Mostre di arte moderna e contemporanea

Maurizio Cattelan. Contro le ideologie

24 settembre - 24 ottobre 2010

Palazzo Reale
Sala delle Cariatidi
Piazza Duomo 12, Milano
Tel. 02-804062
Orari: lun-ven 17-22:30, sab 9:30-22:30, dom 9:30-19:30

Maurizio Cattelan, "L.O.V.E.", Piazza Affari, Milano

Maurizio Cattelan, L.O.V.E., Piazza Affari, Milano

Quella su Cattelan, che è uno degli artisti italiani più noti e apprezzati a livello internazionale, doveva essere una delle mostre più importanti della nuova stagione di Palazzo Reale, ma le polemiche, che per tutta l'estate hanno infierito su di essa, l'hanno "ridotta all'osso" visto che tempi e opere sono stati ridimensionati per far contenta la giunta (che non gradiva la mostra), il mondo della finanza (che non voleva l'opera col dito medio alzato in Piazza Affari, e non si capisce perché visto che la Borsa non si trova più qui da tempo), la Curia (perplessa per la scultura dedicata a Papa Wojtyla) e pure la comunità ebraica, che ha trovato inopportuna l'immagine scelta per la campagna promozionale. Sui manifesti, che non sono mai stati usati, campeggiava, infatti, una delle opere più famose dell'artista, Him, un Hitler bambino che chiede perdono. Un lavoro scioccante, che secondo alcuni avrebbe potuto essere malinterpretato, ma che in realtà apre il cuore alla speranza, e che, anche se non era presente in mostra, avrebbe comunque potuto ricollegarsi al fatto che i proventi dell'esposizione sarebbero serviti per la realizzazione del Memoriale della Shoah in Stazione Centrale.

Dopo tante parole e tanti scritti, tante polemiche e tanti ripensamenti, la mostra è stata inaugurata e la cosa più sorprendente è che adesso gli animi si sono calmati e nessuno ha più niente da obbiettare. Forse perché si è già detto troppo, forse perché non c'era nulla di cui sdegnarsi. Le tre opere (La Nona Ora, 1999; Drummer Boy, 2003; Untitled, 2007), che Cattelan ha portato a Palazzo Reale, infatti, non sono affatto scandalose o irriverenti, ma possiedono invece una grande forza. Quella di farci discutere e riflettere sul nostro tempo, sui nostri dolori e sulle nostre paure.
Le interpretazioni possono essere le più varie e molte sono state anticipate dai giornali, che hanno parlato di intento polemico e provocatorio nei confronti della Chiesa, accusata di pedofilia, dal curatore, che ha parlato di sacra, e dissacrata, famiglia contemporanea, dallo stesso artista, che ha ricordato i suoi problemi con i genitori.
Il bello è che ognuno può dire la sua e che qualche volta anche l'artista cambia la sua opinione se trova il commento più giusto o pertinente di quello che aveva pensato lui stesso. È capitato, infatti, già altre volte che Cattelan adattasse il soggetto di un'opera al contesto e, di conseguenza, ne modificasse titolo e interpretazione. Così è successo, per esempio, proprio col nuovo allestimento della Sala delle Cariatidi, che ha dato il via all'idea di una famiglia sui generis, composta da un padre (il papa), un figlio (il tamburino), una madre (la donna crocefissa), soggetti di quello che Fancesco Bonami chiama "il Vangelo secondo Maurizio" in cui il padre crolla sotto le proprie responsabilità, la madre si vergogna del figlio, il figlio suona la riscossa dell'umanità. Un'idea che non ci convince molto, visto che troviamo più significative le opere prese singolarmente, ma che va comunque considerata visto che è quella inserita in cartella stampa.

Molte anche le interpretazioni che hanno accompagnato il progetto di una delle opere più discusse dell'intervento milanese di Cattelan, che, anche in questo caso, ha rivisto spesso il significato e il titolo del lavoro. Parliamo, ovviamente di Omnia Munda Mundis, che oggi ha preso il nome di L.O.V.E. e che tutti ormai conoscono come "Il Dito", la scultura monumentale che da qualche giorno si può vedere in Piazza Affari, in quella che è diventata una delle piazze più frequentate di Milano. Il dito, che aveva suscitato in Comune tanti timori per la sua posizione provocatoria, pare, infatti, che piaccia molto ai cittadini, tanto che si è pensato di lasciarlo lì almeno fino alla fine della mostra a Palazzo Reale. Una decisione che, per una volta, trova concorde anche il sindaco, Letizia Moratti, che finora non era parsa per nulla contenta della sua realizzazione. Del resto, come ha detto anche il curatore della rassegna, Francesco Bonami, quella scultura si è innestata così bene all'interno della piazza che sembra essere lì da sempre. E forse lo sarà in futuro, dato che qualcuno ha già avanzato l'ipotesi di una sua permanenza in loco.
A suscitare consensi tra la gente, è soprattutto una delle interpretazioni del monumento, che sembra voler mandare "a quel paese" (per essere gentili) il mondo della finanza, che ha provocato tanti spaventi e molti danni agli investitori. Un'idea che probabilmente albergava anche nell'animo di Cattelan quando ha pensato a questa scultura e che si è persa per strada via via che fioccavano le polemiche. Ora, infatti, quest'opera, che per alcuni evocava addirittura il saluto nazista, si chiama L.O.V.E. e dovrebbe significare amore, odio, vendetta, eternità. Una giustificazione un po' fiacca, alla quale preferiamo sicuramente quella popolare. Magari un po' troppo diretta, ma sicuramente più sanguigna, più viva, più vera.

Maurizio Cattelan, "L.O.V.E.", Piazza Affari, Milano

Maurizio Cattelan, L.O.V.E., Piazza Affari, Milano

Per trovare altri interventi artistici che hanno fatto gridare alla scandalo critici, politici e cittadini milanesi, non bisogna andare lontano. Basti pensare a "Vade retro", la mostra che è costata il posto di Assessore alla Cultura a Vittorio Sgarbi per l'argomento trattato e non per la sua bruttezza, e un lavoro dello stesso Cattelan, che, nel 2004, ha fatto molto discutere appendendo a un albero di Piazza XXIV Maggio tre fantocci con le sembianze di bambini. Due precedenti che, a differenza di questi, non ci hanno convinto, ma che non fanno altro che confermare un fatto: una provocazione ha senso soltanto se non è fine a se stessa.

Per conoscere le altre opere di Cattelan e capire il senso del suo lavoro, si può vedere la sala che Palazzo Reale ha dedicato a I tre Qattelan, il libro realizzato dall'artista e da Francesco Bonami. In esso sono riportati, infatti, i suoi interventi più importanti, alcuni riusciti, altri meno, alcuni davvero indimenticabili, come il gallerista Massimo De Carlo appeso al muro con lo scotch, la Zeta di Zorro stile Fontana e La Nona Ora, un'opera intensa, emozionante, che non può certo lasciare indifferenti ed è il pezzo forte di questa mostra. In essa, infatti, Papa Wojtyla, colpito da un meteorite, che simboleggia il male, il dolore, la sofferenza del mondo, sta per cadere, ma si aggrappa al bastone col crocefisso in cerca di aiuto e conforto donando a tutti un segno di speranza.

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