Mostre di arte moderna e contemporanea
Giacomo Balla. La modernità futurista
14 febbraio - 2 giugno 2008
Palazzo Reale
Piazza Duomo 12, Milano
Tel. 02-804062
Orari: lun 14:30-19:30, mar-dom 9:30-19:30, gio 9:30-22:30
Giacomo Balla
Senza titolo (Studio per Compenetrazione iridescente radiale - vibrazioni prismatiche)
1913-14
tempera su carta, cm. 40x54
Nella folta schiera dei futuristi, molti dei quali morti giovanissimi o in guerra, spicca la figura di Giacomo Balla, che, sebbene non sia stato uno dei primi a far proprie le idee di Marinetti, ha avuto comunque un posto fondamentale all'interno del movimento e ne ha seguito gli sviluppi fino agli anni '30. L'altro grande protagonista di questo gruppo d'avanguardia, il pittore e scultore Umberto Boccioni, che tra l'altro era stato suo allievo, era scomparso infatti troppo presto per partecipare alle esperienze di quello che viene solitamente definito come "secondo futurismo".
La città di Milano, che ha avuto una parte importante nell'evoluzione di questo movimento e che si appresta a celebrare il centenario della promulgazione del primo e fondamentale manifesto futurista, avvenuta a Parigi nel 1909, dopo aver proposto una rassegna su Boccioni, ha deciso di dedicare una retrospettiva anche a Balla.
La mostra, curata da Giovanni Lista, Paolo Baldacci e Livia Velani, non si limita tuttavia a proporre i lavori che l'artista torinese ha realizzato durante il suo periodo di militanza futurista. Parte infatti dal 1900, quando Balla, che nel frattempo si era stabilito a Roma, creava straordinarie opere di tipo divisionista, scevre però da componenti mistiche e simboliste.
In questi dipinti, che trattano prevalentemente temi legati al mondo familiare (La madre, 1901; Elisa sulla porta, 1904; Affetti, 1910) o sociale (Fallimento, (1902); La giornata dell'operaio, 1904) e vedute urbane (Villa borghese - Parco dei Daini, 1910) e si distinguono per la presenza di audacissimi tagli di derivazione fotografica, che molto devono alla scoperta di autori come Muybridge e Marey, è già evidente quell'interesse per la resa degli effetti di luce e il dinamismo, che l'artista porterà avanti con successo e originalità anche negli anni successivi.
La rassegna, che segue un andamento cronologico, è strutturata in 5 sezioni. Dopo "Divisionismo e visione fotografica" è la volta infatti di "Analisi del movimento", "Ricostruzione futurista dell'universo", "Arte-azione futurista", "Energie e sensazioni". Si entra quindi nel vivo dell'esperienza futurista di questo autore.
Nel 1909 Marinetti pubblica a Parigi, su "Le Figaro", il primo Manifesto futurista. Elogia la bellezza dell'automobile, della velocità, il fervore notturno dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche, le stazioni ingorde, i piroscafi avventurosi, il volo scivolante degli aeroplani...
Balla rimane colpito da queste idee e decide di aderire a questo programma, già fatto proprio da Boccioni, Russolo e Carrà.
L'incontro e il confronto tra questi artisti, cui si associa pure Severini, dà vita al "Manifesto dei pittori futuristi (1910), secondo il quale "è vitale soltanto quell'arte che trova i propri elementi nell'ambiente che la circonda". Ragion per cui si deve "distruggere il culto del passato... e il formalismo accademico, spazzar via dal campo ideale dell'arte tutti i motivi e soggetti già sfruttati".
Tra il 1910 e il 1911 Balla dipinge uno dei suoi lavori più famosi, Lampada ad arco, allegoria del trionfo della lampadina moderna sul romantico chiar di luna. Boccioni lo trova ancora un po' troppo retró e quindi decide di non proporlo alla mostra parigina del 1912, dove sono esposte anche molte opere cubiste.
Balla, piccato da questa sconfitta, decide di lanciarsi in ardite sperimentazioni e realizza, uno dopo l'altro, una serie di capolavori, Dinamismo di un cane al guinzaglio, Bambina che corre sul balcone, Automobile in corsa (velocità+luci), tutti del 1912, coi quali si propone di fissare "la forma in movimento o il movimento di una forma".
Via via che procede nelle sue ricerche passa dall'analisi di soggetti naturalistici a quella di elementi incorporei come la luce, la velocità e l'energia avvicinandosi sempre più all'astrazione. Risalgono a questi anni le "Compenetrazioni iridescenti" e gli studi sui vortici e le rotazioni celesti, che daranno vita alla serie "Mercurio che passa davanti al sole" (1914).
Giacomo Balla
Insidie di guerra (Le insidie del 9 maggio), 1915
olio su tela, cm. 115x175
Proseguendo nelle sue ricerche, Balla si rende conto che per dare l'idea della velocità e render conto della mobilità delle forme, deve superare la bidimensionalità della tela. Per questo, comincia a inserire all'interno dei suoi lavori collage di carta stagnola, stoffe, fili di ferro, lamiere ecc. passando dal quadro-oggetto all'installazione tridimensionale.
Questo modo di agire, che ha cominciato a portare avanti già nel 1914, viene accuratamente spiegato nel Manifesto della ricostruzione futurista dell'universo (1915) col quale Balla e Depero si propongono di dare "scheletro e carne all'invisibile, all'impalpabile, all'imponderabile, all'impercettibile".
Accanto a questa ipotesi di lavoro, i due artisti ne prospettano anche un'altra, quella che porta dall'oggetto quotidiano all'abito, dalla scenografia teatrale alla costruzione di un mondo nuovo futurista, dove anche la natura e gli animali possono essere ricreati dall'uomo.
Appartengono a questo periodo di vita di Balla scenografie, bozzetti e costumi per il teatro, tavole parolibere, opere d'arte postale, esperimenti grafici e perfino sgargianti "fiori futuristi".
Una delle accuse più gravi che solitamente si rivolgono ai futuristi è quella di aver voluto e propagandato la guerra. Alla base del loro militarismo c'era però una forte carica ideale, il desiderio di "sfidare le stelle" e dar vita a una società nuova e moderna, guidata dai giovani.
Balla fa proprio anche questo pensiero e, per un certo periodo, realizza operte legate all'osservazione ironica del mondo borghese e allegorie didattiche-attiviste (Dimostrazione interventista - Bandiere all'altare della Patria, 1915; Manifestazione patriottica, 1915).
La guerra, che miete numerose vittime nella compagine futurista e la scomparsa dello stesso Boccioni, avvenuta nel 1916 per una banale caduta da cavallo, scompigliano le carte. Tra defezioni e nuove adesioni, il futurismo perde parte della sua carica rivoluzionaria e imbocca nuove strade.
Una delle più originali è quella legata al "Manifesto dell'Aeropittura futurista" del 1929, firmato da Marinetti, Prampolini, Depero, Dottori, Fillia, Somenzi, Benedetta, Tato, Rosso e, ovviamente, Balla.
È l'ultima volta che questo artista partecipa attivamente alle iniziative del gruppo. Negli anni '30, infatti, tutto cambia e Balla, che è stato uno dei primi a realizzare un'opera astratta, torna a fare dipinti di genere figurativo, simili a quelli degli esordi.
Da tempo, del resto, aveva cominciato a svolgere ricerche d'altro tipo, meno legate al mondo meccanico e tecnologico futurista e più vicine all'essere. A interessarlo, infatti, erano soprattutto lo scambio di energia che si produce tra i singoli e il tutto, l'analisi delle sensazioni e degli stati d'animo (Linee forza di paesaggio+sensazioni di ametista, 1918 ca).
La rassegna, che è realizzata in collaborazione con la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, da cui arrivano molte opere, è arricchita dalla presenza di un filmato, Balla e i futuristi, che Jack Clement ha realizzato nel 1971 per la radio-televisione francese raccogliendo le testimonianze di amici e parenti dell'artista. Il catalogo è edito da Skira.