Italia
Introduzione sull'Italia:
centri artistici in Italia
Mostra personale di Anselm Kiefer (1999) presso la Galleria Comunale d'Arte Moderna, Bologna
Riguardo al "sistema dell'arte" in Italia, un dato emerge su tutti: la polverizzazione e regionalizzazione della vita artistica italiana. Il fenomeno era già evidente molto prima dell'800.
Le ragioni principali sono:
- la presenza su tutto il territorio degli artisti
- la diffusione nazionale della committenza e del pubblico.
All'inizio dell'800 sono decadute le grandi città d'arte (Roma e Venezia). Parallelamente ha avuto luogo la progressiva trasformazione della committenza, soppiantata da un "mercato dell'arte" nel senso più autentico del termine. La mancanza di un vero e proprio baricentro della vita economica, politica e culturale in Italia ha così finito per tradursi nella mancanza di un "centro" dell'arte, in favore di un mosaico di realtà locali e regionali.
Questa situazione si è in parte tramandata fino ai giorni nostri.
Analizzando la mappa dei centri di produzione artistica in Italia sorprende il constatare come in ogni angolo del territorio, da Aosta, nell'estremo Nord, giù giù fino a Lecce e Marsala, esistano gruppi di giovani artisti che lavorano, sperimentano, tentano nuove strade della comunicazione artistico-visiva. Se poi è vero che l'indice più attendibile per valutare l'interesse nei confronti dell'arte sia rappresentato dalla distribuzione delle gallerie private, un'analisi dettagliata dell'argomento, svolta dalla Fondazione Agnelli sul finire degli anni '80, nel caso dell'Italia ha mostrato una diffusione delle gallerie sul territorio molto più uniforme di quella che si può osservare in altre grandi nazioni europee, come la Francia e la Gran Bretagna. Un fatto che accomuna la penisola alla Germania.
Ciò non toglie che anche in Italia sia venuta determinandosi una concentrazione in alcune grandi città. Nell'ordine: Milano, Roma, Torino, Bologna e Napoli), con una netta prevalenza al Centro-Nord.
La crisi che ha investito il mondo dell'arte all'inizio degli anni '90, non ha influito particolarmente sul modo di porsi dei giovani aspiranti artisti nei confronti del loro futuro. Le accademie sono intasate e subbissate di richieste. Ciò ha favorito la proliferazione di scuole d'arte private, più o meno sovvenzionate, in molti casi collegate a discipline applicate, come il design e la pubblicità.
Ben diverso il discorso relativamente al sistema delle gallerie e degli spazi espositivi privati, dove si è assistito a un consistente rimaneggiamento, che ha finito per privilegiare due centri: Bologna e Milano.
Personale di Joan Muñoz (1998), Centro d'Arte Contemporanea Spazio Umano, Milano
Ben posizionata, Bologna, vive di un proprio mercato locale che dà perfettamente da vivere ad una quindicina di ottime gallerie (Marescalchi, Forni, G7, Spazia, ecc.).
Ma aldilà di questi spazi, la sua particolare importanza a livello nazionale deriva da Arte Fiera. L'annuale fiera dell'arte alla fine di Gennaio raccoglie oltre 200 gallerie, in massima parte italiane, e che ha visto un costante graduale miglioramento. Un appuntamento che, oltre a convogliare decine di migliaia di visitatori, ha un grande valore in quanto verifica delle condizioni del mercato.
Se una volta all'anno per 4-5 gg Bologna diventa la capitale del mercato, Milano lo è per i rimanenti 360.
Qui sono sorte e operano molte delle maggiori gallerie italiane sia nel campo del moderno-classico che del contemporaneo, e qui hanno finito per aprire proprie filiali alcune grandi gallerie di altre città italiane (Tornabuoni, Forni, Sperone, Stein, ecc.) e persino gallerie straniere (Karsten Greve, Rubin).
Negli anni più bui della crisi la consistenza dal punto di vista economico della vasta area metropolitana ha garantito comunque una certa circolazione di denaro nel mondo dell'arte, che ha consentito alle principali attività relative alla circolazione dell'arte stessa di sopravvivere. Ciò ha causato in ultima analisi la concentrazione di queste attività: oltre alle gallerie, le case d'asta e altri generi di iniziative commerciali nel campo dell'arte moderna (come ad es. le aste televisive), le case editrici e le pubblicazioni specializzate, agenzie di pubbliche relazioni e uffici stampa, e via dicendo.
La situazione romana appare più critica.
Alla chiusura di un numero consistente di gallerie non ha fatto da contrappeso l'apertura di nuove realtà in misura significativa. Indizio, secondo alcuni, di un ipotetico perverso rapporto tra potere politico e mondo delle gallerie d'arte, per cui la crisi del primo avrebbe coinvolto anche il secondo.
Di fatto, al Centro-Sud oggi come oggi l'attenzione è puntata soprattutto sulle gallerie napoletane, senz'altro più dinamiche e fresche, grazie anche all'effervescenza dell'ambiente artistico locale.