Mostre di arte moderna e contemporanea

Venezia '900. Da Boccioni a Vedova

27 ottobre 2006 - 1 maggio 2007

Casa dei Carraresi
Via Palestro 33/35, Treviso
Tel. 0422-513150
Orari: mar-mer-gio-dom 9-20, ven-sab 9-21, lunedì chiuso. Chiuso 24-25-31 dicembre e 1 gennaio, 8 e 9 aprile

Se Marinetti, Russolo e Carrà, nel 1910, lanciano il loro manifesto Contro Venezia passatista, molti sono invece gli artisti che, nel XX secolo, scelgono di vivere e lavorare in Laguna, attratti dal fascino di questa città e dal suo respiro cosmopolita. La scena artistica veneziana del '900, infatti, è molto vivace, anche se non si identifica strettamente con quella della Biennale, che, a partire dal 1895, si limita a proporre al pubblico movimenti e artisti già affermati in ambito europeo e, in seguito, internazionale.
Accanto a questa istituzione, prosperano, infatti, molte altre realtà, come la Collezione Guggenheim e, prima ancora, Ca' Pesaro, dove, sotto la guida di Nino Barbantini, si tengono mostre di grande interesse.
Tra il 1908 e il 1920, nelle sue sale, espongono, infatti, alcuni tra i personaggi più promettenti e innovativi del panorama artistico italiano dell'epoca.

La rassegna, che Giuseppe Pavanello e Nico Stringa hanno curato per la Casa dei Carraresi, prende in considerazione 50 anni di storia veneziana e cerca di offrire un resoconto il più possibile esaustivo delle vicende che hanno trasformato la Serenissima in un centro fondamentale per lo sviluppo dell'arte contemporanea.
Il percorso espositivo si apre con un omaggio a Boccioni, che, nel 1910, ha tenuto la prima personale proprio a Ca' Pesaro, trampolino di lancio di molti veneziani, di nascita o d'adozione, come Gino Rossi, Vittorio Zecchin, Arturo Martini, Teodoro Wolf-Ferrari e Felice Casorati, già visto alla Biennale del 1907.
Tra coloro che hanno scelto di vivere a Venezia, figurano anche Modigliani, che, grazie alla Biennale, ha scoperto l'arte francese, e De Pisis, che è stato qui negli anni '20 e poi negli anni '40, uno dei periodi più belli e sereni della sua esistenza, testimoniato da paesaggi e ritratti.

Il primo dopoguerra, segnato dal "Ritorno all'Ordine", che fa seguaci in tutta Europa, porta in Laguna il Realismo Magico, rappresentato in mostra da pittori come Ubaldi Oppi, Cagnaccio di San Pietro, Guido Cadorin ecc. Non è da meno la seconda guerra mondiale, che apre la strada a nuovi linguaggi. I protagonisti di questa stagione creativa, contrassegnata dalla nascita del Fronte Nuovo delle Arti e dello Spazialismo sono Birolli, Santomaso, Vedova e De Luigi, uno dei primi artisti veneti a imboccare la strada dell'astrattismo.
Un altro effetto dirompente di cui la Biennale è costretta a prendere atto è lo spostamento del baricentro dell'arte da Parigi a New York.
Complice Peggy Guggenheim, che, nel 1948, presenta la sua collezione al Padiglione greco, l'arte americana arriva a Venezia e Pollock comincia a far conoscere i suoi lavori anche in Europa.

Reso il doveroso omaggio agli artisti stranieri o di rilievo internazionale che la Biennale ha portato in questa città, come Oskar Kokoschka, presente alla manifestazione del 1922, o Georges Braque, Gran Premio per la Pittura nel 1948, la mostra si conclude col ricordo di due grandissimi maestri italiani, entrambi scomparsi: Emilio Vedova, uno dei principali esponenti dell'Informale europeo, Premio per la Pittura alla Biennale del 1960, e Arturo Martini, uno dei più innovativi scultori italiani, che, tra il 1942 e il 1945, ha insegnato in questa città.

Sezioni a sé stanti sono quelle dedicate al ritratto e alle vedute di Venezia, dove si ritrovano alcuni artisti già visti in altre sale: Filippo de Pisis, Pio Semeghini, Cagnaccio di San Pietro, Guido Cadorin, Emilio Vedova, Renato Birolli, Asger Jorn, Carlo Carrà ecc.

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