecc., sono esposte proprio qui, in questa rassegna. Accanto a loro, spiccano magliette, sigari, bottiglie, francobolli, monete e un incredibile guazzabuglio di oggetti di ogni tipo, che farà storcere il naso ai nostalgici del "Che", ma è il risultato di quell'atteggiamento consumistico, oggi così diffuso, per cui tutto si può, e si deve, comprare e vendere, persino gli ideali e i sogni.
Chissà cosa ne penserebbe Korda. Per quanto si sa, si lamentò solo una volta, quando la sua foto venne utilizzata per reclamizzare una marca di vodka. Riteneva, infatti, che quella operazione potesse ledere la reputazione del "Che" e intaccare gli ideali in cui credeva.

La rassegna, già vista a New York, Città del Messico e Londra, è stata curata da Trisha Ziff in collaborazione con il California Museum of Photography di Riverside. Dopo Milano, si trasferirà all'Institut de Cultura di Barcellona.

Per chi ama fare tardi, ricordiamo che la mostra è aperta fino alle 24 e che, a partire dalle 20, la Triennale Bovisa ospita l'Havana Hora, dedicata a "El Culto a la Vida".
Chi preferisce l'arte, può vedere invece un'altra mostra, "La Trilogia del Sacro Selvaggio", dedicata al fotografo francese Gérard Rancinan.

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