Germania
Introduzione sulla Germania:
l'arte degenerata in Germania ("Entartete Kunst")
Visitatori in coda per la mostra "Entartete Kunst", Amburgo 1938
Il 5 Maggio 1945 si chiude la seconda guerra mondiale. La Germania si trova a dover fare i conti con la più tremenda delle disfatte. Oltre ai milioni di morti, tredici anni di dittatura nazionalsocialista hanno lasciato sul campo una nazione devastata dai bombardamenti, annientata sul piano economico-sociale e priva di una guida politica.
Aldilà di questo quadro sconfortante, emerge un dato, forse ancora più inquietante: quello di un popolo distrutto nel morale e svuotato della sua identità culturale. In nome di una società "sana", riconciliata con le antiche virtù e la tradizione tedesca più "autentica", il nazionalsocialismo era intervenuto infatti cancellando ogni forma di organizzazione politica, ideologica, sociale e culturale.
Uno degli atti più clamorosi e catastrofici fu senza dubbio l'operazione "Entartete Kunst": la "pulizia dei templi dell'arte", attuata sulla base della necessità di eliminare ogni traccia di arte cosiddetta "degenerata".
Tra il 1933 ed il 1937 la Germania fu teatro della messa in scena più scandalosa della storia dell'arte recente. Una vicenda che portò al licenziamento in tronco di famosi direttori di musei e accademie d'arte, il divieto a dipingere (Malerverbot) per gli artisti maggiormente innovativi, la chiusura di scuole d'arte e associazioni artistiche d'avanguardia (il Bauhaus, ad es.), l'impedimento all'attività delle gallerie private. Per non parlare dell'atto più triste: l'eliminazione dai musei pubblici di tutte le opere degli autori "degenerati".
Quello che fu uno dei palcoscenici più vitali dell'arte del primo '900, si ritrovò d'incanto volatilizzato, in balìa delle folgorazioni estetiche di Hitler e dei suoi scagnozzi. I più importanti musei d'arte contemporanea al mondo dell'epoca (la Nationalgalerie di Berlino, la Neue Pinakothek di Monaco e il Museum Folkwang di Essen) erano ridotti alla loro sbiadita controfigura. I grandi artisti, registi e architetti che lavoravano sul suolo tedesco non rimase che lasciare il Paese.
La colossale diaspora del mondo della cultura traslocò in massa, lasciandosi alle spalle il deserto e andando a movimentare la scena culturale nord-americana.