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In attesa della realizzazione del Museo del Novecento all'Arengario, le collezioni del CIMAC, il Civico Museo d'Arte Contemporanea di Milano, sono parzialmente ospitate al Castello Sforzesco e costituiscono il materiale di base di interessanti mostre a tema.
Dopo "I riti di passaggio", focalizzati sull'opera di 7 protagonisti dell'arte italiana del '900, è ora la volta di "Alice nel Castello delle Meraviglie", un progetto abbastanza particolare (per alcuni anche troppo) che trae spunto dai capolavori di Lewis Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie e Attraverso lo Specchio. Due libri molto amati sia dai grandi che dai più piccoli per l'intelligenza e la fantasia dell'intreccio narrativo.
Cos'hanno in comune i libri di Carroll e l'arte italiana del '900? Cosa succede nel mondo di Alice e si ritrova anche all'interno di movimenti come il Futurismo, la Metafisica, l'Arte Povera, la Transavanguardia e le ultime esperienze dell'arte d'oggi? Apparentemente poco o nulla, guardando con più attenzione si possono notare invece molte similitudini, un certo modo di vedere le cose, di trasfigurare la realtà, una nuova concezione del tempo e dello spazio.
Nel Paese delle Meraviglie e oltre lo specchio tutto può succedere e nulla è esattamente come appare. "Ogni personaggio che Alice incontra, le offre una visione particolare e anomala delle cose, ricca di stimoli e possibilità". Lo stesso fanno gli artisti nella vita reale. Ogni opera rappresenta, infatti, il modo particolare che ogni artista ha di vedere le cose. Il suo dono al mondo. |
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Alice comincia la sua avventura cadendo in un buco, metafora del passaggio in un mondo diverso, retto da regole differenti e spesso paradossali. I visitatori accedono alla mostra passando davanti a Volume (1958) di Dadamaino. Un'opera in linea col Manifesto dello Spazialismo, che invita ad andare oltre la superficie piana della pittura alla ricerca di una nuova dimensione.
Superata la prima prova, se ne aprono altre 7. Ma bisogna procedere con occhi liberi da pregiudizi, con la voglia di scoprire tante cose nuove e comprendere i loro significati.
Alice entra in una stanza e vede una boccetta sul tavolo. Vinta dalla curiosità, beve il suo contenuto e diventa subito piccolissima. Le cose intorno assumono un altro aspetto. D'altra parte non è la stessa cosa essere alti 1 metro e mezzo o soltanto 25 cm. Anche un semplice tavolo può sembrare gigantesco e inarrivabile. La stessa sensazione dovrebbero provare i visitatori della sezione "Extralarge", dove sono esposti quadri monumentali.
L'idea è quella di proporre una riflessione sulla dimensione dell'arte del '900. Il grande formato, infatti, è una caratteristica fondamentale della pittura di questo periodo. I primi a utilizzarlo, al di fuori della tradizione storica o ecclesiastica, furono gli artisti americani dell'Action Painting. Poi si estese a macchia d'olio e divenne una costante in altri Paesi e anche in Italia.
Alice vuole diventare minuscola per poter entrare nel bellissimo giardino che ha visto oltre una porticina piccola piccola. Il fascino del paesaggio ha ispirato più di un artista del secolo scorso e ha dato vita a vedute di vario genere, reali e immaginarie. Esporle così come sono sarebbe troppo facile. Anche noi come Alice dobbiamo soffrire, guardare dal buco della serratura. "Il giardino" è così e dobbiamo sottostare alle sue regole.
Quando si è piccoli si vorrebbe essere più grandi e viceversa. La curiosità di Alice è senza fondo e questa volta mangia un biscotto. Diventa subito più grande. Quasi non si vede i piedi. Picchia addirittura la testa sul soffitto. Quando si è molto alti le cose basse sfuggono, non si riesce a vederle. Appartengono a un mondo lillipuziano da cui siamo esclusi.
Nel dopoguerra la pittura adotta il grande formato, ma prima, al tempo delle avanguardie di inizio secolo e anche un po' dopo, le misure sono ancora quelle tradizionali, tipiche della pittura da cavalletto. Le piccole dimensioni sono appannaggio anche dei doni per i collezionisti, come dimostrano i due lavori di Fontana e Manzoni della Collezione Boschi Di Stefano.
"Micromondo" è un ambiente a misura di bambino. Le opere sono disposte così in basso che gli adulti hanno la sensazione di essere fuori scala.
Humpty Dumpty, uno dei personaggi del fantastico mondo di Alice, sostiene che quando usa una parola questa ha il significato che gli dà lui, qualunque sia. Non importa cosa pensano gli altri o quale sia il linguaggio comune. Sembra aver appreso molto bene la lezione concettuale di Duchamp.
Nel nostro mondo, come nel mondo di Alice ci sono persone che usano oggetti reali, ma fanno assumere loro significati diversi. Così faceva Duchamp coi suoi "ready-made", così fanno Gilardi coi suoi orti in gommapiuma, Isgrò coi suoi libri illeggibili, Cecchini con la sua fotocopiatrice inutile.
La "Realtà trasfigurata" non è meno vera di quella consueta. È soltanto diversa. La lezione, se di lezione si può parlare, è quella di guardare ciò che non si conosce senza pregiudizi. Confrontarsi con qualcosa di nuovo è sempre istruttivo e può aprire universi inaspettati.
Il '900 è il secolo della produzione industriale, dei mezzi di locomozione, dell'elettricità. La vita cambia, assume un ritmo frenetico. La parola d'ordine è velocità. Il mito dei futuristi.
Il "Tempo accelerato" è caratteristico anche del mondo oltre lo specchio, dove si deve correre all'impazzata per rimanere sempre nello stesso punto.
Il tempo però non è uguale per tutti. È soggettivo. Ce ne accorgiamo quando ci annoiamo e non passa mai o quando siamo in vacanza e scorre velocissimo.
Oltre lo specchio può capitare anche che lo stesso giorno si ripeta più volte.
Il "Tempo incantato" è tipico anche della pittura metafisica. Regno del silenzio, dove tutto è immobile, sospeso, malinconico.
Nella Casa dello Specchio le cose sono all'incontrario, vivono una dimensione magica. Alice entra nel mondo al di là dello specchio, vive la sua avventura, poi torna nel mondo reale.
Noi possiamo entrare e uscire a piacere dall'opera di Pistoletto. Vivere per un po' nel mondo dell'arte. Poi uscire e tornare nel mondo reale. Arricchiti e divertiti, se ci siamo messi in gioco con la voglia di scoprire un mondo, quello dell'arte, che ha tante cose da raccontarci.
La mostra è curata da Marina Pugliese, conservatore del Museo del Novecento. |