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L'esperienza della prima guerra mondiale pone Fernand Léger di fronte alla realtà tragica della morte e della sofferenza.
Al ritorno dal fronte l'artista cerca nuovi stimoli. Rimane affascinato dal colore sfavillante delle insegne pubblicitarie, dalle forme nette delle architetture industriali, dal mondo delle macchine.
L'entusiasmo per questo repertorio di immagini si riflette nei nuovi quadri, gioiosi e ottimistici. La scena risulta dominata dalla composizione di elementi diversi, che ricordano dischi, ciminiere, tubi, ingranaggi, braccia di gru. Un marcato chiaroscuro conferisce solidità ad alcune parti, mentre i colori brillanti risaltano sulle parti bianche, esaltando la geometria delle forme: Les Disques (1918), La Ville (1919).
In alcune opere compaiono lettere e scritte, esplicito richiamo alla pubblicità cittadina.
In alcuni quadri Léger introduce la figura umana.
Fino al 1920 appare simile a un oggetto meccanico: le varie parti risultano stilizzate sotto forma di sfere, coni, tubi e cilindri: Les Acrobates dans le cirque (1918), Les Hommes dans la ville (1919)ù. Dopo il 1920 assume una forma più massiccia e curvilinea: L'Homme à la pipe (1920), Le Mécanicien (1920).
A partire dal 1920, Léger non sembra interessarsi più ai "contrasti di forme". Armonia ed equilibrio diventano lo scopo primario. Le composizioni diventano meno aspre e più eleganti. La consistenza delle forme e dei contorni assume una valenza quasi decorativa. Ciò è ben documentato da varie tele con persone e nature morte: Les Trois Femmes (1921), Paysage animé (1921), Nature morte à la chope (1921), La Femme et l'enfant (1922). In alcune di esse la figura femminile si staglia sullo sfondo come una sorta di icona dell'immaginario popolare.
Negli stessi anni Léger è impegnato su più fronti.
Collabora a lavori teatrali: La Création du monde (1923). Lavora per il cinema: La Roue (1921), L’Inhumaine (1923), Le Ballet mécanique (1924). Si dedica all'illustrazione di libri: Lunes en papier (1921). |