Mostre di arte moderna e contemporanea

India Arte Oggi. L'arte contemporanea indiana fra continuità e trasformazione

18 ottobre 2007 - 3 febbraio 2008

Spazio Oberdan
Viale Vittorio Veneto/Piazza Oberdan, Milano
Tel. 02-77406300
Orari: 10-19:30, mar e gio 10-22, lunedì chiuso

Quest'anno l'India festeggia il sessantesimo anniversario dalla conquista dell'Indipendenza e, da allora, di strada ne ha fatta davvero tanta. Si può tranquillamente affermare, infatti, che questo paese è oggi, insieme alla Cina, uno di quelli caratterizzati dal maggior sviluppo economico. E siccome questo tipo di successo è sempre accompagnato dal fiorire delle arti e della cultura, è importante conoscere cos'è accaduto in questi settori dal 1947 a oggi.
D'ora in poi, infatti, nulla sarà più come prima, e anche l'India dovrà fare i conti, se non li sta già facendo, con la globalizzazione e la contaminazione dei saperi, che sono fenomeni positivi, ma presentano anche aspetti negativi. Se da un lato, infatti, fornendo nuovi stimoli, aiutano il progresso e l'innovazione, dall'altro, invece, rischiano di far perdere quei legami con le radici e la tradizione, che rappresentano lo spirito più vero e autentico di una nazione.

La mostra allestita allo Spazio Oberdan rientra nel vasto programma di incontro e confronto con le comunità straniere presenti in città e dintorni, che la Provincia di Milano sta portando avanti da qualche anno e ha già dato luogo, tra molte manifestazioni, anche a un interessantissimo festival sul cinema indiano.

La rassegna odierna, come quella di due anni fa sulla Cina, che non a caso è stata curata dalla stessa persona, il critico Daniela Palazzoli, si propone di fissare il quadro di una situazione irripetibile e propone al pubblico una selezione dell'arte indiana contemporanea che, come recita il sottotitolo, si trova oggi in bilico tra continuità e trasformazione. Accanto ad artisti più vecchi, ancora legati alla tradizione locale, si trovano infatti autori più giovani che hanno avuto modo di viaggiare e conoscere più da vicino l'arte degli altri paesi traendone stimoli e suggestioni. Ecco perché, via via che ci si avvicina ai nostri giorni, pittura e scultura riducono la loro presenza lasciando posto alla fotografia, ai video, alle installazioni, alle performance, alle nuove tecnologie.

Scegliere tra tante proposte e ridurre il numero degli artisti a 28 (Dhruvi Acharia, Navjot Altaf, Atul Dodiya, V.S. Gaitonde, Chitra Ganesh, Scheela Gowda, Sakshi Gupta, Shilpa Gupta, Suboth Gupta, M.F. Husain, Tushar Joag, Jitish Kallat, Saini Reena Kallat, Bhupen Khakhar, Sonia Khurana, Riyas Komu, Bose Krishnamachari, Nalini Malani, Tyeb Mehta, Nasreen Mohamedi, Akbar Padamsee, S.H. Raza, Ravinder Reddy, T.V Santosh, Tejal Shah, Arpita Singh, F.N.Souza, Vivan Sundaram), non è stato affatto semplice. Si è comunque cercato di privilegiare un criterio storico proponendo quegli autori che hanno dato un contributo fondamentale allo sviluppo dell'arte indiana inventando nuove strade e andando contro i luoghi comuni. Potrebbe quindi darsi che manchino alcuni artisti che, per "ragioni mondane", hanno ottenuto il favore del mercato.

Quello che balza all'occhio, osservando le opere in mostra, è il grande impegno etico e sociale degli artisti contemporanei indiani. Alla base dei lavori di molti di loro c'è infatti, l'intenzione di proporre al popolo un nuovo modello di vita, uno stile di comportamento. Quello che, secondo loro, è il più adatto a rappresentare la nuova India, libera e indipendente, e a traghettare il paese nella modernità.

La mostra è stata realizzata in collaborazione con la Fondazione Mazzotta e la casa editrice omonima, cui si deve il catalogo. Fondamentale è stato anche il contributo dell'artista Rajeev Lochan, direttore della National Gallery of Modern Art di Delhi, da cui arrivano molte delle opere esposte, tra cui quelle "storiche" degli anni '50.

Durante il periodo della mostra, lo Spazio Oberdan ospiterà conferenze, proiezioni e incontri dedicati all'arte e, più in generale, alla società indiana, che si presenta oggi quanto mai vitale e creativa. Sarà inoltre attivato un servizio di visite guidate all'esposizione anche se, come dice Lochan, le opere d'arte in genere, e non soltanto quelle del suo paese, devono essere godute in modo spontaneo e non necessitano certo di tante spiegazioni.

All'India e ai suoi artisti dedica una rassegna anche l'Hangar Bicocca. Questo fatto, che non è frutto di nessun accordo, conferma il forte interesse che le istituzioni italiane nutrono nei confronti delle espressioni artistiche di questo paese, che, tra l'altro, stanno spuntando prezzi davvero notevoli alle aste internazionali. Basti pensare a Raqib Shaw, che è stato una delle sorprese delle sedute londinesi del 12 ottobre. Una sua opera, Garden of Earthly Delights III (2003), è stata infatti battuta da Sotheby's a 2,708,500 sterline (circa 5 milioni e mezzo di dollari), una cifra superiore a quella di autori ormai consolidati.

Come ha preannunciato Lochan, la mostra milanese allo Spazio Oberdan sarà probabilmente seguita da un'esposizione di artisti italiani in India. Il confronto e la conoscenza di altri popoli ed esperienze sono infatti fattori molto importanti per il rispetto tra le nazioni e l'instaurazione di nuove, e pacifiche, relazioni, economiche e non.
In un momento così grave e drammatico come l'attuale, segnato da molte guerre e dall'allarme terrorismo, non possiamo permetterci il lusso di tralasciare nessuna occasione di dialogo e quindi iniziative di questo genere, che sono di aiuto all'integrazione e alla comprensione, ci sembrano non soltanto opportune, ma decisamente fondamentali.

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