Umberto Boccioni
Attività artistica di Umberto Boccioni:
la fase pre-futurista di Boccioni (1909-1911)
Milano è al centro di un grande processo di trasformazione. Le periferie, interessate dalla comparsa di industrie, officine e fabbriche, diventano per l'artista l'emblema di una nuova era. In un autoritratto del 1908 si raffigura su uno sfondo di case in costruzione e fabbriche.
Ai nuovi insediamenti periferici dedica una serie di vedute nella luce del mattino. La tecnica è ancora divisionista, ma le tinte appaiono più aspre e le pennellate più ampie e sciolte. Capolavoro di questo ciclo è Officine a Porta Romana (1909), una specie di inno alla città che cresce.
Esprimere il senso di dinamismo che emana dalla città in crescita diviene il motivo centrale del lavoro di Boccioni.
L'artista cerca di sintetizzare questo sentimento nella sua opera più impegnativa del periodo, la grande tela La città che sale (1910). La città viene sorpresa nel suo momento di passaggio dalla civiltà del carretto a quella della macchina. La sua immagine rutilante di colori è resa attraverso una pittura ancora debritrice della scomposizione divisionista, ma protesa a cogliere soprattutto lo slancio dinamico che anima la vita urbana.