Constantin Brancusi
Attività artistica di Constantin Brancusi.
La scultura di Brancusi
L'arte, per Contantin Brancusi, rappresenta l'unico mezzo capace di abolire le distanze e le contraddizioni, l'unico strumento in grado di ricomporre l'unità originaria. Fare scultura significa compiere un atto che ha in se qualcosa di mistico e spirituale.
Proseguendo nella sua ricerca del nucleo primigenio, origine e fine di tutte le cose, Brancusi elimina progressivamente tutto il superfluo. Giunge a una levigatezza estrema delle superfici. Simili a specchi, i suoi lavori restano in balia della luce, che influenza il modo di vedere le forme.
Da questa elaborazione scaturiscono alcune serie di opere: Teste (1909), Maiastre (1910), Neonati (1915), Uccelli nello spazio (1919), Galli (1922), Pesci.
Al di là di un'apparente normalità, si tratta in tutti i casi di soggetti a forte valenza simbolica. La forma che predomina è quella ovoidale, più o meno allungata. A variare sono i materiali (bronzo, marmo, alabastro), la disposizione spaziale (appoggiata al piano o in verticale, sorretta da uno o più piedestalli sovrapposti), i colori. I motivi e le forme, al contrario, sono gli stessi. Vengono costantemente riprodotti in un'inarrestabile ricerca dell'essenziale, della forma perfetta.
Un aspetto non secondario nella scultura di Brancusi è l'attenzione per il piedistallo, il basamento della scultura.
Il piedistallo non rappresenta un elemento che funge da semplice supporto. Fa parte integrante dell'opera. Contribuisce con la sua massa, la sua forma e il suo colore a sprigionare la tensione e l'energia racchiusa nella forma che vi appoggia.
Per Brancusi la sintesi estrema è raggiunta nelle Sculture per ciechi. Completamente lisce, non hanno alcuna funzione rappresentativa. Sono puro concetto, esperienza tattile. Lasciano spazio all'immaginazione.
L'evoluzione delle forme trova un facile riscontro nella trasformazione della Maiastra. La maiastra è un uccello che nella tradizione rumena con il suo canto rigenerante ha potere curativo e salvifico. Nelle mani di Brancusi, il leggendario uccello perde poco alla volta ogni connotazione figurativa. Si allunga e diventa Uccello nello spazio. Si trasforma ulteriormente in Colonna senza fine.