|
Sul piano stilistico e dei contenuti, i primi anni del dopoguerra sono caratterizzati dalla contrapposizione tra astrattismo e realismo. L'astrattismo si impone all'Occidente, dando luogo a svariate ramificazioni. Il realismo, nella sua variante del "Realismo Socialista" domina invece all'Est, organicamente al servizio del regime, nella prospettiva di "... contribuire alla costruzione della società socialista ...".
A cavallo degli anni '40 e '50, sia in Europa che America si afferma un'arte che, rinunciando al rigore teorico delle avanguardie, attinge al mondo interiore dell'artista e che gli permettendo di esprimere in maniera essenziale l'energia, i sentimenti e la volontà di esistere che sono in lui. Le poetiche della "macchia", del "gesto", della "materia", della "superficie" stanno alla base delle grandi correnti dell'informale e dell'espressionismo astratto. Passano dieci anni, ed ecco ritornare sulla scena la realtà esterna, intesa in diverse maniere. In America s'impone la Pop Art e in Europa il "Nouveau Réalisme". Ma è anche il momento delle ricerche ottico-cinetiche, dell'arte programmata. Alcuni autori di qua e di là dell'Atlantico propongono operazioni artistiche in cui l'artista compie delle "azioni"... |