Henry Moore: vita, attività artistica, luoghi, opere, poster, libri, ecc.

Attività artistica di Henry Moore

Henry Moore è uno dei più importanti scultori del XX secolo. Le sue opere sono presenti nelle più prestigiose collezioni pubbliche e private e in numerosi spazi pubblici.
Le sue prime sculture, in pietra e legno, sono nel solco della tradizione romantica inglese, che presto abbandona per ispirarsi alle culture primitive. In particolar modo a quella messicana, che ha potuto vedere al British Museum negli anni della sua formazione artistica.
Nuovi spunti gli vengono dal viaggio in Italia del 1925, che gli consente una visione diretta dell'arte rinascimentale. Deve molto anche ai frequenti soggiorni parigini, grazie ai quali entra in contatto col cubismo sintetico e il surrealismo.

Le opere che Moore porta a termine alla fine degli anni '20 rappresentano già i temi ricorrenti della sua produzione artistica: le Reclining Figure (Figura giacente), ispirate alle statue tolteche, e la madre col bambino.
Verso il 1935, Moore comincia a rendere più fluide le forme, si ispira ai ritmi e agli elementi naturali. Realizza sculture biomorfe, che oscillano tra surrealismo e astrattismo.
Le prime sculture sul tema delle Reclining Figure (Figura giacente) si caratterizzano per una crescente vitalità, acquisita grazie alla semplificazione formale. Accanto ad esse si pongono le "figure con corde", frutto di rigorosi calcoli geometrici.
Vicino a Brancusi, Epstein e Arp nella ricerca delle forme primigenie, Moore è in contatto con artisti come Nicholson e Gabo, che fanno parte del gruppo Abstraction-Création. E la sua posizione estetica è tutt'altro che netta. Nel 1936 partecipa alla grande esposizione surrealista londinese; due anni dopo, alla mostra internazionale di arte astratta ad Amsterdam.
Negli anni seguenti, Moore comincia a scavare la materia, a mettere in evidenza cavità e volumi, a separare i corpi. È questa la fase matura della sua ricerca, tesa a evidenziare la complementarietà tra spazio e forma, vuoto e pieno. Le immagini nascono direttamente dalla materia, che perde la sua individualità per diventare simbolo della vita e assumere contenuti universali.

Stranamente non sono le sculture a far conoscere Moore al pubblico, ma una serie di disegni realizzati durante la guerra nei rifugi antiaerei londinesi. Lavori di grande forza espressiva e intensa drammaticità, che mostrano un'umanità sofferente, ma ancora capace di lottare.
Dopo questa prova, anche le sue sculture cominciano a ricevere consensi e, grazie al British Council, vengono promosse in tutto il mondo. Henry Moore diventa, con Marino Marini, lo scultore più rappresentativo del dopoguerra.
Negli anni successivi, ritorna sul tema della maternità e della famiglia e ripropone le "figure giacenti" nella duplice veste astratta e figurativa. Riceve anche numerose commissioni per monumenti pubblici, che realizza in bronzo su scala monumentale. Per rispondere alla crescente domanda del mercato prende con sé degli assistenti. Alcuni, come Anthony Caro e Phillip King, diventeranno artisti affermati. Sono gli anni dei premi, delle onorificenze e delle grandi mostre.
A partire dal 1959 le figure di Moore vengono sottoposte a un ulteriore processo di deformazione. Spezzate in più parti, restano "unite" grazie a un equilibrato rapporto tra spazio e forme.
La forza umana e spirituale di Moore è proprio questa: aver recuperato l'originaria integrità dell'uomo e del mondo affermando la complementarietà tra vuoto e pieno, materiale e immateriale.
Conosciuto soprattutto per le sue sculture, deve essere ricordato anche per i disegni sui minatori, le incisioni e gli scritti sull'arte (Henry Moore on sculpture, 1966).


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