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| Introduzione
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| Ai giorni nostri organizzare una mostra è molto complicato e costoso.
Ecco una lista sommaria delle cose da fare: scelta delle opere, contatti con i vari prestatori, pagamento dei diritti, redazione del catalogo, organizzazione del trasporto, costi di assicurazione, promozione dell'evento, ufficio stampa, allestimento, gestione della biglietteria e delle visite, sorveglianza, bookshop, ecc.
Naturalmente, l'impegno si moltiplica quando aumenta l'importanza delle opere in gioco. E con l'aria che tira, se non si aggiunge qualcosa di grande richiamo, la mostra rischia di trovarsi con pochi visitatori...
A settembre alcuni assessorati alla cultura tirano un bilancio delle mostre estive. Capita, allora, che "Picasso" a Como abbia registrato un buon flusso di visitatori, ma a fronte di un passivo notevole. Situazione un po' simile in Valle d'Aosta, dove le varie mostre sarebbero in passivo, ma sarebbero servite da volano nei confronti del turismo in valle.
Insomma! Viene da pensare che facciano bene quelle istituzioni che ospitano mostre, costituite da opere tutte provenienti da un unico museo. Meno sforzi organizzativi, meno costi, risultato quasi assicurato.
Sta di fatto che in questo momento ce ne siano almeno tre di rilievo: a Martigny (i quadri del Museo Pushkin di Mosca), a Villa Manin (le opere del Museo Ludwig di Colonia), a Rovereto (i quadri della Phillips Collection di Washington).
Che sia il "de profundis" delle mostre "pensate", complesse?
Chi lo sa... Ma forse, prima di trarre conclusioni affrettate, gli amministratori pubblici farebbero bene a riflettere. Ad esempio, potrebbero chiedersi se per ottenere risultati buoni e duraturi non sarebbe meglio puntare sulla costanza e la programmazione, invece di affidarsi all'estemporaneità e all'improvvisazione!
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| La mostra: "Big Bang", a Parigi
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| Una visione storicistica dell'arte vede nei grandi artisti francesi dell'800 i precursori dell'arte moderna. È un fatto, però, che per lungo tempo i collezionisti dell'Impressionismo non abbiano visto di buon grado l'arte di Picasso, Braque, Kandinsky, ecc.
Ai loro occhi i paesaggi a macchie di Monet e Pissarro, le morbide figure femminili di Renoir, le severe nature morte di Cézanne e le sinuose composizioni tahitiane di Gauguin, per quanto distanti dall'esattezza della pittura accademica, conservavano ancora una certa aderenza alla realtà oggettiva. Quell'aderenza che, invece, mancava nell'arte del '900.
Cosa c'entrava la realtà oggettiva con le figure deformate delle Demoiselles d'Avignon, le forme meccaniche di Léger, le sagome aspre e grottesche degli espressionisti, i colli lunghi di Modigliani? Per non parlare di altre diavolerie, tipo garbugli colorati senza forma, ruote di bicletta, orinatoi, orologi molli...
È come se, alla faccia dei loro coraggiosi precursori, gli artisti del nuovo secolo avessero voluto rompere con il passato e fare da sé.
Cosa avevano in comune di tanto sovversivo?
Semplicemente l'esigenza di tradurre in immagini nuovi modi di concepire la realtà.
I curatori del Centre Pompidou di Parigi hanno provato a raccontare questa storia attraverso una grande mostra. Parlano di un "Big Bang", una gigantesca esplosione da cui tutto è partito.
Attingendo alle enormi collezioni nazionali francesi, hanno riunito una ricca selezione di opere di pittura, scultura, fotografia, cinema, video, architettura, design, letteratura.
In Artdreamguide puoi trovare la presentazione della mostra.
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| Il museo: il Centre Georges Pompidou di Parigi
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| Le collezioni dei musei di arte moderna si formano in tre modi.
Il primo è l'acquisto di opere. Ma in genere non è il principale.
Ben più importante è il secondo: le donazioni di opere da parte di collezionisti privati.
Poi c'è il terzo: la donazione o deposito di nuclei consistenti di opere da parte degli artisti stessi, o di loro discendenti.
Questa terza modalità vale, ad esempio, per i musei dedicati a un singolo artista: Museo Morandi, Museo Picasso, ecc. Ma vale anche per uno dei più importanti musei del mondo: il Musée national d'Art moderne (MNAM) di Parigi.
Parigi è stata il centro più vitale dell'arte moderna. Innumerevoli artisti vi hanno dimorato e lavorato. E alla fine molti tra loro, o i rispettivi eredi, hanno lasciato parte delle loro opere allo Stato francese. È il caso di Matisse, Picasso, Léger, Brancusi, Chagall, Kandinsky, e di tanti altri. Grazie a questi lasciti oggi il Musée national d'Art moderne testimonia in modo spettacolare questo glorioso passato.
Ma il museo non si limita a questo. Si occupa anche di fotografia, video, architettura, design, ecc. Così, nel gigantesco complesso del Centre Pompidou, risultano riuniti tutti i settori della produzione internazionale nel campo delle arti visive dall'inizio del '900 a oggi.
In Artdreamguide trovi una presentazione del MNAM - Centre Georges Pompidou di Parigi.
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| La mostra: "Da Goya a Manet, da Van Gogh a Picasso", a Rovereto
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| Uno dei musei più antichi d'America è la Phillips Collection di Washington.
Il suo nome deriva da quello del suo leggendario fondatore, nonché nume tutelare: Duncan Phillips.
Un ricco collezionista americano come tanti altri?
Non proprio... Quando, nel 1918, Phillips iniziò a comprare opere d'arte, non agiva unicamente sotto l'impulso della passione. Aveva in mente un progetto. Intendeva costituire un'istituzione culturale a beneficio della comunità cittadina.
Il museo aprì al pubblico già nel 1921, ma continuò ad ampliarsi. Alla morte di Phillips, nel 1966, contava quasi 2,500 oggetti.
Oggi la Phillips Collection è un santuario dell'Impressionismo e dell'arte moderna. Straordinari capolavori di Manet, Renoir, Cézanne, van Gogh, Bonnard, Picasso, Braque, Kandinsky, Klee, Marc, si affiancano a opere di Goya, El Greco e di grandi dell'arte americana recente (Rothko, de Kooning, Gorky).
Grazie alla temporanea chiusura del museo per lavori, una mostra itinerante di opere della Phillips sta per toccare il MART di Rovereto.
In Artdreamguide puoi trovare i dettagli sulla mostra.
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| I grandi collezionisti d'arte americani
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| La smania di collezionare arte antica dei magnati americani dell'800 ha gettato le basi di grandi musei enciclopedici. Ma gli americani devono arrendersi. Le dimensioni e il fascino di colossi come il Louvre, l'Ermitage o il Prado, non sono eguagliabili.
Fu verso la fine dell'800 e l'inizio del '900 che in America irruppero sulla scena i primi collezionisti di Impressionismo e arte moderna. Pazzi scatenati, che cominciarono a fare incetta in Europa di opere di artisti poco apprezzati, o addirittura negletti.
"Nemo propheta in patria", si dice...
In effetti, nell'800 gli impressionisti erano bistrattati in casa. Ma i quadri con i "covoni di fieno" o le "ninfee" di Monet si vendevano bene a New York, Philadelphia e Chicago.
Nel primo '900, Matisse, Picasso e Braque facevano la fame a Montparnasse. Ma dopo che Leo e Gertrude Stein li fecero conoscere ai loro connazionali, le loro opere presero ad attraversare l'oceano a tonnellate. E così toccò a Léger, Duchamp, Kandinsky, Mondrian, Chagall, de Chirico, Ernst.
Duncan Phillips era uno di questi fanatici. E chi erano gli altri?
Su Artdreamguide puoi trovare una presentazione dei grandi collezionisti americani.
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| La mostra: "XXIV Biennale di Scultura" a Gubbio
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| Se il momento "clou" delle vacanze estive è terminato, la voglia di svago rimane. Proprio adesso sorge la voglia di scappare dalle città nei fine settimana.
Trascorrere la giornata in un luogo suggestivo. Mangiare qualcosa di buono. E se capita, visitare una mostra di opere d'arte all'aperto.
In passato, di luoghi come questi ne abbiamo segnalati parecchi. Borghi storici, sedi di fondazioni, di parchi di scultura all'aperto, di mostre.
Uno dei borghi antichi più illustri d'Italia è Gubbio.
Chi non lo conosce? Tutti ne hanno sentito parlare. Tutti lo hanno visto. Se non dal vivo, perlomeno attraverso il "Don Matteo" televisivo...
Gubbio è uno dei centri più isolati dell'Umbria. Arroccato sul fianco di un colle, è un concentrato di antiche case, chiese e torri svettanti. Andare a Gubbio significa tuffarsi nel medioevo.
Tra il 1956 e il 1996 Gubbio è stata sede della Biennale di Scultura. Dopo un'interruzione di quasi un decennio, ha ripreso quest'anno, con l'intenzione di dare vita anche a un grande parco di scultura all'aperto.
Per saperne di più, visita la pagina di Artdreamguide sulla Biennale di scultura.
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| Un Euro per restaurare un'opera d'arte
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| Quando si gira per l'Italia capita continuamente di imbattersi in cose belle, bisognose di cure e restauri. Un palazzo, una chiesa, un castello, una fontana, un tratto di cinta muraria, un giardino, una strada d'epoca, un quadro, un reperto di archeologia industriale...
Purtroppo, le risorse finanziarie per il restauro di beni culturali non bastano mai. Anzi! Esigenze di bilancio nazionale fanno sì che tendano a ridursi.
In questo contesto si inserisce l'intervento di sponsor privati. Ma non solo. Da qualche tempo, infatti, si stanno facendo strada iniziative volte a coinvolgere i normali cittadini nel restauro e nella salvaguardia di beni di rilevanza artistica o culturale.
L'anno scorso la Fondazione CittàItalia, la RAI e altri partner pubblici e privati avviarono un nuovo progetto in favore dell'arte, le "Giornate di raccolta fondi a favore dei beni culturali". Due giornate dedicate alla raccolta di fondi tra i cittadini per destinarli al restauro di opere nelle proprie città.
L'iniziativa ha funzionato. Hanno deciso, quindi, di riproporla anche quest'anno, estendendo il periodo a otto giorni: dal 24 settembre al 2 ottobre 2005.
Per maggiori informazioni, visita la pagina di Artdreamguide che si occupa dell'iniziativa.
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| Il sito Web: "Graphola"
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| Con il termine "arte digitale" si intende ogni tipo di immagine artistica generata al computer.
Ai nostri giorni l'arte digitale si dibatte in una situazione un po' paradossale. Da un lato, gode di una vitalità e di una diffusione straordinaria. Dall'altro, fatica ad essere accettata dal mondo dell'arte contemporanea "classica".
Gli austeri "Soloni" dell'arte contemporanea non ne digeriscono l'immaterialità e la semplicità di realizzazione. Nutrono avversione nei confronti del computer. Non si arrendono all'idea che la creatività artistica possa manifestarsi anche attraverso canali alternativi.
Però rimane un fatto. Guardandoli con una mentalità libera da pregiudizi, molti lavori di arte digitale risultano più stimolanti di tanti prodotti dell'arte cosiddetta "alta".
D'accordo! Non è tutta arte di buona qualità. Infatti, molte opere di arte digitale non sono che semplici immagini belle, che però non trasmettono stimoli intellettuali.
Ma che dire, allora, di tanti quadri, sculture, installazioni, o video che si trovano nella stessa situazione?
C'è un bellissimo sito italiano che si propone di promuovere l'arte digitale e di far conoscere gli artisti digitali. Si chiama "Graphola" e la sua redazione è nelle Marche.
Al suo interno si possono consultare gallerie di opere digitali, profili di artisti, articoli sull'arte digitale e interviste.
Per conoscere meglio l'arte digitale, visita il sito di Graphola.
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| Net Art: Babel, di Simon Biggs
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| Tanti esaltano il potere di Internet nel diffondere la cultura.
Con i suoi miliardi di siti, Internet sembrerebbe permettere a tutti di sapere tutto. E questo grazie anche alla capacità dei motori di ricerca di scandagliarne i meandri più nascosti e catalogarne i contenuti, al servizio degli utenti e dei loro bisogni.
Ma è proprio tutto vero?
Probabilmente sì, ma solo in teoria. Infatti, avere a portata di click tutto il sapere contenuto nella rete non significa poterlo gestire materialmente.
Internet, sotto questo profilo, ricorda tanto la Biblioteca di Babele di Jorge Luis Borges. Una biblioteca che contiene tutto! Ogni singolo essere potrebbe consultarla all'infinito. E anche così riuscirebbe a cogliere solo una minima parte del sapere contenuto. Da qui il senso di incertezza e insicurezza che suscita.
Simon Biggs è un artista australiano. Da sempre si occupa di studiare la tematica dell'identità e quella della realtà intesa come costrutto sociale.
Nel 2001 ha realizzato Babel, un progetto di Net Art in 3D, che approfondisce la struttura del sapere in Internet.
Caratteristiche di Internet sono la sua immaterialità, infinitezza, interdisciplinarietà, eterogeneità di linguaggi e punti di vista, mescolanza di argomenti.
Nel suo progetto l'artista visualizza Internet come una biblioteca virtuale. Immagina, quindi, di catalogarne il contenuto applicando il sistema decimale di Dewey, usato nelle biblioteche reali. Sono i gruppi di 6 cifre separati da un punto, che si muovono allo spostamento del mouse.
Se nelle biblioteche vere a ognuna di queste cifre corrisponde un libro, nella biblioteca di Biggs, a ognuno di essi corrisponde un sito. Ma a differenza dei libri, i siti sono ancora più infiniti ed eterogenei. E per di più, sono immateriali e cambiano di continuo. Alla faccia della certezza del sapere e del senso di onnipotenza che Internet dovrebbe suscitare...
Se hai Shockwave nel tuo computer, visita Babel, di Simon Biggs
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| Notizie in breve
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| - Il 20 settembre prossimo aprirà a Pechino la II edizione della Biennale Internazionale d'arte. Al suo interno verrà dato ampio spazio agli artisti contemporanei italiani, molto apprezzati in Cina. Di questo se ne sono accorte alcune note gallerie d'arte italiane, che si sono affrettate ad aprire succursali in città.
- I 10 finalisti del Premio Cairo 2005 sono: Michelangelo Galliani, Stefania Ricci, Carlo Pasini, Giuseppe Armenia, Gabriele Arruzzo, Valentina D'Amaro, Manuel Ehrenfeld, Laboratorio Saccardi, Luca Piovaccari, Alberto Zamboni. Ognuno di loro presenterà due opere in occasione di una mostra, aperta dal 12 al 23 ottobre 2005 al Palazzo della Permanente di Milano. Nel giorno dell'inaugurazione sarà proclamato il vincitore, scelto da un'apposita commissione.
- Dopo l'acquisto di Palazzo Grassi, il miliardario francese François Pinault sta pensando di affiancare il Comune di Venezia nel restauro di Punta della Dogana. L'edificio sarà destinato a ospitare un grande museo aperto al pubblico. Al suo interno verrebbe ospitata la collezione di arte contemporanea di Pinault. I lavori di recupero degli spazi sono stati affidati all'architetto giapponese Tadao Ando.
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| Note
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Newsletter del 6 settembre 2005
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