Mostre di arte moderna e contemporanea
Richard Avedon. Fotografie 1946-2004
13 febbraio - 8 giugno 2008
Forma - Centro Internazionale di Fotografia
Piazza Tito Lucrezio Caro 1, Milano
Tel. 02-58118067
Orari: 10-20, gio-ven 10-22, lunedì chiuso
Il Centro Forma conferma la sua vocazione internazionale presentando la più ampia retrospettiva mai dedicata in Italia a Richard Avedon (1923-2004), uno dei più importanti fotografi americani di tutti i tempi e anche uno dei più rivoluzionari e innovativi, come dimostrano le sue straordinarie foto di moda
La mostra, che è stata realizzata in collaborazione col Louisiana Museum of Modern Art di Humlebaek, dove questa rassegna si è appena conclusa, e l'Avedon Foundation di New York, creata nel 2005, ripercorre tutta la sua carriera artistica dagli esordi alla morte, avvenuta mentre stava lavorando per il quot;New Yorker".
Il percorso espositivo, strutturato per date e temi, si apre con le immagini che Avedon ha scattato a Parigi nel dopoguerra, quando aveva appena cominciato a lavorare per "Harper's Bazaar", dove sarebbe rimasto per circa 20 anni.
Originali e incisive riescono a trasformare le modelle, che un tempo erano considerate alla stregua di "statue senz'anima" e "manichini per abiti", in donne eleganti e raffinate, piene di vita e ironia.
Dietro questi scatti, che lo hanno reso famoso e che il più delle volte sono ripresi in esterni, in contesti particolari, c'è la scoperta del fotografo ungherese Martin Munkacsi, che per qualche tempo si era occupato di sport e aveva deciso di introdurre il movimento anche nelle foto di moda.
Alcune di queste immagini, come la celebre e affascinante Dovima with elephants, evening dress by Dior, Cirque d'Hiver, Paris (1955) sono accompagnate dalle stampe originali, che Avedon inviava ai giornali e che, in seguito, ha cercato di farsi ridare. Si tratta, infatti, di foto uniche, che hanno un grande valore documentario e artistico e possono essere considerate alla stregua di veri e propri "vintage".
Anche se per 50 anni Avedon si è occupato di moda, il suo contributo alla storia della fotografia non si è limitato a questo. Alle foto realizzate per "Harper's Bazaar", che nel 1962 gli hanno fruttato un'importante retrospettiva allo Smithsonian Institute di Washington, e a quelle scattate per altre riviste glamour e prestigiose, come "Vogue", "Rolling Stones", "Egoïste", "The New Yorker", vanno affiancate, infatti, le immagini di reportage e i ritratti, due interessi che l'artista ha continuato a coltivare per tutta la vita con risultati, anche in questi casi, eccellenti.
L'impegno documentaristico di Avedon è testimoniato in mostra da quelle che possono essere considerate le sue prime vere foto, scattate in Italia, tra la Sicilia e Trastevere, subito dopo la guerra, e dalle immagini che ci restituiscono il clima, festoso e pericoloso al tempo stesso, del Capodanno berlinese del 1989, quando il muro che divideva in due la Germania era caduto soltanto da pochi mesi e il futuro si presentava ancora molto incerto.
Lo stile e il formato di queste opere sono molto diversi tra loro. Rispecchiano climi e momenti storici differenti e, sicuramente, anche la crescita umana e professionale del loro autore. In entrambi i casi, si può tuttavia notare quell'"interesse per la condizione umana", che Avedon riteneva necessario per svolgere bene questo lavoro.
La stessa passione che Avedon metteva quando realizzava le foto di moda, si riscontra anche nei suoi ritratti, che sono davvero tanti e trovano in questo contesto ampio spazio. Alle immagini toccanti del padre, che si spegne poco a poco colpito da una grave malattia, si accompagnano, infatti, foto di cantanti (i Beatles, Bob Dylan, Bjork), musicisti (Louis Armstrong, Igor Stravinsky), attori (Charlie Chaplin, Marilyn Monroe, Buster Keaton, Anna Magnani), artisti (Marcel Duchamp, Alberto Giacometti, Francis Bacon), scrittori (Truman Capote), politici e uomini di Stato (Malcom X, i duchi di Windsor, Ronald Reagan, Henry Kissinger e gli altri personaggi della serie "The Family"), persone semplici, come minatori, agricoltori, giostrai e vagabondi.
Ogni ritratto è il frutto di un incontro tra l'autore e il soggetto e Avedon riesce a darci di ogni individuo la giusta dimensione, pubblica e privata, realizzando immagini vive, che svelano l'anima e si imprimono nella memoria.
Quelle che stupiscono maggiormente sono le foto scattate alla gente comune, che fa di tutto per non sembrare quella che è. Si trovano qui, infatti, gli sguardi più intensi e le maggiori caratterizzazioni, anche se spesso ciò che appare non corrisponde affatto alla realtà e solo la didascalia aiuta a scoprire la verità.
Come nelle foto di moda di tanti anni prima, anche in questo caso Avedon crea. Non si tratta però di una scena o un contesto, ma di una falsa identità.
A partire dal 1969, Avedon realizza i suoi ritratti su fondo bianco, eliminando qualsiasi cosa che possa distoglierlo dal soggetto. Punta tutto sullo sguardo, sul volto, sulla posizione della persona nella fotografia.
Il contorno nero, che copre quasi completamente i bordi delle immagini, racchiude le figure all'interno di una cornice, donando a queste ritratti la dignità di un dipinto, opera di un grande pittore. Ed è proprio così che lo ricorda Donatella Versace, che lo ha conosciuto bene. Secondo lei, infatti, Avedon, che era un perfezionista ed era attentissimo ai dettagli, usava la luce proprio come un artista usa un pennello.
Un grande pannello, esposto nella sala centrale, offre un'immagine curiosa e irriverente della Factory di Andy Warhol. Le sue dimensioni richiamano alla mente un'altra trovata di Avedon. Già nel 1962, infatti, l'artista aveva dato vita a una fotografia a collage lunga 30 metri. Un formato eccentrico e innovativo, soprattutto per quegli anni.
La rassegna, curata da Helle Crenzien in collaborazione con Alessandra Mauro, è affiancata da alcuni incontri di approfondimento, che aiutano a conoscere la figura e l'opera di Richard Avedon, e da un filmato, che si apre con la mostra di Milano di tanti anni fa e racconta diversi momenti della vita di questo grande fotografo. Dopo Milano, si sposterà a Parigi (Jeu de Paume), Amsterdam (FOAM Fotografiemuseum), Berlino (Martin-Gropius-Bau) e San Francisco (SFMOMA). Alla sua realizzazione ha contribuito anche Versace, uno dei grandi nomi della moda italiana, che ha lavorato a lungo con Avedon.
Per avere un assaggio delle opere di questo artista, si può guardare il sito della Richard Avedon Foundation, che è diretta da Norma Stevens.