Mostre di arte moderna e contemporanea

Gauguin Van Gogh. L'avventura del colore nuovo

22 ottobre 2005 - 26 marzo 2006

Museo di Santa Giulia
Via Musei 81/B, Brescia
Info. 0438-21306
Orari: lun-gio 8:30-20, ven 8:30-22, sab 8:30-23, dom 8:30-21, 1 genn 11-21, 24-25-31 dic chiuso

Dopo lo strepitoso successo di "Monet, la Senna, le ninfee", Marco Goldin confeziona per Brescia un'altra grande mostra, dedicata a Paul Gauguin e Vincent van Gogh, due artisti molto amati dal pubblico.

La rassegna, densa di capolavori che arrivano da musei e collezioni private di tutto il mondo, è divisa in diverse sezioni, che raccolgono 150 opere tra disegni e dipinti.
Nonostante il titolo, la mostra non si limita a raccontare i due mesi del 1888 che i due amici passarono insieme ad Arles lavorando fianco a fianco fino alla crisi, ma ripercorre le loro vicende umane, poetiche e artistiche dall'inizio alla fine della loro carriera focalizzandosi sull'uso innovativo e sperimentale del colore. Una pratica che accomuna i due artisti nonostante la diversità dei risultati.

L'esposizione comincia coi disegni di Van Gogh, che raccontano la tragica realtà dei minatori del Borinage, la vita dei contadini di Nuenen e il duro lavoro dei campi. I colori, scuri e bituminosi, si rispecchiano in una pittura terrosa e gravida di materia, che si schiarirà soltanto dopo il soggiorno parigino del 1886 e l'incontro con gli impressionisti.
I "vagabondaggi" di Van Gogh in Olanda, in Belgio, a Parigi, Arles, Saint-Rémy e Auvers vengono raccontati attraverso i suoi dipinti, che si fanno via via più luminosi.
Sfilano davanti agli occhi ritratti di personaggi di vario genere, nature morte, interni e paesaggi. Luoghi e figure reali, che vengono rivisitati dalla fantasia dell'artista e dal suo originalissimo modo di stendere il colore. Una pittura che rispecchia sempre più, andando avanti nel tempo, i sentimenti e gli stati d'animo di Van Gogh, la sua sensibilità visionaria.
Sezioni a se stanti sono dedicate alla famiglia del postino Roulin di Arles, cui l'artista dedicò vari ritratti, e alla rivisitazione delle opere di Millet, che ha dato il via alle celebri versioni del Seminatore.

La parte della mostra che si riferisce a Gauguin segue la stessa traccia ripercorrendo gli spostamenti dell'artista e la sua evoluzione pittorica.
Si comincia dalle prime prove, ancora amatoriali, che risentono dell'influenza di Pissarro, Cézanne e Degas e, in breve, si passa al periodo bretone, che è sicuramente uno dei più affascinanti dell'artista. Quello in cui Gauguin si emancipa da ogni ascendente per seguire una via personale.
L'adesione di Gauguin all'impressionismo resta, infatti, un esperimento, un momento di transito. Nulla di più. Il suo temperamento lo porta altrove, verso il simbolismo e la semplificazione formale.
Tra il 1888 e il 1890 Gauguin elabora con Émile Bernard il "cloisonnisme", una tecnica, mutuata dalle stampe giapponesi, che è caratterizzata dalla stesura di vaste zone di colore puro, delimitate da contorni netti. Da qui prenderà origine il "sintetismo", uno stile pittorico che non mira a riprodurre la realtà, ma a crearne una nuova.
L'ansia di creazione, di sperimentazione del nuovo, unita al desiderio di vivere in un mondo libero e primitivo, lo porta lontano, in Martinica, a Tahiti e alle isole Marchesi, dove realizza numerosi capolavori, alcuni dei quali in mostra.
Accanto ai dipinti, sono esposte numerose opere su carta, che documentano la travagliata e sofferta avventura di Gauguin dentro il colore alla ricerca della semplificazione formale.

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