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L'esperienza della Resistenza ha avuto un'eco lunghissima nelle arti figurative italiane del dopoguerra, andando ad intrecciarsi in più modi con gli avvenimenti degli anni Sessanta e Settanta, sia come esperienza visiva sia come evento portatore di valori.
L'impatto dell'esperienza bellica costituisce una memoria visiva forte, che emerge anche in contesti non propriamente dedicati al tema della guerra. Ne è un esempio la porta del Bene e del Male modellata da Luciano Minguzzi. Ma la guerra ha lasciato le sue ferite anche su artisti più giovani come Floriano Bodini (nato nel 1930) che nel suo Lamento sull'ucciso del 1960 mostra l'impressione lacerante della sofferenza e della distruzione.
Nello stesso tempo, sul piano istituzionale si procede alla costruzione di una memoria collettiva della Resistenza attraverso una serie di monumenti commemorativi come quello di Giacomo Manzù per la città di Bergamo.
Tuttavia, se la costruzione della "memoria" della Resistenza mira tendenzialmente ad un'immagine un po' generica, i contenuti della lotta vengono assimilati dalla contestazione studentesca, tanto che sul monumento a Roberto Franceschi, studente caduto nel 1973 nel corso di uno scontro con la polizia, si può leggere l'epigrafe: "A Roberto Franceschi e a tutti coloro che nella nuova Resistenza dal '45 ad oggi caddero nella lotta per affermare che i mezzi di produzione devono appartenere al proletariato."
Emendando la memoria o riproponendola nella sua crudezza di rievocazione dell'esperienza vissuta, o ricuperandone le implicazioni politiche e culturali, in ogni caso l'arte del Secondo dopoguerra (specie fra gli artisti schierati con i partiti di sinistra) ha dovuto misurarsi con il ricordo di quegli eventi. |