Mostre di arte moderna e contemporanea
TIMER 01. Intimità/Intimacy
29 marzo - 10 giugno 2007
Triennale Bovisa - TBVS
Via R. Lambruschini 31, Milano
Tel. 02-724341
Orari: mar-dom 11-24, lunedì chiuso
Gli artisti, che sono dotati di una sensibilità particolare, sono sempre stati tra i primi a rendersi conto dei cambiamenti e, molto spesso, li hanno addirittura anticipati. Le loro opere rappresentano quindi una sorta di cartina al tornasole del mondo in cui viviamo, di ciò che ci tormenta e ci opprime, ci rende felici o ci fa sperare.
Nel '900, che è stato un secolo di grandi drammi e di grandi cambiamenti, è successo più volte che l'arte si facesse interprete del sentire comune. Il primo dopoguerra ha avuto come risvolto il ritorno all'ordine, al rigore, alla tradizione. Il secondo dopoguerra ha portato alla ribalta l'Informale e l'Espressionismo astratto. Gli anni '60 e il boom economico hanno trovato un riscontro nella Pop Art.
Arrivando più vicini a noi, non si possono dimenticare i riflessi che hanno avuto sull'arte la comparsa dell'AIDS, la caduta del Muro di Berlino (1989) e l'attentato terroristico del 2001.
A quest'ultimo, drammatico evento, che ha portato a una vera e propria lotta tra culture e a un clima di sospetto e paura nei confronti dei "diversi da noi", si sono ispirati i curatori di questa mostra, Demetrio Paparoni e Gianni Mercurio, che hanno cercato di capire cosa sia cambiato nel mondo dell'arte dopo l'11 settembre.
Il risultato della loro ricerca, per certi versi sconvolgente, è che gli artisti sono diventati più conservatori, più legati al proprio linguaggio e hanno smesso di cercare il nuovo. Secondo loro, infatti, mentre un tempo, quando parte dell'umanità era bloccata dietro a un muro, gli artisti si sentivano socialmente responsabili di ciò che stava accadendo e lottavano per la libertà con la forza dell'inventiva e dell'intelletto, ora che questo diritto sembra garantito a tutti (almeno in Occidente), non resta loro nient'altro che ripiegare su se stessi e difendere i propri valori, minati sotto diversi punti di vista, che sono politici, religiosi e anche culturali.
Una conclusione che ci lascia un po' perplessi e che pensiano si possa condividere soltanto in parte. Se infatti l'11 settembre non sembra aver prodotto grosse novità, dato che si è abbattuto sull'Occidente come un fulmine a ciel sereno e ha avuto un impatto mediatico così forte da non richiedere, probabilmente, ulteriori interventi, non si può comunque dire che gli artisti siano completamente assorbiti in se stessi e non si interessino a quello che sta accadendo nel mondo. Mai come in questo periodo, infatti, come conferma anche "Emergenze", la rassegna aperta proprio in questi giorni a Milano, l'arte si è mostrata così vicina al sociale con esiti spesso originali e innovativi.
Di questo, del resto, devono essere convinti anche gli organizzatori di questa mostra, dato che hanno previsto, per il futuro, altre due puntate di "Timer", dedicate al rapporto che l'artista intrattiene con gli altri e con l'ambiente.
A parte queste considerazioni, che sono di ordine generale, quando si visita la mostra allestita alla Triennale Bovisa, che si apre con un bellissimo trittico di Jenny Saville, si ha davvero l'impressione di vedere ancora una volta le stesse cose, come se niente di grave fosse accaduto e gli artisti avessero continuato ad andare per la loro strada. Molte sono inoltre le citazioni e i rimandi agli artisti del passato, più o meno recente. È questo il caso, per esempio, di Jake and Dinos Chapman, per i quali viene spontaneo il riferimento a Bosch, oppure di Gregory Crewdson, che propone scenari e tematiche affini a quelle di Hopper. Le opere più interessanti, sono comunque quelle di Daniel Canogar, Michal Rovner, Atelier van Lishout, Loris Cecchini, Vik Muniz, Tony Oursler, Wang Qingsong, Mark Wallingser, Berlinde de Bruyckere, Tom Friedman ed Erwin Wurm.
Tra gli argomenti più trattati dopo il 2001, spiccano la morte e la maternità, da sempre inizio e fine di ogni storia, personale e dell'umanità. Sintomo di un richiamo al presente, fatto di lotte, drammi e malattie, ma anche di speranza nel futuro, campo di manovra delle nuove generazioni.
Da non perdere assolutamente è la sezione video, ospitata sul piazzale, all'interno di diversi container. È qui, infatti, che si trova la parte più originale dell'esposizione, quella in cui sono riuniti lavori di fronte ai quali è difficile rimanere indifferenti e non provare forti emozioni. Basti pensare a Strange Fire di Sylvie Fleury, dove una sofisticata donna dai tacchi a spillo, che simboleggia l'America, distrugge con rabbia delle bolle di vetro che cercano di emergere dal pantano in cui stanno vivendo, Dance Macabre di Nathalie Djurberg, dove, in un contesto decisamente "pulp", personaggi dalla pistola facile si scontrano e si uccidono su un pavimento a quadrettoni bianchi e neri (scacchiere del mondo?) salvo poi rialzarsi e ballare allegramente insieme, oppure Fuori di Eva Marisaldi dove due palme (una di nome George) parlano del vento e dei temporali, con richiami evidenti a una delle più belle e toccanti canzoni di Dylan e alle deleterie campagne nel deserto, mentre un aereo passa minacciosamente sopra le loro teste.
Oltre a queste opere, che più o meno velatamente richiamano la guerra e le sue conseguenze, ce ne sono altre più legate alla sfera sociale o personale, al confronto con lo spazio, all'ironia. Citiamo su tutte, PESO. Four Days Living with the Chains di Regina José Galindo, Il mondo non è un panorama dei Masbedo, Fatica n. 26 di Daniele Puppi e Julie di Mika Rottenberg.
Gli artisti che hanno creato i lavori esposti in questa rassegna sono nati, salvo eccezioni importanti come quella di Louise Bourgeois, Mona Hatoum, Anish Kapoor ecc, negli anni '60 e '70. Il catalogo è edito da Skira.
Come abbiamo accennato, "Timer 01" non è una semplice esposizione. Si inserisce, infatti, all'interno di un programma triennale articolato, che si propone di registrare lo spirito del tempo attraverso il lavoro dei principali artisti contemporanei. A completare il quadro della situazione, iniziato con l'analisi della "dimensione intima dell'artista", saranno, infatti, nelle prossime edizioni, quelle del 2008 e del 2009, il rapporto tra l'artista e gli altri e la sua relazione con l'ambiente.
A questo scopo, di per sé notevole e interessante, se ne aggiunge un altro, che è quello di far riflettere sul panorama artistico contemporaneo in vista della creazione, a Milano, di un vero e proprio museo.
La Triennale Bovisa è aperta fino a tardi. Si può decidere quindi di visitare la mostra all'ora dell'aperitivo o dopo cena. Sono stati appena inaugurati, infatti, il nuovo dehor e il ristorante, gestito da un ottimo chef.