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Newsletter del 23 febbraio 2006
sommario
Quando si pensa alla Parigi della seconda metà dell'800, si pensa a un mondo elegante, pieno di cultura. Si pensa alla commistione di idee e sperimentazioni che la animavano. Si pensa, soprattutto, agli impressionisti e alle loro innovazioni.
Se però prendessimo la macchina del tempo e vivessimo per davvero a quel tempo, rimarremmo delusi. Ci accorgeremmo che allora gli spiriti più innovativi godevano di scarsa attenzione e popolarità. Scopriremmo che, ad eccezione di una ristretta cerchia di aficionados, pochi si interessavano del loro lavoro. Le loro opere non si vendevano. Le luci della ribalta erano tutte per personaggi oggi dimenticati o disprezzati, come Gérome, Couture, Cabanel, Rosa Bonheur, ecc.
Solo pochi anni prima della morte Manet riuscì a ottenere qualche riconoscimento. Monet, Renoir e Sisley frequentarono Parigi nell'indifferenza generale fino al volgere del secolo. Sorte analoga toccò a Paul Cézanne, che deluso e rassegnato si ritirò a dipingere in solitudine in Provenza.
Quest'anno ricorre il centenario della morte di questo grande padre dell'arte moderna.
Mentre tutta l'Italia palpita, nell'attesa che Francesco Totti guarisca e ci riveli i nuovi misteri di Fatima, c'è ancora qualcuno a domandarsi se, per caso, anche da noi si sia pensato di allestire una mostra dedicata al grande maestro francese...
Una personalità solitaria. Una cerchia di amici e colleghi, gli impressionisti, che si faceva portavoce di un tipo di arte in cui non si riconosceva più. Tutti i suoi tentativi di esporre al "Salon" votati al fallimento. La rottura di una lunga amicizia con Emile Zola. Una casa paterna a disposizione nei pressi di Aix. Queste le ragioni che spinsero Paul Cézanne a trascorrere periodi sempre più lunghi lontano da Parigi, fino al trasferimento definitivo in Provenza.
Lì, a contatto di quel paesaggio così tranquillo e solare, Cézanne trova la sua vera dimensione. Si libera dall'asprezza tipica delle opere giovanili. Porta a compimento il suo distacco dalle idee degli ex compagni. Giorno dopo giorno, sviluppa la sua personale concezione dell'arte.
Ad Aix Cézanne consolida le vecchie abitudini. Trascorre lungo tempo a dipingere all'aperto. Raffigura la casa di famiglia, al Jas de Bouffan, la riviera de L'Estaque, i dirupi rocciosi nei pressi di Bibémus e gli alberi a Château Noir. Ritrae conoscenti, fumatori, giocatori di carte al bar. Coglie la Montagna Sainte-Victoire da varie angolature. Dipinge nature morte e bagnanti.
Nel 1902 dice: "... Qui sono nato. Qui morirò...". Cézanne muore nella sua casa, ad Aix, il 22 ottobre del 1906.
Quest'anno ricorre il centenario dalla scomparsa. La National Gallery of Art di Washington gli dedica una grande mostra incentrata sul lungo soggiorno in Provenza.

Su Artdreamguide puoi trovare la presentazione della mostra.
Come ogni artista di rispetto, Paul Cézanne visse per un certo tempo a Parigi.
Negli anni '70 frequenta la cerchia di Manet e Pissarro. Diviene amico anche del famoso Emile Zola, che all'inizio lo difende strenuamente.
Assieme a Pissarro si reca in campagna per dipingere all'aperto. È allora che apprende la "misteriosa" arte degli impressionisti. Macchie, puntini, trattini di colori puri, che servono a ricreare l'atmosfera e la luminosità della scena.
Gran bell'effetto! Ma il giochino non lo convince fino in fondo. La tecnica impressionista si ferma alla superficie delle cose. Non gli consente di riprodurre la realtà nella sua struttura autentica.
Nel 1886 muore il padre di Cézanne. Persona agiata, lascia al figlio una discreta eredità. L'artista coglie al volo l'occasione per trapiantarsi in modo definitivo nella nativa Aix. Oramai, ben poco lo lega a Parigi e ai suoi clamori.
Il sole e la tranquillità della Provenza fanno un gran bene a Cézanne. Esce presto alla mattina, raggiunge uno i suoi luoghi preferiti e dipinge. Il frutto di quegli appostamenti sono i capolavori che tutti conosciamo: nature morte, boschi, bagnanti, giocatori di carte, la montagna Sainte-Victoire, ecc.
Sono opere che non hanno nulla a che spartire con le tele impressioniste. Non si basano sulla riproduzione di fenomeni ottici o di effetti atmosferici. Manifestano l'intento di analizzare la realtà e ricostruirla secondo schemi geometrici e forme fondamentali.
Nel 1907 Picasso e Braque scoprono quelle opere in una grande retrospettiva postuma di Cézanne. Tra le masse frastagliate delle rocce, dei fogliami e dei volti intravedono cubi, frammenti di forme solide. Quella rivelazione servirà loro da spunto per i primi esperimenti di scomposizione cubista.

Su Artdreamguide puoi trovare un profilo di Paul Cézanne, con la vita, l'attività artistica e le opere.
Ci sono persone che non amano il lavoro di Paul Cézanne. Lo trovano freddo, inespressivo, poco lirico.
Giudizi senz'altro azzeccati! Cézanne non cercava la freschezza o l'espressività. Non intendeva suscitare emozioni o raccontare stati d'animo. La sua concezione dell'arte poneva in risalto la struttura della realtà.
Per Cézanne la struttura del reale è data dall'insieme di forme solide elementari. Compito del pittore è riconoscere in ogni scena lo schema compositivo e ricostruirlo sulla tela. Netta, quindi, la lontananza dagli impressionisti. Se questi ultimi in un soggetto analizzano la miscela di colori, Cézanne si concentra sull'analisi dei piani, sullo studio delle masse, sulla combinazione delle sfaccettature luminose.
Così Cézanne definisce la sua concezione nel 1904: "... Trattare la natura secondo il cilindro, la sfera, il cono, il tutto messo in prospettiva..." Un programma molto intellettuale, quasi cerebrale, all'apparenza. Ma a smentire l'impressione ci pensano le opere.
Nonostante la freddezza delle sue idee Cézanne non ha mai dipinto schemi o geometrie, ma angoli di natura vera, autentica. Non si può dire altrettanto di molti artisti, che si sono ispirati al suo lavoro per inventare nuove forme di rappresentazione della realtà...

Su Artdreamguide puoi trovare le immagini dei principali capolavori di Paul Cézanne, organizzati per periodo, soggetto e musei che li conservano.
I quadri di Paul Cézanne si distinguono da quelli dei suoi contemporanei per l'ordine e la chiarezza della composizione.
Questo pregio non può essere apprezzato da tutti. Per farlo, non ci si deve fermare alla superficie dell'opera: la sua iconografia, la piacevolezza dei colori, ecc. Occorre capirne la struttura, l'equilibrio delle parti, la composizione delle masse e dei volumi.
Le opere di Cézanne sono per palati raffinati. Non a caso, i più intelligenti collezionisti del primo '900 le preferivano alle opere di tutti gli altri artisti di area impressionista.
Oggi queste tele sono più che mai inarrivabili. Sul mercato ne rimangono pochissime, e quelle poche possono costare svariate decine di milioni di dollari (o Euro, se si vuole).
Ma la chiarezza e la raffinata bellezza delle opere di Cézanne viene trasmessa molto bene anche dai poster e dalle riproduzioni di qualità. In particolare, le riproduzioni di qualche versione della Montagna Sainte-Victoire, o di una delle sue celebri nature morte.

Per acquistare poster e riproduzioni di opere di Paul Cézanne, consulta il catalogo dei suoi poster su Artdreamguide.
Il grande pubblico ama gli Impressionisti. Ritiene di capire la bellezza dell'arte antica. Afferma di apprezzare gli artisti più grandi dell'arte moderna. Dichiara, però, di non capire l'arte del dopoguerra. Troppo strana e avara di forme riconoscibili. Parole come "Informale" suonano aliene, incutono soggezione, suscitano paura.
Per molti vale l'equazione: "Informale" = astruso, incomprensibile. Roba da cui stare alla larga, insomma!
Non sanno, però, quello che perdono...
Un grande artista di nome Wols scriveva: "... Voglio mostrare l'universo in un granello di polvere..."
Provare a guardare in un granello di polvere. Frugare nelle crepe della pittura. Scoprire, così, la magia di sensazioni racchiuse in un'immagine solo all'apparenza priva di forma.
L'occasione ci viene offerta da una mostra al Foro Boario di Modena. Protagoniste sono le opere di Jean Dubuffet, Antoni Tàpies, Asger Jorn, Karel Appel, Jackson Pollock, Lucio Fontana, Alberto Burri e di tanti altri protagonisti della principale tendenza internazionale degli anni '40 e '50.

Su Artdreamguide puoi trovare i dettagli sulla mostra.
Circa un anno fa, diciotto artisti hanno realizzato tre ritratti ciascuno. I ritratti erano ispirati a grandi stars del calcio, della musica e del cinema, di ieri e di oggi. Ne sono scaturite tre mostre, dedicate ai tre rispettivi ambiti. Le mostre sono, quindi, apparse in rete su Artdreamguide a distanza di un mese l'una dall'altra. Alla fine, tutte le opere sono state presentate assieme in una mostra presso una galleria di Milano.
Per sommi capi, questo è stato "pop&stars. Un'idea originale, piaciuta a molti. Così come a molti sarà venuta la curiosità di sapere cosa dipingono normalmente i diciotto artisti in questione, a parte i ritratti di cui si è detto.
Per soddisfarla, abbiamo chiesto ad ognuno di essi di scegliere un'opera che lo rappresentasse. Tutte le diciotto opere sono andate a costituire una nuova mostra, anch'essa in rete su Artdreamguide.
S'intitola "Prima e dopo pop&stars". E la si può vedere assieme a quelle che l'hanno preceduta.

Per vedere "Prima e dopo pop&stars", visita il sito web con la mostra in rete.
L'esperienza ci insegna che, presentate al di fuori del contesto, anche le cose più nobili e intelligenti del mondo possono sembrare assurde. Un esempio perfetto ce lo offre Mitchell Wolfson Jr, "Micky" per gli amici, famoso collezionista americano.
Alla fine degli anni '90 venne additato come simbolo di stravaganza a causa dell'acquisto di una Littorina Fiat del 1938. No! non è un errore. Si tratta proprio di quel treno tondeggiante che ha trasportato gli italiani fino ai tardi anni '60.
Wolfson forse sarà un po' strano, ma non poi così tanto. Bisogna sapere, infatti, che è un collezionista di arti decorative italiane dalla fine dell'800 al 1945. Il più grande del suo genere. E, a suo giudizio, la Littorina rientra tra le vestigia di quel periodo degne di essere conservate e mostrate.
Negli anni '60 visse a Genova, a un passo da Castello Mackenzie. Fu la vista di quella originale costruzione di Gino Coppedé ad istillargli l'interesse per la produzione decorativa italiana della prima metà del secolo.
In breve riunì una collezione di oltre 100.000 pezzi. Gran parte li portò a Miami, dove istituì la Wolfsonian. Ma l'amore per Genova gli rimase. Acquistò Castello Mackenzie e si dedicò alla creazione di una Wolfsoniana anche a Genova.
Due mesi fa il museo è stato aperto al pubblico nei pressi di Nervi. Al suo interno è confluita la parte rimanente della sua collezione, Littorina compresa...

Su Artdreamguide puoi trovare maggiori dettagli su Micky Wolfson e la Wolfsoniana.
"Si prega di non toccare le opere esposte".
Quante volte lo vediamo scritto nei musei e nelle mostre. E quante volte ci piacerebbe che ci venisse chiesto il contrario: "Si prega di toccare"...
Proprio questo, nei primi anni '60, era scritto accanto alle opere di una grande artista milanese: Grazia Varisco.
Una di esse consisteva in una superficie scura, su cui erano disposti degli elementi lineari, calamitati al supporto. Chiunque poteva toccare. Anzi, veniva espressamente invitato a spostare gli elementi, modificandone la disposizione.
Negli stessi anni, altri artisti producevano opere che sollecitavano l'interazione del pubblico. Uno di questi era Gianni Colombo.
I suoi "ambienti" sono spazi allestiti in modo sobrio e minimale, in cui il visitatore può entrare e muoversi. La loro caratteristica principale è il fatto di avere pavimenti inclinati, pilastri obliqui, muri orientati in modo irregolare. Camminandoci, il visitatore perde l'equilibrio, rimane disorientato. Un'esperienza paradossale, che gli fa prendere nuova consapevolezza dello spazio e della propria presenza al suo interno.
Nel 1959, questi e altri personaggi dell'ambiente artistico milanese, costituirono il Gruppo T, formazione di spicco dell'arte programmata e cinetica.
In questi giorni il lavoro di Grazia Varisco e Gianni Colombo è presentato in una mostra molto interessante, alla Rotonda della Besana di Milano.

Artdreamguide ti parla della mostra e dei due artisti.
Ogni anno si svolge una miriade di concorsi rivolti a giovani artisti e grafici. Nella sezione Premi e concorsi di Artdreamguide, oltre a corsi e conferenze, puoi trovare un elenco di concorsi relativi al campo dell'arte moderna e contemporanea, della Net Art, del design e della fotografia.

In questo numero della Newsletter ti segnaliamo 2 concorsi di genere diverso tra loro.
- Il primo è il concorso di incisione "Premio Fibrenus 2006", aperto a tutti gli artisti nati dopo il 1 gennaio 1966. Ad organizzarlo sono l'Associazione Officina della Cultura, il Centro Internazionale per l'Incisione Kaus e l'Associazione Culturale Nuovi Segnali. Termine per l'iscrizione è il 25 marzo 2006.
- Il secondo è il "Premio Italian Factory", per la giovane pittura italiana, rivolto ad artisti italiani di età inferiore a 30 anni. Il concorso è organizzato da Italian Factory, che da anni si interessa alla promozione dell'arte italiana contemporanea. Il termine di iscrizione è fissato per il 15 aprile 2006.

Su Artdreamguide puoi trovare le presentazioni dei due concorsi:
- "Premio Fibrenus 2006".
- "Premio Italian Factory"
- Il 17 febbraio, a Tallinn (Estonia), è stato inaugurato il KUMU. KUMU è l'abbreviazione di "kunstimuuseum" (museo d'arte). Il museo è ospitato in un nuovissimo edificio dell'architetto finlandese Pekka Vapaavuori. La collezione, costituita da oltre 50.000 opere, è la più importante dell'Estonia e una delle maggiori di tutta l'area baltica. Scopo principale del museo è promuovere la conoscenza dell'arte contemporanea estone.

- Dopo una lunga battaglia legale, La Österreichische Galerie Belvedere di Vienna perde alcune importanti opere di Gustav Klimt. Tra queste, anche i due famosi ritratti di Adele Bloch Bauer. Durante la guerra i nazisti le confiscarono ai parenti della donna ritratta. La nuova proprietaria è Maria Altmann, loro discendente.

- 2 milioni e 928 mila dollari. È la cifra più alta mai pagata per una fotografia. Misura cm. 41x48 e raffigura un chiaro di luna tra gli alberi. A scattarla nel 1904 a Long Island fu il fotografo americano di origini lussemburghesi Edward Steichen (1879-1973).
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