Mostre di arte moderna e contemporanea

Von Glöeden. Nudi, paesaggi e scene di genere

23 gennaio - 6 aprile 2008

Palazzo della Ragione
Piazza Mercanti 7, Milano
Tel. 02-72003358
Orari: 9:30-19:30, lun 14:30-19:30, gio 9:30-22:30

Dopo la sfortunata parentesi della rassegna "Arte e omosessualità", le immagini del fotografo tedesco Wilhelm Von Glöeden (1856-1931) tornano al Palazzo della Ragione per una personale curata da Italo Zannier, che ha il pregio di riunire una ricca selezione di opere che provengono dalla Collezione Alinari di Firenze e dall'Archivio Fotografico del Castello Sforzesco di Milano, che, nel 2005, ha acquistato un fondo di lavori attribuiti all'artista.
La mostra che ne risulta è molto lontana dallo stereotipo che ha sempre accompagnato la vita e l'opera di questo aristocratico omosessuale, che, per molti anni, è stato considerato autore di lavori di tipo pornografico. Accanto alle foto di giovani uomini, nudi o drappegiati all'antica, si trovano infatti anche paesaggi e scene di altri tempi, famiglie di contadini, pescatori al lavoro e ritratti di fanciulle dallo sguardo intenso e vivissimo. Non manca inoltre una pagina drammatica della nostra storia. Von Glöeden infatti partecipò con le sue foto alla realizzazione del volume Messina e Reggio 28 XII 1908 - 29 XII 1908, pubblicato dalla Società Fotografica Italiana per ricordare il devastante terremoto che sconvolse queste due città.

Von Glöeden, che era cagionevole di salute, decise di stabilirsi a Taormina nel 1878 e fu proprio qui, in questa terra bellissima, ma segnata dalla povertà, che si avvicinò alla fotografia.
All'inizio si trattava di un semplice passatempo, ma ben presto divenne una vera e propria passione, coronata anche dal successo. Nel 1893 alcune sue immagini, esposte a Londra, furono premiate infatti con la medaglia d'oro della Royal Photographic Society e, nel 1897, alcuni suoi nudi furono pubblicati su "Camera Notes" da Alfred Stieglitz, che fu uno dei primi a esaltare il valore artistico della fotografia.

Il 1895 fu un anno davvero difficile per Von Glöeden. Lo scandalo finanziario che aveva coinvolto il suo padrino, il barone di Hammerstein, lo privò infatti di ogni sostegno economico e lo costrinse a trasformare il suo amore per la fotografia in una professione. Le capacità del resto non gli mancavano e le sue immagini, apprezzate da artisti e turisti, gli consentirono di vivere abbastanza agiatamente.

La sua produzione artistica può essere agevolmente sudddivisa in due categorie. Da una parte, le immagini documentarie, alle quali appartengono i paesaggi, le scene folcloristiche e le campagne fotografiche, che realizzò in Sicilia, Germania e Tunisia fino al 1900, dall'altra, le foto personali, poetici e ironici tableaux vivants di una mitica arcadia, popolata di fauni e giovani dei senza veli, che testimoniano il suo amore per il mondo classico e pagano. Opere un po' audaci, che scattava per puro piacere e senza nessuna cattiveria o violenza. Si trattava del resto di una pratica che all'epoca era molto diffusa e che i circoli d'élite e i ceti più poveri non consideravano affatto immorale. I ragazzi coinvolti sembravano infatti propensi e disponibili al gioco scenico e al travestimento. Lo facevano sicuramente per soldi, ma anche per una sorta di narcisismo e appagamento personale.

I problemi cominciarono soltanto dopo la sua morte. Fino ad allora infatti nessuno aveva osato toccare Von Glöeden, che aveva ospitato nella sua casa importanti personaggi (Augusto di Prussia, Edoardo di Inghilterra, il re del Siam) e uomini di cultura (Oscar Wilde, Eleonora Duse) e, nel 1906, aveva ricevuto, per il suo lavoro, la medaglia d'oro del Ministero della Pubblica Istruzione italiana.
A farne le spese fu il suo assistente, Pancrazio Buccini, che dopo aver acquisito dalla sorellastra dell'artista i diritti di proprietà e utilizzo delle immagini, si attirò le ire dei benpensanti e, tra il 1939 e il 1941, fu costretto a subire un lungo processo per produzione e commercio di immagini oscene. Alla fine comunque fu assolto. Il tribunale di Messina non ritenne infatti che quelle foto offendessero il "comune senso del pudore" ma avessero un valore estetico e culturale. Gli artisti, da Alma Tadema a Frederich Leighton a Maxfield Parrish, se ne erano accorti da tempo e infatti erano anni che utilizzavano le sue opere come punto di partenza per i loro lavori.
A esse si riferì più tardi anche il gallerista napoletano Lucio Amelio, ricordato in questi giorni alla Fondazione Mazzotta, che chiese a Beuys e Warhol di reinterpretare e rivitalizzare alcune immagini di questo autore.

Le opere del barone Von Glöeden sono affiancate da quelle di un giovane scultore toscano, Filippo Dobrilla, che, ispirandosi ai maestri del Cinquecento italiano, ha estratto dal marmo santi, Madonne e corpi maschili di derivazione classica. Non mancano comunque riferimenti al presente, suggeriti da dettagli come vestiti, scarpe, giocattoli.

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