Italia
Foto di gruppo per i protagonisti della transavanguardia, Essen 1980
Giotto, Masaccio, Donatello, Piero della Francesca, Mantegna, Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Tiziano, Caravaggio e Tiepolo: 11 giocatori, affiancati in panchina da un'infinità di "riserve" di primissimo piano. Una squadra capace di sbaragliare qualsiasi altro contendente, al punto da finire per battere anche se stessa.
Alcuni studiosi italiani sostengono che l'arte in Italia sia finita con Tiepolo. Come a dire che tutti coloro che nel primo '900 si sono battuti in favore di una propria visione del mondo (Boccioni, de Chirico, Modigliani, Severini, Sironi), e coloro che nel dopoguerra hanno sperimentato nuovi materiali e linguaggi (Burri, Fontana, Manzoni) dal punto di vista storico non siano mai esistiti, o comunque non abbiano contato granché.
Pensando ai giganti dell'arte italiana dal XIIIº al XVIIIº secolo, in effetti è doveroso ammettere che i loro successori abbiano abdicato in favore dei cugini transalpini. Analoga considerazione può essere espressa in rapporto all'importanza dei centri artistici, tema dominato dal graduale tramonto di quelle che per secoli sono state le capitali europee della produzione e circolazione dell'arte: Firenze prima, Roma e Venezia a seguire, soppiantate già prima dell'800 da Parigi, e dal secondo dopoguerra in avanti da New York.