Storia dell'arte: arte moderna
La Neue Sachlichkeit, o Nuova Oggettività.
Temi, soggetti e caratteri stilistici della Nuova Oggettività
La Nuova Oggettività non era un gruppo vero e proprio, e come tale mancava di un programma comune. Nonostante questo gli artisti che ne facevano parte presentavano una certa omogeneità stilistica e lavoravano fondamentalmente attorno a due tipologie di soggetti.
Gli artisti che rappresentavano la componente più "critica" (quella che il critico Hartlaub definiva ala "sinistra") insistevano su soggetti che permettevano di smascherare l'ipocrisia o ironizzare sullo squallore della società di Weimar. Grosz, ad esempio, raffigurava in maniera grottesca le figure che incarnavano il potere: politici, industriali, generali, vescovi. Georg Scholz rappresentava in modo spietato momenti di vita quotidiana. Otto Dix dipingeva ritratti di personaggi (come lo scrittore Max-Hermann Neisse) e scene di vita quotidiana pervase da un senso di solitudine e desolazione. Heinrich Maria Davringhausen raffigurava interni allucinanti e inquietanti, scenari di delitti o di fatti di perversione.
Su un livello simile di inquietudine e ironia si possono collocare anche le opere di Max Beckmann, allegorie di individui che sembrano comportarsi come desolanti burattini in un mondo più grande di loro.
All'altro estremo si collocano gli artisti che si fanno portavoce di un ritorno alla plasticità classica (l'ala "destra" di Hartlaub).
Nel loro repertorio ricorrono soggetti che si caratterizzano per una immobilità senza tempo, per una interiore inespressività. È il caso dei ritratti di Christian Schad, Georg Schrimpf e Carlo Mense. Si possono ricordare anche le nature morte e i paesaggi di Alexander Kanoldt e le composizioni di oggetti di Wilhelm Schnarrenberg. Come pure le raffigurazioni di macchinari di Carl Grossberg.
Sono un caso a parte, invece, gli scorci di città, iperrealistici e irreali al tempo stesso, di Franz Radziwill e gli esterni di Karl Hubbuch.
A questa varietà di temi si accompagna una sostanziale omogeneità stilistica. Omogeneità che, ai giorni nostri, permette di riconoscere nei musei gli artisti della Nuova Oggettività da quelli di altre correnti.
Gli elemnti comuni sono: precisione nella costruzione dello spazio, definizione dei contorni, ritorno a una plasticità rigorosa, uso di tinte smorte o comunque poco contrastanti, in reazione all'opulenza cromatica dell'espressionismo.