Mostre di arte moderna e contemporanea
Enzo Cucchi
9 giugno - 7 ottobre 2007
Museo Correr
Piazza San Marco 52, Venezia
Info. 041-5209070
Orari: 10-19
Se la Biennale in corso ricorda Giovanni Anselmo e Giuseppe Penone, due tra i principali esponenti dell'Arte Povera, il Museo Correr rende omaggio a un altro artista italiano di rilevanza internazionale. Si tratta di Enzo Cucchi, che, negli anni '80, ha fatto parte della Transavanguardia, un movimento sui generis, nato grazie a una felice intuizione di Achille Bonito Oliva che, prendendo spunto da quanto stava accadendo all'estero, dove dominava il pensiero postmoderno, decise di dar vita a un gruppo di artisti eterogenei accomunati dall'eclettismo delle proposte e dalla tendenza al "nomadismo culturale".
Al di là di quello che si potrebbe pensare, infatti, Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De Maria e Mimmo Paladino sono uniti soltanto dal desiderio di tornare a utilizzare i linguaggi artistici tradizionali (pittura, scultura, disegno, affresco) e opporsi alle tendenze minimal e concettuali che li hanno preceduti. Per il resto, ognuno di loro sviluppa una propria simbologia e un proprio stile, che attraversa liberamente diversi generi, citando a piene mani sia l'arte del passato che quella presente, ma soprattutto quella provinciale e nazionale. Molti sono, infatti, i riferimenti al Novecento italiano, alla Metafisica, alla pittura degli anni '30 e '40.
Anche se in seguito l'artista allargherà la gamma dei suoi interventi alla scultura e alla scenografia, la mostra allestita a Venezia si concentra sull'attività pittorica di Cucchi ripercorrendo le tappe della sua carriera dai lavori espressionisti degli anni '70 alle opere strettamente contemporanee, che testimoniano il suo omaggio ai grandi artisti del passato, van Gogh e Picasso in testa.
Visitando le sale del museo, strutturate in senso cronologico, si viene catapultati nel suo mondo onirico e visionario, carico di simboli e immagini che appartengono alla natura, alla storia, alla cultura, alle leggende e alle tradizioni della sua zona d'origine. Le sue fonti di ispirazione sono le colline e le chiese delle Marche, i suoi maestri Scipione e Licini. I titoli, evocativi e poetici, ricordano il suo amore per la letteratura.
I primi lavori di Cucchi si caratterizzano per l'uso di colori squillanti e l'adozione di materiali non pittorici, che per ora sono saltuari, ma in seguito diventeranno molto più frequenti dando vita a vere e proprie installazioni. I soggetti sono cani, navi, case, alberi. Temi che riprenderà anche nei quadri successivi, dove fanno la loro comparsa anche uomini, angeli e uccelli e dove prevalgono toni più spenti e suggestioni surreali e metafisiche.
Il colore e l'inserzione di materiali come ceramica, legno, ferro ecc. tornano sul finire degli anni '90. È il momento del "coraggio", dei "paesi ardenti", delle "montagne rosse", dei "teschi", che diventano sempre più copiosi. Dislocati all'interno e intorno al quadro esprimono la totalità del suo immaginario che, accanto alla vita, deve dar spazio anche alla morte, al dolore fisico e mentale, alla malattia, al martirio.
Con l'inizio del nuovo secolo, nelle sue opere torna a prevalere il nero, ma la pennellata diventa meno impetuosa e il colore perde matericità. Cucchi si avvicina alla tecnica dell'acquerello e introduce nelle sue opere riflessioni di tipo politico.
Nelle ultime opere torna a guardare al mondo dell'arte. Cita Picasso e van Gogh e mentre rielabora i loro lavori, cambia anche il modo di stendere i colori, quasi che a dipingere non sia più lui ma i grandi maestri del passato.
Il fatto che le sue opere siano presenti nelle collezioni di istituzioni così importanti, conferma la straordinaria fortuna critica di questo autore, che è unanimemente considerato uno dei più interessanti del panorama artistico italiano contemporaneo.