Mostre di arte moderna e contemporanea
Franco Vaccari. Col Tempo
14 febbraio - 27 maggio 2007
Spazio Oberdan
Viale Vittorio Veneto/Piazza Oberdan, Milano
Tel. 02-77406300
Orari: 10-19:30, mar e gio 10-22, lunedì chiuso. Ingresso libero il primo martedì di ogni mese
Col tempo i dolori si cancellano, la memoria si perde. Nel caso dell'arte invece pare che le cose stiano diversamente. Secondo Carrà, infatti, ci vogliono circa trent'anni perché un artista di valore sia riconosciuto come tale.
Franco Vaccari forse non è noto a tutti, ma è stato uno dei protagonisti dell'avanguardia artistica degli anni '70 e, con le sue intuizioni, ha anticipato gran parte delle ricerche successive. È giusto quindi che il suo lavoro sia conosciuto e apprezzato con una grande mostra in uno spazio pubblico.
A permetterci di scoprire il suo universo creativo è Vittorio Fagone, che, con Giacinto di Pietrantonio, direttore della GAMeC di Bergamo e consulente dello Provincia di Milano, ha deciso di rivalutare e portare all'attenzione del pubblico gli artisti attivi negli anni '70, un periodo caratterizzato da un'intensa vitalità espressiva. Un fatto quasi scontato dato che il '68 era passato da poco e che uno dei suoi dogmi era "l'immaginazione al potere", tradottasi poi nel "potere dell'immaginazione".
È sulla scia di quella rivoluzione, infatti, che gli artisti più sensibili sentono di avere delle responsabilità morali e decidono di farsi portatori di un nuovo impegno sociale, che li porta ad agire nelle strade, tra la gente, al di fuori dei luoghi deputati all'arte.
Uno dei primi in Italia a farsi carico di questo nuovo sentire è proprio Vaccari, che passa da esperienze di poesia visiva alla sperimentazione video e, poi, alle prime azioni pubbliche, le cosiddette "esposizioni in tempo reale", dove il pubblico perde la veste passiva di semplice spettatore e diventa protagonista attivo dell'evento. L'artista, infatti, si limita a ideare il progetto, a innescare la situazione e predisporre gli strumenti perché l'operazione possa andare a buon fine, ma non influisce affatto sullo svolgimento dell'azione.
Una delle operazioni più riuscite è sicuramente quella realizzata durante la Biennale di Venezia del 1972. In quell'occasione, infatti, Vaccari aveva posto, nella sala a lui dedicata, una cabina per le foto fai da te, quelle che oggi si trovano in metropolitana.
La gente, che voleva partecipare all'esposizione, doveva lasciare una traccia del proprio passaggio facendosi una foto e lasciandola a disposizione dell'artista.
Inutile dire che fu un successo e che furono davvero tante le persone coinvolte, gente comune, ma anche altri artisti. Un nome per tutti, quello di Christo, che si fece ritrarre col figlio.
L'esperimento della Biennale, nato per coinvolgere il pubblico e stabilire relazioni inedite, ma anche per criticare il sistema dell'arte, il concetto d'autore e la ritrattistica tradizionale, fu così apprezzato, che l'artista decise di estendere l'operazione negli spazi pubblici di molte altre città italiane grazie al coinvolgimento e alla complicità della ditta produttrice delle cabine self-service.
La gente era invogliata a partecipare perché pensava si trattasse di un casting cinematografico. Un sogno di notorietà che continua a essere nel cuore di tutti anche oggi, come dimostrano i reality e i talk show. Anche se, secondo Vaccari, un tempo c'era "meno cattiva coscienza".
Un'altra esperienza interessante, basata sempre sul coinvolgimento del pubblico e sull'uso della fotografia, è Maschere del 1969, in cui l'artista mette in luce la paura che molti hanno di essere scoperti, di essere trasformati da semplici comparse in protagonisti.
Le sorprese comunque non finiscono qui. Accanto a queste opere, infatti, sono esposti dipinti, fotografie, filmati e straordinari libri d'artista, che si basano su trovate concettuali e giochi di parole.
C'è anche un riferimento all'Albergo Diurno Cobianchi di Piazza Oberdan, che la Provincia vorrebbe rilevare e destinare a fini culturali. Il suo inserimento è stato voluto da Vaccari, perché gli ricorda un'azione del 1971 al Diurno di Piazza Duomo, che avrebbe voluto riproporre qui se ci fossero state le condizioni di agibilità delle sale.
La mostra, che spazia dal 1965 a oggi, è stata realizzata dalla Provincia di Milano, che da tempo mostra un'attenzione particolare nei confronti dell'arte in spazi pubblici. Ad aiutarla in questo compito è stata l'Associazione torinese a.titolo, che dal 1997, anno della sua fondazione, si sta muovendo nella stessa direzione sperimentando politiche di "cittadinanza attiva".
Il gradimento dei visitatori sarà calcolato con un'altra operazione in tempo reale. Le persone, infatti, non saranno contate ma pesate e la loro presenza verrà espressa in chili piuttosto che in numeri.
Il libro che accompagna l'esposizione, intitolato Esposizioni in tempo reale, contiene i saggi dei curatori della mostra, Vittorio Fagone e Nicoletta Leonardi, e i contributi critici di Renato Barilli e Valerio Dehò. Realizzato da Damiani Editore sotto la supervisione dell'artista, ripercorre tutte le tappe della sua carriera evidenziando le principali caratteristiche del suo lavoro, che molto hanno a che fare col tema della traccia. Per Vaccari infatti la fotografia non è riproduzione del reale, ma presenza e segnale. E le sue operazioni non riguardano momenti d'arte, ma momenti di vita. Molti lavori, del resto, non sono il frutto di complicate elaborazioni o lunghi ragionamenti, ma nascono per semplici coincidenze. In questi casi, Vaccari, al pari di Picasso, non cerca, trova. E i risultati si vedono. Dalla sua parte però ha una dote che non è da tutti. Quella di vedere al di là dell'apparenza, saper cogliere le sollecitazioni che arrivano dall'esterno e costruire qualcosa di nuovo.
Per conoscere un po' meglio Vaccari e la sua opera, lo Spazio Oberdan ha previsto un incontro con Vittorio Fagone, Nicoletta Leonardi, Renato Barilli e Daniela Palazzoli. L'appuntamento è fissato per il 27 febbraio, alle ore 21, presso la Sala cinema.