Piet Mondrian

Attività artistica di Piet Mondrian

Piet Mondrian è una delle figure cardine di tutta l'arte del '900.
La sua opera si inserisce nell'ambito dell'arte astratta, di cui costituisce uno degli esempi basilari. Dell'arte astratta, o "non figurativa" Mondrian incarna la corrente più razionale, che l'artista definisce "neoplasticismo".

Nel lavoro di Piet Mondrian è fortissima la componente mistica di derivazione teosofica.
Le premesse sono, in parte, simili a quelle di un altro "padre" della pittura astratta: Wassily Kandinsky. Mondrian e Kandinsky sono convinti entrambi della funzione spirituale dell'arte: cioé la possibilità da parte della pittura di tradurre in termini figurativi l'essenza della realtà. In questa ricerca pervengono entrambi all'astrazione. Ma mentre Kandinsky cerca di arrivare alla comprensione dell'universo attraverso l'espressione del sentimento e dell'interiorità, per Mondrian la soggettività è un freno.

Per Mondrian l'artista è impegnato nella costante ricerca dell'universale.
L'universale consiste in quella che lui chiama "realtà pura". L'espressione della realtà pura è ostacolata da ogni componente personale e soggettiva, ma anche dalla rappresentazione di ogni dettaglio descrittivo. Quindi, l'unico modo per giungere all'espressione della realtà pura è l'astrazione.
Come scriveva, "... L'aspetto delle forme naturali si modifica, mentre la realtà rimane costante. Per creare plasticamente la realtà pura è necessario ricondurre le forme naturali agli elementi costanti della forma, e i colori naturali ai colori primari..."
A questa visione, Mondrian perviene per gradi. Allo stesso modo, per gradi perviene anche alla sua realizzazione pratica.
In una prima fase, in cui si dedica ancora a temi naturalistici, elimina i dettagli, smorza i colori, procede alla ricerca delle linee essenziali dei soggetti che rappresenta. Così facendo, il quadro si trasforma in rappresentazioni schematiche quasi monocromatiche del Faro a Westkapelle, della chiesa di Domburg, della massa di un albero.
In un secondo tempo elimina le linee curve e le diagonali, le riduce a reticoli di linee e trattini orizzontali e verticali. Dei soggetti di partenza rimane lo schema generale. Per l'aspetto frammentato e seghettato queste opere presentano alcune lontane analogie con le composizioni cubiste degli stessi anni.
Il permanere di elementi naturalistici portano Mondrian a esasperare ulteriormente il processo di riduzione. Scompaiono le linee più piccole e tutti i particolari. Sul piano compositivo l'immagine si caratterizza per l'intersecarsi di linee verticali e orizzontali, che delimitano campiture quadrate assolutamente piatte di colori puri.
Dalla seconda metà degli anni '10 i quadri di Mondrian possono definirsi non figurativi a tutti gli effetti. Si può, quindi, parlare pienamente di astrattismo.

Verso la metà degli anni '20 la scoperta che particolari colori sono capaci di evocare stati d'animo soggettivi, e che quindi possono oscurare la realtà pura, spingono Piet Mondrian a un ulteriore passo. Le linee nere si dispongono sulla superficie bianca della tela, concedendo spazio a 2, al massimo 3 rettangoli di colori primari. La composizione appare ridotta, pertanto, a un incrocio di poche linee nere spesse, che fungono da supporto per i quadrati blu, rossi e gialli.
Un passaggio ulteriore avviene nel corso degli anni '30. Eliminando del tutto il colore, Mondrian dispone sul fondo bianco una griglia di linee nere, spesso accoppiate o affiancate tra loro.
Solo l'impatto con la vitalità esuberante di New York, che anima il regolare intreccio di linee delle sue strade, è capace di produrre quel mutamento, che è dato registrare nelle ultimissime opere: New York Boogie Woogie e Victory Boogie Woogie. La vittoria del movimento sul silenzio glaciale del rigore...

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