Paul Klee

Attività artistica

Nel panorama artistico del primo '900 Paul Klee occupa un posto non facilmente incasellabile.
In linea generale viene considerato uno dei padri della pittura astratta. Spesso, però, il suo lavoro assume un carattere prettamente figurativo, oscillando tra espressionismo e una vaga intonazione surrealista.
Klee è un rivelatore straordinario di universi interiori. La sua sensibilità gli permette di scoprire relazioni magiche tra forme, luoghi, simboli, colori.
Quello di Klee è una sorta di mondo parallelo, continuamente in bilico tra visibile e invisibile, tra astratto e figurativo. Per questa sua prerogativa, Klee è una figura fondamentale dell'arte del '900. In tempi successivi sono stati molti gli artisti che hanno raccolto la lezione.

Paul Klee è un artista poliedrico e dai vasti interessi culturali.
All'inizio della sua carriera è attratto dalla pittura di van Gogh e Cézanne, e dagli studi cromatici di Delaunay.
Non si occupa particolarmente di problematiche sociali, politiche, psicologiche, così care ad altri artisti del suo tempo. Klee è pittore di fantasia, di incantamenti.
In tutta la sua opera appare proteso a reinventare il mondo, a rendere visibile quanto di magico e misterioso è racchiuso in esso.
Nei vent'anni più importanti della sua carriera realizza circa 9000 opere, in massima parte di piccolo formato, usando supporti alquanto disparati: dal foglio di carta, alla tavola, alla tela, alla tela applicata su legno. A volte dipinge su tele o tavole coperte di gesso, giungendo persino a inciderle o a sgraffirle.

Le immagini di Klee assomigliano ad architetture, città immaginarie, acquari, orti botanici, labirinti, spartiti musicali, arabeschi dello spirito. Al loro interno si collocano elementi organici, nuotano pesci dorati, svolazzano uccelli variopinti, si dipanano scritture immaginarie, si intrecciano simboli, note e ideogrammi. In alcune opere i diversi elementi vengono orchestrati sulla base di schemi matematici, teorie musicali.
Per Klee l'artista è uno scienziato che, sulla scorta della propria sensibilità e capacità intuitiva, giunge a scoprire magiche relazioni, a tradurle in immagini. Ne deriva una sorta di mondo interiore parallelo, continuamente in bilico tra visibile e invisibile, tra astratto e figurativo, tra oggettivo e spirituale. È un mondo complesso e vitale, in cui si intrecciano nascita, morte, germinazione, ritmo, armonia, incanto. Un mondo che si offre per piccoli frammenti, pervasi di magia, ironia, talora comicità, ma che rivelano alla base una sensibilità cosmica. Solo alla fine si assiste all'incupirsi dell'atmosfera complessiva delle sue composizioni, quasi in attesa della morte.
Spunti utili per comprendere il lavoro si trovano in vari testi e saggi: i Diari (1898-1918), Confessione creatrice (1918-1920), Album pedagogico di schizzi (1925), e soprattutto Teoria della forma e della figurazione (1956).
Sono moltissimi gli artisti del dopoguerra che non hanno potuto fare a meno di confrontarsi con il suo universo di immagini e segni, a cominciare da Wols, Dubuffet, Michaux, Tobey, Twombly.

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