Storia dell'arte: arte del dopoguerra

Il Realismo Esistenziale

Bepi Romagnoni, "Bambina Ferita", 1956 (partic.)Il Realismo Esistenziale è un gruppo di giovani artisti che si forma a Milano nella seconda metà degli anni '50. Cinque di loro (Giuseppe Banchieri, Mino Ceretti, Giuseppe Guerreschi, Bepi Romagnoni, Tino Vaglieri) si incontrano all'Accademia di Brera alle lezioni di pittura di Aldo Carpi nei primi anni Cinquanta. Gianfranco Ferroni, autodidatta, si unisce al gruppo nel 1955. Sarà vicino al gruppo anche lo scultore Floriano Bodini.
Il nome del gruppo viene coniato nel 1956 da Marco Valsecchi. Con questa definizione, egli intendeva sottolineare una componente "pungente" del loro sguardo sulla realtà che si avvicinava all'Esistenzialismo e si discostava dal Realismo Sociale.

Tutti gli artisti che parteciparono al Realismo Esistenziale appartengono a quella generazione che ha vissuto l'infanzia negli anni della Seconda Guerra mondiale. Una generazione, cioè, che è stata profondamente influenzata dal ricordo della violenza e della distruzione. Per essi la guerra è solo il ricordo di sofferenza, senza coinvolgimento politico.
Il Realismo Esistenziale si pone come alternativa al Neorealismo. Spogliato di contenuti ideologici, il realismo di questi artisti è intriso di disperazione e privo di speranze. Il loro è un realismo espressionista svincolato dalla partecipazione attiva alla politica e privo di ideologismi.

Inserito nel contesto culturale del tempo, il Realismo esistenziale è una risposta alle sperimentazioni astrattiste e formaliste del secondo dopoguerra. Da un punto di vista tecnico, infatti, in questi artisti c'è un fermo ancoraggio alla pittura da cavalletto e alle tecniche tradizionali della scultura. Solo Bepi Romagnoni, fra il 1960 e il 1964, sperimenterà la via del collage fotografico, mentre Guerreschi prenderà spunti dalla cartellonistica.
Questo atteggiamento non va, però, interpretato come segno di chiusura nei confronti dell'avanguardia. Al contrario, la corrente si inserisce pienamente nel clima dell'avanguardia, da cui trae anche respiro. Ad esempio, vari spunti formali possono essere avvicinati alla pittura di Francis Bacon. Inoltre, si possono avvertire echi anche di Guernica di Picasso.

Sul piano stilistico e formale il Realismo Esistenziale si manifesta soprattutto attraverso la pittura. È una pittura dai toni violenti, cruda, quasi priva di colore.
I dipinti raffigurano principalmente periferie, figure di bambini uccisi o feriti, ma anche interni e nature morte. In essi predomina un grande senso di desolazione.
In quasi tutte le opere l'attenzione verso le persone più umili non è motivo di denuncia né di esaltazione di classe, ma è solo espressione di sofferenza e sconfitta. Gianfranco Ferroni farà una serie di autoritratti in cui la deformazione del volto esprime una sorta sofferenza universale.

La fine del gruppo ha luogo verso la metà anni '60, quando gli artisti imboccano ciascuno vie autonome.

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