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Anche la Wolfsoniana ha la sua guida

Wolfsoniana
Museo delle Arti Decorative e di Propaganda
Via Serra Gropallo 4, Genova Nervi
Tel. 010-3231329
Orari: mar-dom 10-19, lunedì chiuso

(ARCHIVIO 2006) Il 16 febbraio scorso, a due mesi dall'inaugurazione della Wolfsoniana, è stata presentata al pubblico la guida della Collezione Wolfson, edita da Skira e curata da Silvia Barisione, Matteo Fochessati e Gianni Franzone.
Il volume, oltre a essere di supporto alla visita del museo e alla conoscenza delle opere, dedica alcuni capitoli anche agli archivi, ai lavori su carta e al materiale documentario, che, per problemi di spazio, non sono esposti.

La raccolta, frutto della smania collezionistica di Mitchell Wolfson Jr, è focalizzata, caso unico in Italia, sulle arti decorative e di propaganda di un periodo storico ben definito, quello che va dal 1880 al 1945.
L'accento è posto sugli oggetti prodotti nel nostro Paese, ma non mancano esempi di derivazione europea.

Wolfson, rampollo di una ricca famiglia di Miami, è nato nel 1939. A 12 anni ha seguito i genitori in un viaggio in Europa ed è qui che ha cominciato a raccogliere i primi oggetti, le chiavi degli hotel dove soggiornava.
La sua passione per i mobili e le arti decorative risale alla fine degli anni '60, quando si trovava a Genova con l'incarico di viceconsole americano.
A interessarlo, in un primo momento, furono soprattutto gli oggetti realizzati tra le due guerre, un periodo di passaggio, che segna la nascita di un nuovo mondo caratterizzato dall'industrializzazione. In seguito, cominciò a raccogliere anche arredi e opere d'arte dell'"era fascista". Pezzi che all'epoca nessuno voleva perché troppo legati all'infelice esperienza della guerra.
Questo gli ha permesso di mettere insieme, in anticipo sui tempi e con costi abbastanza contenuti, una collezione straordinaria e piuttosto corposa. Fino ad ora, infatti, Wolfson ha raccolto più di 100.000 oggetti, che ha diviso tra il museo di Genova e quello di Miami, inaugurato nel 1995 e poi donato alla Florida International University.
Nella scelta di ogni singolo pezzo Wolfson si è fatto guidare da valutazioni estetiche, ma anche da spinte emotive. Forte era infatti il desiderio di scoprire usi e costumi di un popolo attraverso i suoi gusti e le sue espressioni artistiche. Non va dimenticato, infatti, che ogni oggetto racconta una storia, quella di chi l'ha creato e quella di chi l'ha voluto per sé.

La Wolfsoniana, è un museo curioso e intrigante, che vanta un patrimonio di oltre 20.000 pezzi, tra dipinti, sculture, disegni, mobili, vetri, ceramiche, tessuti, grafiche, manifesti pubblicitari e di propaganda, libri, riviste, giornali, strumenti tecnologici. Di questi, il pubblico può vederne soltanto 230, ma la visita è comunque affascinante.

Il percorso espositivo, che ha un andamento cronologico-tematico, è diviso in sezioni. Le principali sono quelle dedicate a Esotismo, Art Nouveau, Futurismo, Art Decó, Muralismo.
Tra i pezzi forti della collezione ci sono una stanza neoegizia di Fabio e Alberto Fabi (1890), una stanza per bambini di Antonio Rubino (1921), mobili di Bugatti, Olbrich e Cambellotti, ceramiche di Giò Ponti, sedie di Marcello Piacentini. Ampio spazio viene dedicato al periodo fascista, ricordato dai lavori di Salietti, Chini, Santagata, e alle opere del secondo futurismo, rappresentato da Thayaht e Dottori. Molti i manifesti di propaganda.
L'eclettismo di Wolfson lo spinse a collezionare anche alcuni mezzi di trasporto. Oltre a un modello della Littorina Fiat del 1938, ci sono una bicicletta Bianchi e una Vespa del 1949.

La Wolfsoniana è ospitata in un edificio scolastico costruito nel 1957 all'interno dei parchi di Nervi, vicino alla Galleria d'Arte Moderna.
I lavori di ristrutturazione e adeguamento degli spazi sono stati realizzati grazie ai contributi della Fondazione Carige e della Regione Liguria.
L'istituzione, che è entrata a far parte del Polo dei Musei e dei Parchi di Nervi, è gestita dalla Fondazione Cristoforo Colombo, che la amministra dal 1999.

Il museo è stato inaugurato con la mostra "Momenti della decorazione murale in Italia 1920-1940".